La Rai e il “colpo” dello Strega

di Marco Dotti

Si chiama product placement. In termini profani, potremmo dire sia un modo come un altro per piazzare un prodotto da pubblicizzare, mettendolo però in una cornice diversa da quella pubblicitaria: una fiction, un film e persino un programma. Un dentifricio nella fiction sul medico, una pentola col suo bel logo nel programma di cucina… Lo fanno in molti, e tra i molti c’è la Rai. Tutto dichiarato, con tanto di tariffario e condizioni generali di contratto che qui accanto pubblichiamo.

Nei giorni scorsi, il critico letterario Gian Paolo Serino ha sollevato qualcosa che a tutto assomiglia, fuorché a un polverone sull’assegnazione del prossimo premio Strega. Tra le cose segnalate da Serino, in un suo articolo apparso sul Garantista, c’è anche il doppio passaggio in Rai, a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio del vincitore in pectore del Premio Strega Francesco Piccolo, che per due volte ha promosso il suo libro (edito da Einaudi) sulla terza rete. “Avrà pagato due volte il canone?”, si chiedeva Serino. Che poi ricordava come la candidatura forte di Piccolo sia stata favorita dal ritiro di Michele Serra, altro candidato e autore televisivo proprio per “Che tempo che fa”.

Poco importa. A noi interessa un’altra domanda: questo passaggio rientra nel product placement? Se sì, forse qualcosa va spiegato a lettori e telespettatori. Se no, ben altro va spiegato: perché quello che è stato letto a tutti gli effetti come un passaggio pubblicitario – uno dei tanti, per carità – mascherato da “infotainment” non ha portato un solo euro nelle languenti casse della Rai? La Rai è a tutt’oggi sottoposta a contratto di servizio (pubblico), non può applicare certe regole – criticabili, ça va sans dire – a certi inserzionisti e a altri no. Tanto più che la cerimonia di premiazione andrà in onda proprio sulla Rai… Rientra nel contratto?

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