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La rabbia della Nigeria: «Il Liechtenstein ci deve 185 milioni di euro»

Il Principato dell’Europa centrale conserva nelle sue banche il “tesoretto” illegale dell’ex dittatore Sani Abacha. Dopo anni di attesa vana, lo Stato africano reagisce con durezza: «Ora basta, faremo una campagna internazionale per riottenere il maltolto».

di Francesco Mattana

Il Liechtenstein non vuole saperne di restituire alla Nigeria i 185.000.000 di euro depositati illegalmente dall’ex dittatore nigeriano (deceduto nel 1998) Sani Abacha.
 
La pratica è ferma da 14 anni, ma ora il Governo ha avviato una campagna internazionale per premere sul piccolo Principato. 
Le indagini penali hanno stabilito che quei fondi –il cui beneficiario finale era Abacha- provenivano da tangenti dell’azienda tedesca Ferrostaal, fornitrice di servizi industriali. Secondo la ricostruzione del Financial Times, l’operazione era legata a un contratto grossolanamente gonfiato per la costruzione di una fonderia d’alluminio.  
 
La Corte Costituzionale del Liechtenstein nel marzo 2013 ha respinto la richiesta delle società legate alla famiglia Achaba, aprendo la strada per la restituzione dei fondi. 
Ma il Governo del Liechtenstein temporeggia: le aziende legate ad Abacha potrebbero rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti Umani a Strasburgo, in tal caso il Principato verrebbe imputato di ulteriori responsabilità. 
Per questo motivo potrebbe esserci un ulteriore ritardo nella restituzione dei fondi. 
 
Il defunto Abacha, secondo il giornale economico, è stato il più brutale dei governanti militari in Nigeria.
 
La Corte Suprema Svizzera, continua il FT,  ha definito la famiglia Abacha un’ «impresa criminale», che «ha accumulato una fortuna di diversi miliardi di dollari dall’appropriazione indebita di fondi pubblici tra il 1993 e il ‘98».
 
L' avvocato che rappresenta la famiglia Abacha è irreperibile per qualunque commento. 
 


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