Mondo

La religione di Obama

Confronto aperto nel mondo cattolico sul giudizio al presidente eletto. Con molte sorprese

di Giuseppe Frangi

«La vittoria elettorale di Barack Obama mi rende felice». Così ha scritto padre Piero Gheddo in una lettera inviata ad Asianews e pubblicata ieri.

Nel giorno delle polemiche tra Vaticano e il neopresidente sulla questione dell’aborto e della ricerca sulle staminali, quello di Gheddo è un giudizio che si fa notare. Il padre missionario del Pime infatti non è mai stato su posizioni anti Bush. Ai tempi della protesta noglobal aveva dialettizzato con tutti i cattolici antiglobalizzazione e non era stato neppure contrario all’intervento in Iraq. Ha scritto Gheddo nella lettera: «Dico la verità sono contento che abbia vinto lui. Vedremo cosa saprà e potrà fare, ma per il momento sono contento, per tre motivi»

Poi il padre spiega: «Penso che il nero Obama sia adatto a dare un’immagine diversa e positiva dell’America all’opinione pubblica mondiale. Ne sono contento perchè oggi l’America è spesso malvista e anche odiata in tutto il mondo, sia in Europa che negli altri continenti. In secondo luogo, Obama è il primo Presidente nero degli Stati Uniti. Il popolo della massima potenzia mondiale supera di slancio il pregiudizio razziale, dando a Obama sul suo avversario una schiacciante vittoria. Un fatto che penso avrà un forte impatto positivo contro qualsiasi forma di discriminazione razziale». Poi Ghedo passa al terzo motivo: «L’America, come paese e come popolo, ha conservato un’alta immagine della religione, secondo l’impostazione data dalla Carta Costituzionale firmata dai Padri fondatori nel 1788, che vige tuttora con alcuni emendamenti. Barack Obama, appena ha saputo di essere il nuovo Presidente degli Stati Uniti, ha arringato la folla a Chicago concludendo con queste parole: «Dio vi benedica e benedica l’America». In Italia, «paese secolarizzato come tutta l’Europa comunitaria (vivere come se Dio non esistesse), questo non sarebbe possibile, nemmeno la nostra Costituzione nomina Dio. Le radici nazionali americane non sono illuministiche né anti-clericali e la cultura americana non è stata influenzata dalle ideologie marxista e nazista che hanno sconvolto e devastato il nostro continente».

Alla prese di posizione di Gheddo ha risposto, sempre su Asianews un altro missionario, Mark Tardiff, americano, che ha documentato la posizione pro aborto di Obama.: «Il neo-eletto presidente Obama è da tempo impegnato con forza non solo a preservare, ma anche estendere l’attuale regime in tema di aborto che domina negli Stati Uniti».

Fidarsi o no di Obama? Questa è la domanda che divide quindi il mondo cattolico. I più avveduti ricordano come non si possa giudicare tutto dal punto di vista dell’etica. Contano anche altri fattori. Come ad esempio la discepolanza di Obama da uno dei teologi protestanti più letti in casa cattolica, Rheinold Niebhur. Obama è cresciuto nella sua concezione del “realismo politico” e nella demitizzazione dell’idea «di una America come luogo manifestativo del Regno di Dio». E inoltre c’è da ricordare come Obama, a dispetto dai programmi, abbia deciso di finanziare la “faith-based initiative”, un’idea lanciata da Bush per rafforzare la presenza e l’attivismo sociale dei gruppi religiosi. Quindi quello di Obama si configura un rapporto con la chiesa all’insegna di un positivo  pragmatismo sociale, senza troppe interefernze sui temi dell’etica. 

Per saperne di più sul rapporto tra Obama e il teologo Niebhur


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