Formazione

La Rai paga e non trasmette. La vita nel cassetto

Un piccolo gioiello, che spiega le frontiere della terapia genetica. Germania, Francia e Svizzera lo hanno già mandato in onda. (di Michele Novaga)

di Redazione

Lo hanno visto in Francia, in Germania, in Svizzera. In Italia invece non lo vedremo, per quanto sia stato prodotto con i soldi della Rai. Stiamo parlando di Le mani sulla vita, un filmato in tre storie che ha riscosso un grande successo a Milano, alla rassegna Filmmaker, girato da Paolo Vari e scritto da lui insieme a Gianfilippo Pedote e Maurizio Sacchi. Il documentario, prodotto da Camera G&P di Milano, era stato commissionato da Carlo Freccero, allora direttore di Raidue. E ora giace nei cassetti del suo successore, Antonio Marano. Avrebbe dovuto far parte di una miniserie dedicata a temi di attualità.
«Un investimento di 400mila euro a documentario congelato», spiega Dario Barone, presidente dell?Associazione dei documentaristi italiani. Del resto è una scelta di fondo: se pensiamo che tra Rai e Mediaset dedicano lo 0,7% della programmazione al genere. In pratica un genere in via di forzata estinzione.
Le mani sulla vita è un titolo volutamente a doppio taglio. Da una parte comunica l?inquietudine di conquiste genetiche che sfidano le leggi di natura, dall?altra lascia intendere che quelle stesse conquiste danno soluzione a problemi anche gravissimi davanti ai quali gli uomini sono sempre stati impotenti. Il tutto viene raccontato attraverso tre storie, molto diverse, e ciascuna a suo modo esemplare.

Storia di Danilo
Luglio 1996, Roccabascerana, provincia di Avellino: Rosanna, cattolica praticante, dà alla luce Danilo, il figlio che ha tanto desiderato. Consapevole della malattia ereditaria che il piccolo è destinato a contrarre, rifiuta il consiglio dei medici di abortire (il primo figlio le morì poco dopo la nascita) affidando la salvezza del bimbo al primo trapianto genetico mai realizzato in Europa. L?intervento, finanziato da Telethon, consiste nel trapianto del midollo osseo del marito sul feto. Danilo, a distanza di cinque anni dalla nascita, sta bene ed è più alto e grande dei suoi coetanei. Non lo sa ancora, ma è un individuo geneticamente modificato. I medici felici affermano: «Abbiamo aperto una strada».
La seconda storia narrata nel documentario è quella di Marialuisa Lavitrano, professoressa del dipartimento di medicina sperimentale dell?Università Bicocca di Milano, specializzata in xenotrapianti cioè nel trapiantare organi animali (in particolare di maiali) sull?uomo. Ogni quattro ore in Italia muore un malato in lista d?attesa per mancanza di donatori di organi. La Lavitrano sostiene la necessità di ?fabbricare? organi. Attualmente esiste una moratoria internazionale sullo xenotrapianto poiché i virus dormienti del dna animale potrebbero provocare malattie sconosciute. I suoi studi sono finanziati esclusivamente da fondi pubblici e i maiali, caso unico al mondo, sono a disposizione della scienza e un bene dello Stato. Fatto importante in un settore in cui tutto è dominato dai brevetti delle società farmaceutiche.

La ribellione di Percy
L?ultimo caso è quello di Percy Schmeiser, contadino di Saskatoon, in Canada, denunciato dall?azienda Monsanto per aver coltivato la colza (pianta dai cui semi si ricavano olii commestibili e margarine) geneticamente modificata Round Up Ready senza aver pagato i diritti sul brevetto. La sua è la storia di un uomo che non si arrende ai suoi principi e che si ribella al nuovo mondo biotecnologico rivendicando i principi e i valori della tradizione contadina. Per Schmeiser è assurdo brevettare una forma di vita. La produzione degli ogm si sta diffondendo in tutto il mondo anche se Europa e Giappone li hanno, per ora, vietati.
«L?obiettivo era portare davanti al grande pubblico un documentario su un tema difficile e delicato come l?ingegneria genetica, e di farlo con un linguaggio e un approccio narrativo semplice», spiega Dario Barone. Tra il 29 novembre e l?1 dicembre mezza Europa lo ha visto. L?Italia invece è rimasta al buio.
Michele Novaga

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