Non profit

La Rai gioca d’azzardo, ma quanto (ci) costa giocare con lei?

È una società per azioni controllata per il 99,56% dal Ministero dell’Economia e quest'anno ha incassato 1,7 miliardi di euro con il canone. Come concessionaria del servizio pubblico sarebbe “tenuta a trattare argomenti e fornire informazioni di approfondimento”. Perché la Rai si lancia in una folle rincorsa all'azzardo a colpi di spot? Quanto costa uno spot d'azzardo?

di Redazione

La  Rai è una società per azioni  controllata per il 99,56% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per lo 0,44% dalla SIAE. Come concessionaria del servizio pubblico, la Rai (così si legge alla pagina “Perché il canone?” del sui sito) è  “tenuta a trattare argomenti e fornire informazioni di approfondimento, attualità a carattere istituzionale”. 

Ogni tre anni, il Ministero dell’Economia e delle Finanze individua nel Contratto di Servizio quali sono i compiti e le condizioni che la Rai deve svolgere e rispettare per restare nel quadro del “servizio pubblico”. Tra questi, nello schema di contratto per il triennio 2013-2015 approvato in Commissione di Vigilanza, c’è il divieto di pubblicità diretta o indiretta del gioco d’azzardo.

Un paradosso, visto che gli spot su scommesse, casinò on line e via discorrendo sono diventati una costante di questa estate mondiale. Non c'è partita che non sia inframmezzata da un elogio dell'azzardo.

Lo schema è, per l’appunto, uno schema, poiché a oggi la Rai sta operando in una sorta di zona franca, tra il vecchio contratto scaduto nel dicembre 2012 e quello nuovo a venire, che comunque verrà. Il 6 maggio 2016, oltretutto, scadrà la concessione ventennale che lega lo Stato alla Rai e, presumibilmente, si scatenerà un’asta per il nuovo servizio pubblico. Nel frattempo il cittadino paga, ma da qualche tempo pur pagando, non tace. La protesta comincia a farsi sentire anche dalle parti di viale Mazzini.

I cittadini versano nelle casse della Rai un canone di 113,50 euro annui. Considerando che sono 22 milioni gli italiani possessori di un televisore, al netto dell’evasione stimata e forse sovrastimata in proporzione di 1 evasore ogni 4 contribuenti, il canone 2014 ha comunque portato 1,7 miliardi di euro nelle casse di viale Mazzini. Il canone costituisce il 60% della fonte di finanziamento della Rai, mentre i ricavi pubblicitari sono solo la metà (30%).

A fronte di un incasso di 1,7 miliardi, la  Rai ha chiuso il bilancio 2013 con un utile netto di soli 5 milioni di euro. Il Canone non basta? Ma la pubblicità? 

 

Guardiamo il listino prezzi delle "serate" e delle "notti mondiali" e…

Come vedete, si tratta di cifre a sei zeri, talvolta a sette, non noccioline.

 

Fossero pure noccioline, però, Rai Pubblicità – la società del gruppo che gestisce il tutto – si è pure data un Codice etico, nel quale leggiamo che "riconosce come obiettivi prioritari la libertà, la completezza, la trasparenza, l'obiettività, l’imparzialità, il pluralismo e la lealtà dell'informazione", nonché "stimolare l’interesse per la cultura e la creatività, l’educazione e l’attitudine mentale all’apprendimento e alla valutazione e sviluppare il senso critico dei telespettatori".

Avete letto bene? Il "senso critico degli spettatori", c'è scritto proprio così. Strano, comunque, a noi che spettatori lo siamo, pareva fosse solo pubblicità. D'azzardo, per giunta. E non ci piace affatto. 

PS E in ogni caso, qui in allegato trovate sia il Condice etico che il listino prezzi della tv del servizio pubblico. Buon Mondiale a tutti.

@oilforbook

 

 

 
 
 

 

 


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