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La religione non ci divide, lamore ci tiene uniti
L'editoriale di Ali Hassoun.
di Redazione
Una sera di primavera a Milano incontrai Paola. Mi stavo improvvisando dj scegliendo alcuni cd di musica mediorientale quando vidi arrivare una ragazza dall?aria famigliare che mi parlò in arabo classico chiedendomi dei gruppi musicali. Le chiesi: «Sei algerina?», lei mi rispose: «Sono calabrese». A fine serata mi sono fatto coraggio chiedendole il suo numero di telefono. Io, che di solito ho una memoria debole, il giorno seguente l?ho chiamata ricordando a memoria il suo numero. Da quel giorno non ci siamo più lasciati.
L?anno dopo siamo andati insieme in Libano dove ci siamo sposati secondo la tradizione musulmana sciita. All?arrivo a Beirut in aeroporto c?erano i miei famigliari ad attenderci. Paola è piaciuta subito a mia madre che mi ha detto: «Come l?ho vista ho capito che era la donna giusta per te». Paola è riuscita subito ad entrare nel cuore della mia famiglia per la sua capacità di comunicare fiducia e per il suo perfetto ?assalamu ?alaykum? che le apriva tutte le porte. La prima porta era quella della mia casa natale a Gazieh, villaggio vicino a Sidone. Prima di varcare la soglia, mia madre le diede in pugno un impasto di pane da premere sopra lo stipite della porta. La tradizione dice che se resta lì il matrimonio durerà a lungo.
Quando entrammo in casa furono accese le luci in segno di benvenuto. Nel giro di poco, Paola aveva già imparato a fare il ?baba ghannuj? e l??Humus? osservando le donne di casa. Il giorno seguente andammo dallo Sheykh per il ?Kitab?, cioè la redazione del contratto di matrimonio con la relativa dote ?mahr?. Dopo una festa intima con i famigliari abbiamo girato le località libanesi della costa fino alla montagna dove abbiamo visitato i cedri e festeggiato il capodanno sulla neve.
Non ci siamo mai posti prima di allora la questione delle differenze religiose avendo messo l?amore al primo posto. Con il tempo abbiamo trovato l?intesa via via su come vivere insieme ed educare i nostri figli. L?Islam prevede che i figli seguano la religione del padre. Io come padre ho il dovere di trasmettere ai miei figli l?educazione religiosa musulmana. Fa parte di questa la lettura del Corano e la sua corretta interpretazione, la preghiera e le regole del giusto comportamento che non sono molto diverse in fondo da quelle cristiane o ebraiche.
In una coppia mista, il confronto è molto presente e alle volte diventa anche problematico. La cultura europea è secolarizzata e la fede si è spostata verso il piano intimo se non addirittura superata. La prospettiva religiosa di un credente musulmano occupa una fetta importante della propria quotidianità. Mi sono spesso posto il quesito di come integrare ed armonizzare la mia fede con la società europea contemporanea.
Nonostante le difficoltà che una coppia di estrazione culturale diversa incontra nel suo cammino, io e Paola siamo ancora uniti. Le differenze ci sono, è inutile negarle, ma l?intelligenza e l?apertura mentale mia e soprattutto della mia compagna ce le hanno fatte superare; non dico che non ci sono i momenti di incomprensione, ma credo che siano comuni anche nelle coppie di uguale religione.
Paola ed io viviamo la nostra diversità religiosa e culturale come un arricchimento l?uno per l?altro e questo ci ha permesso anche di avere un approccio alquanto originale nel spiegarlo alla nostra bambina, che recita le sure del Corano ma chiede a Gesù una sorellina.
In quanto alla famiglia di Paola, le cose sono andate abbastanza bene: dopo una iniziale fase di perplessità, mi ha accolto a braccia aperte. La leggenda dice, invece, che nel pugno di pane sopra lo stipite della porta di casa a Gazieh mia madre ci abbia messo la colla!
Ali Hassoun
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