Non profit
La realtà prima di tutto
Vita compie 15 anni. Gabriella Meroni, firma storica del settimanale, riporta indietro le lancette dell'orologio
«Quando ho cominciato a lavorare, ragazzi miei, si fumava ancora. Anzi, si fumava anche negli uffici, e con le finestre chiuse… e poi non c’era internet, sapete?»: ai miei nipoti che mi ascolteranno increduli, nel 2040, sembrerà uno scherzo, e bisognerà capirli. È quasi incredibile in effetti, anche oggi che siamo “solo” nel 2009, pensare a quali cambiamenti epocali si sono verificati in così pochi anni nel mondo dell’informazione (e nella società in generale). Nel gennaio del 1996, quando arrivai alla redazione milanese di Vita (sì perché Vita nasce come settimanale «romano», la redazione più forte era là e a coordinarla c’era l’attuale direttore di Metro Giampaolo Roidi), quasi tutti i colleghi fumavano tranquillamente alla scrivania e internet semplicemente non era ancora arrivato, quindi si passavano ore al telefono e ogni due minuti si sentiva, in sottofondo, il sibilo acuto e l’attrito faticoso del fax.
Per dire che in 15 anni è cambiato tutto, ma Vita c’è. Eravamo in pochi (quattro o cinque, a Milano), il Terzo settore era appena nato e gli interlocutori di quel mondo erano poco più numerosi di noi, tanto che ci si sentiva quasi ogni giorno, a raccontarsi i primi incontri istituzionali con questo e con quello, le prime carte, i primi documenti, i primi protocolli d’intesa, i primi numeri, allora sempre in crescita a due o tre cifre al semestre.
Zero orari e tanta voglia di raccontare (ha iniziato con noi, per dire, la ex Iena e oggi autore televisivo Alessandro Sortino), tante inchieste, a volte anche un po’ «urlate», per far capire che le notizie «vere» arrivavano non dalle veline di Palazzo (ci fu un periodo che, a proposito di veline, collaborò con noi anche Ezio Greggio, e alla redazione di Striscia abbiamo passato più di una segnalazione) ma dal territorio, che le organizzazioni non profit sapevano leggere e portare allo scoperto più di tutti. Quindi una sorta di avventura, anche ingenua in certi casi (come quando, scusate l’autocitazione, andai da sola zaino in spalla fino alla frontiera del Kosovo in guerra, nel 1999, e se sono scesa da lì lo devo solo a un misericordioso elicotterista della Marina Militare), ma sempre arrembante, divertente, libera, anche grazie a tanti colleghi (ne cito solo due per mancanza di spazio: Luigi Santambrogio, oggi vicedirettore di Libero e Giampaolo Cerri, vicedirettore di Campus).
Nel frattempo era toccato però anche fare i conti, quelli veri, con un altro tipo di realtà, e cioè che la nostra crescita, professionale e strutturale (dagli 80 metri quadri della prima redazione in via Goldoni eravamo passati ai 150 di via Cellini, ma eravamo almeno il quadruplo, e alle riunioni c’era gente in corridoio) chiedeva un consolidamento generale anche organizzativo, finanziario ed economico. So che in tanti ci hanno dato una mano, in primis i lettori e le organizzazioni del Comitato editoriale, fatto sta che il nuovo Millennio ci ha visti fare li grande salto e cresciuti, più organizzati e sempre più numerosi abbiamo traslocato in una nuova sede (un open space dove è finalmente vietato fumare… quasi per tutti), è arrivato un nuovo direttore responsabile con la mania del bello, Giuseppe Frangi, ed è nato il nostro portale vita.it.
Insomma dall’adolescenza alla giovinezza, via i brufoli e ossa più robuste: le cose da raccontare sono diventate sempre di più, il terzo settore negli anni Duemila è maturato fino a guadagnarsi una notorietà e un peso, sociale ed economico, che all’inizio poteva solo sognare. E poi sono arrivati gli inserti, gli speciali, i convegni, i mensili, insomma la redazione dei quattro o cinque ragazzi è diventata la content company che conoscete, che per la festa dei 10 anni, nel 2004, ha richiamato al teatro Smeraldo di Milano una folla da concerto rock. Io non solo ho smesso di fumare (ok, mamma, se leggi adesso lo sai), ma ho buttato via vagonate di carta dalla scrivania, ho uno schermo ad alta definizione, adoro internet e ho dimenticato come si manda un fax. Ma non ho mai scordato una delle parole d’ordine di questa avventura editoriale: la realtà, prima di tutto. Ai prossimi quindici anni.
Sui 15 anni di Vita leggi il Blog di Riccardo Bonacina.
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