Non profit

La questura aiuta il “turista” ammalato

Una donna deve restare in Italia per cure mediche: chi la può aiutare?

di Silvina Perez

Sono il responsabile del settore immigrazione e cooperazione internazionale della Caritas di Nocera Inferiore e scrivo per esporre un caso relativo alla carta sanitaria per i clandestini. Una donna immigrata, in Italia con un permesso di soggiorno per motivi di turismo ha scoperto, tramite una visita specialistica, di avere un tumore al seno che richiede un complicato intervento chirurgico. Adesso si sta sottoponendo alla chemioterapia con somministrazione di farmaci molto costosi. Una mia parente si è offerta di ospitarla, contribuendo alle spese sanitarie. Ma, al di là del gesto di solidarietà, mi chiedo se esiste la possibilità di assistenza sanitaria anche per questa donna, la quale per cause di forza maggiore, adesso deve restare in Italia e continuare le cure.
G. Boccia, Nocera Inferiore.

Risponde Silvina Perez
Il caso che ci sottopone è molto complesso e posto in questi termini non ha molte possibilità di trovare una soluzione positiva. Infatti, per l?attuale legislazione, lo status di turista è incompatibile con la possibilità di usufruire del servizio sanitario nazionale. Del resto si presuppone che il turista che trascorra un determinato lasso di tempo in Italia abbia già una copertura assicurativa privata o comunque le possibilità di affrontare le spese sanitarie.
La nuova legge, che si sta discutendo in Parlamento, chiarisce finalmente un concetto fondamentale: d?ora in avanti per accedere alle prestazioni gratuite del Ssn, non si parlerà più di «persone temporaneamente presenti» ma, al contrario, di «persone non in regola con il permesso di soggiorno» e prive di risorse economiche sufficienti.
Ecco dunque i due nuovi punti che qualificano e chiariscono questo punto controverso, che si prestava a interpretazioni ambigue. Ma tornando al caso particolare e considerando la gravità della situazione della signora straniera, si può tentare di appellarsi al giudizio delle singole Questure e di farsi cambiare il motivo del soggiorno da turismo a permesso di soggiorno «per cure mediche».
In questo caso, infatti, alcune Asl accettano l?iscrizione al Ssn, previo pagamento di 750 mila lire. Purtroppo, la mancanza di chiarezza, in certi passaggi del testo, del decreto legge del 18/11/1995, n. 489, ha prodotto una certa discrezionalità nell?applicazione della norma.
Molti ospedali, infatti, tendono a rifiutare ancora i cittadini stranieri non iscritti al servizio sanitario nazionale e si appellano a un?interpretazione restrittiva del concetto di urgenza.
Le suggerisco, inoltre, di mettersi in contatto con gli ambulatori del Naga di Milano e della Caritas di Roma che negli ultimi anni hanno acquisito un?importante esperienza in casi come questi.

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