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La raccolta fondi senza Facebook? Nessun dramma

Nel fundraising tutti gli strumenti possono essere sostituiti con altri strumenti, parimenti efficaci o anche di più. Anche le donazioni per i compleanni su Facebook. Quello che non è sostituibile è la capacità di chiedere una donazione, che resta tutta nelle mani delle organizzazioni anche dopo il 1° luglio. I consigli per le piccole e medie organizzazioni

di Riccardo Friede

Con un comunicato scarno e inequivocabile, Facebook ha detto “stop” alla messa a disposizione dei suoi strumenti per la raccolta fondi per tutti gli enti non profit nel territorio dell’Unione Europea. Dal 1° luglio 2024 non sarà più possibile utilizzare nessuno degli strumenti per la raccolta fondi di Facebook che conosciamo: i compleanni solidali, il pulsante “fai una donazione”, le inserzioni per le donazioni e ogni altra funzione amministrativa, di database, di comunicazione collegata agli strumenti donazione, rivolta all’ente o ai donatori.

È certamente una doccia fredda, tanto per gli enti che già utilizzavano questi strumenti con soddisfazione quanto (forse ancor di più) una grossa delusione per tutti i piccoli e medi enti che pensavano di iniziare ad utilizzarli.

Che cosa perdiamo

Che cosa perderemo con lo stop alla raccolta fondi su Facebook? Per certo, adesso ci troviamo con meno strumenti per fare raccolta fondi. Strumenti che, va detto, hanno reso più democratica, accessibile e conosciuta sia (lato organizzazioni) la possibilità di fare raccolta fondi sia (lato cittadini) quella di sostenere una buona causa. Sempre per completezza di pensiero, va detto che questo tipo di operazione “filantropica” ha portato enormi vantaggi al social network: interessi attivi sulle donazioni depositate nei conti di Facebook fino alla data del trasferimento agli enti; dati analitici sui comportamenti degli utenti da “rivendere” attraverso le inserzioni pubblicitarie; reputazione del brand…

Comunque sia, tutti quanti – donatori e organizzazioni – ci troviamo con meno strumenti per promuovere e realizzare la raccolta fondi digitale. Ma questa è anche una buona notizia.

Perché non è un dramma

Nel fundraising tutti gli strumenti possono essere sostituiti con altri strumenti, parimenti efficaci o anche di più. Quello che che non è sostituibile invece è e resta tutto in mano all’organizzazione, nonostante lo stop di Facebook. Che cosa ci resta? Restano molti elementi di valore da incanalare altrove, cioè da far convergere su altri strumenti.

Riccardo Friede

Questi elementi, “allenati” negli anni anche grazie agli strumenti di donazione di Facebook, sono:

  • la generosità delle persone;
  • una maggiore abitudine al dono a livello locale e globale;
  • l’idea che donare è per tutti e che anche le piccole somme possono fare la differenza;
  • la maggiore disponibilità delle persone a mettersi in prima linea per raccogliere donazioni in nome e per conto dell’ente non profit;
  • la maggiore accettazione da parte del pubblico generale del fatto che gli enti non profit per raccogliere devono chiedere e proporre in modo aperto ed esplicito;
  • una maggiore dimestichezza degli enti a organizzare il proprio messaggio per chiedere donazioni.

In mano all’organizzazione quindi rimane tantissimo di solido e di valore. Quello su cui ragionare ora è proprio su quali strumenti portare – ora – le persone a donare.


Il sito web

La stessa Facebook nel suo comunicato ha dato un consiglio: “porta le persone a donare nel tuo sito web”. Questo è un ottimo suggerimento, lo stesso che un professionista del fundraising preparato dovrebbe dare. Il sito web e le pagine di raccolta fondi proprietarie di un’organizzazione non profit sono percepiti dai sostenitori come ambienti sicuri e affidabili in cui lasciare i propri dati personali, di carta o bancari e compiere una transazione. Per questo un’organizzazione dovrebbe attrezzarsi con uno strumento di semplice utilizzo, ideato per il fundraising, che la metta nelle condizioni di “parlare” tanto al cuore che alla mente di chi vuole sostenerla, e che eventualmente si possano pagare solo (o prevalentemente) “a risultato”, cioè in proporzione a quante donazioni effettivamente saranno raccolte cammin facendo.

Qualsiasi soluzione software si scelga, è centrale che un’organizzazione possa:

  • costruire pagine di donazione diverse per ogni campagna di raccolta fondi;
  • rendere possibile donare via carte, mandato di addebito bancario, wallet PayPal, ma anche ricevere promemoria per le donazioni via bonifico o bollettino;
  • spedire ricevute e ringraziamenti in automatico, per trasparenza e cura dei rapporti col donatore;
  • personalizzare l’aspetto grafico delle pagine di donazione per avvicinarle il più possibile all’immagine dell’organizzazione;
  • usare per ogni pagina di campagna un indirizzo url del tuo sito web, per tenere tutto sotto un unico “cappello” di comunicazione che trasmetta un senso di familiarità.

Che fare oggi?

Che fare quindi, fin da oggi? Continuare a raccogliere attraverso Facebook, portando però già le persone sulle proprie pagine di raccolta fondi. In vista del 1° luglio 2024, data in cui saranno disattivati gli strumenti di raccolta fondi di Facebook, l’organizzazione dovrebbe già cominciare a raccontare alle persone che la seguono su Facebook che le cose stanno per cambiare, ma che la possibilità di donare resta sempre identica. In questo modo si darà tempo alle persone di familiarizzare con le pagine di raccolta fondi del proprio sito web. A quel punto, anche senza gli strumenti di Facebook, la generosità e altruismo delle persone resteranno intatti.

Riccardo Friede è responsabile generale di Officine Buone Cause. Foto di Tim Mossholder su Unsplash


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