Cultura

La Renault dona fabbrica a musulmani per pregare

Lo stabilimento, chiuso dal 1992 ma ancora di proprietà della casa automobilistica, verrà ceduto a una somma simbolica

di Gabriella Meroni

Uno degli stabilimenti della Renault di Boulogne-Billancourt, chiusa dal 1992, diventerà una sala di preghiera musulmana. La Renault ha deciso di cederla per una somma simbolica ai diecimila fedeli della comunità islamica locale, molti dei quali sono ex operai del costruttore automobilistico. Finora, i musulmani di Boulogne-Billancourt, alla periferia di Parigi, avevano a disposizione solo un locale vetusto nel sottosuolo di un edificio popolare. Ogni venerdì soltanto 600 fedeli riescono a trovarvi posto, e centinaia di ritardatari sono costretti a stendere il loro tappeto per la preghiera sul marciapiede. Una situazione insostenibile, alla quale Renault ha deciso di porre fine, in omaggio alle migliaia di operai maghrebini che dal 1945 hanno lavorato nella fabbrica. Abdesslem Mabrouk, presidente dell’associazione islamica locale, ed ex operaio specializzato, considera l’installazione di una sala di preghiera nell’atelier Renault come ”un giusto riconoscimento degli sforzi compiuti da algerini, tunisini e marocchini per contribuire alla prosperità dell’impresa nazionale”. L’atelier C8, di mille metri, sfuggirà dunque ai bulldozer che sono già al lavoro per trasformare i 40 ettari di terreno Renault, compresa l’isola Seguin, in un quartiere alla moda, con teatro e fondazione d’arte contemporanea. Ora la comunità musulmana si sta attivando per trovare il denaro necessario – il cui ammontare rimane un segreto per ora – all’acquisto dell’edificio di mattoni e acciaio, dove troveranno posto due sale di preghiera, una per le donne, una per gli uomini, e aule per corsi di arabo letterario.


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