Politica

La questione “immorale”

I fronti caldi, da Tremonti-Milanese a Bersani-Penati.

di Franco Bomprezzi

La “questione morale” continua a essere al centro delle tensioni politiche, e anche del rapporto, sempre più difficile, con l’opinione pubblica, turbata dalle continue notizie provenienti dal fronte giudiziario. Un tema che colpisce trasversalmente maggioranza e opposizione. I casi Tremonti e Penati, anche oggi, sono ampiamente trattati dai giornali in edicola. Intanto il presidente Napolitano tiene duro e ribadisce la contrarietà all’apertura di sedi ministeriali non a Roma.

All’editoriale dell’ambasciatore Sergio Romano di ieri, oggi risponde con una lettera esclusiva al CORRIERE DELLA SERA il ministro Giulio Tremonti, e si guadagna così il titolo di apertura: “Errori sì, illeciti mai”. Una lettera per spiegare le modalità di una scelta molto contestata, quella di accettare l’offerta di dimorare a Roma, in una casa che era nella disposizione del deputato Marco Milanese, ex consigliere del ministro. In particolare a Tremonti si rimproverava di non aver chiarito se stesse pagando la sua parte di affitto (quattromila euro al mese) in nero. Ecco cosa scrive Tremonti al CORRIERE: “È vero quanto ufficialmente in atti: in contropartita della disponibilità di cui sopra, basata su di un accordo verbale revocabile a richiesta, come appunto poi è stato, ho convenuto lo specifico conteggio di una somma a titolo di contributo, pagata via via per ciascuna settimana e calcolata in base alla mia tariffa giornaliera di ospitalità alberghiera. Come facevo prima e come ora appunto faccio ogni settimana in albergo. Aggiungo solo che all’inizio avevo pensato ad un diverso contratto, che ho poi subito escluso, per ragioni personali. Mi ritorna ora nella forma di una paradossale ironia, ma la ragione del tutto non era di convenienza economica, ma di «privacy» ! Comunque nessun «nero» e nessuna «irregolarità» . Trattandosi di questo tipo di rapporto tra privati cittadini non era infatti dovuta l’emissione di fattura o vietata la forma di pagamento. Come settimanalmente disponevo del «contante» ? Dal 2001 prima, e poi dal 2008, ricevo in contanti, in modo perfettamente lecito ed ufficialmente registrato, il mio compenso da ministro, pari a circa 2.390 euro al mese. Rispetto ai «circa 4.000 euro» mensili, la differenza risulta così pari a circa 400 euro a settimana, a circa 1.600 euro al mese. Inspiegabile, impossibile, come facevo a disporne? Nel 2008, sul 2007, ho dichiarato, tanto al fisco quanto in Parlamento, un reddito annuale molto elevato. Come nei tanti anni precedenti”. A tangenti e richiesta di arresto per Milanese il CORRIERE dedica le prime pagine del quotidiano. “Tangenti, accuse ad altri 5 politici. C’è Brancher. Il nome di Matteoli” è il titolo del pezzo di Fiorenza Sarzanini a pagina 3. Intanto la Camera ha rinviato a settembre la decisione sulla richiesta di arresto per Milanese. Tensioni anche nella magistratura: “Roma-Napoli, scambio di frecciate tra procure” è il titolo del pezzo di taglio a pagina 2. “Rischia il trasferimento d’ufficio per incompatibilità «ambientale» o «funzionale» il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, titolare dell’indagine sulla cosiddetta P3, su Finmeccanica e su altre delicatissime vicende – scrive Flavio Haver -. Il Consiglio superiore della magistratura ha aperto una pratica sul pranzo, a dicembre scorso, nell’abitazione dell’avvocato Luigi Fischetti in cui erano presenti, oltre a Capaldo, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il suo allora consigliere politico Marco Milanese, il deputato del Pdl per il quale i giudici di Napoli hanno chiesto alla Camera l’autorizzazione all’arresto”. «Mi offriva un caffè e capivo di dover portare mazzette di 20 mila euro» è invece il titolo che apre pagina 5, riservato al caso Penati, che scuote il Pd. Ferrarella e Guastella continuano a scandagliare i verbali degli interrogatori di Pasini e Di Caterina, i grandi accusatori dell’ex sindaco di Sesto, e soprattutto ex capo della segreteria politica di Bersani. E’ sulla Milano-Serravalle, ora, che si appunta l’attenzione, anche politica: “Da giorni si è riaccesa l’attenzione sul 2005, quando la Provincia di Milano presieduta da Penati acquisì dal gruppo Gavio-Binasco il 15%della società autostradale «Milano Serravalle» al prezzo di 8,9 euro per ciascuna azione che Gavio aveva comprato a 2,9 – scrivono i due giornalisti – . L’operazione da 238 milioni, censurata nel 2010 come «priva di qualsiasi utilità» dalla Corte dei conti, già all’epoca fu criticata da politici come l’ex sindaco pdl Albertini (che presentò un esposto) e da chi la metteva in relazione all’appoggio finanziario (50 milioni) fornito poi da Gavio alla scalata dell’Unipol di Consorte alla Bnl. I pm monzesi Mapelli e Macchia ora hanno chiesto a Milano non tutta l’inchiesta dell’epoca, ma la perizia affidata ai docenti universitari Mario Cattaneo e Gabriele Villa sulla congruità o meno del prezzo. I consulenti dei pm milanesi rilevarono che, in un’ottica puramente privatistica, il prezzo di 8,9 euro era fuori mercato rispetto a un minimo di 4,91 euro e un massimo di 7,52. Ma ritennero che il prezzo pagato dalla Provincia potesse invece apparire «ragionevole» e «congruo» e frutto di «condizioni economicamente sostenibili» se lo si considerava nell’interesse pubblico della Provincia che, acquisendo quel 15%, si era assicurata la maggioranza assoluta della Serravalle, senza più mediazioni o alleanze con altri soggetti (anche pubblici come il Comune di Milano), esito che a sua volta ne accresceva il valore. Di fronte a queste conclusioni della consulenza, la Procura di Milano si orientò a una richiesta di archiviazione, che però a distanza di 5 anni non è ancora stata avanzata”. Sulla questione morale nel Pd, un commento critico di Antonio Polito, a pagina 39, sotto la lettera di Tremonti, non a caso: “Quei punti deboli della difesa di Bersani”. Scrive Polito, a proposito degli incontri con il re delle autostrade, Gavio:  “Non per essere pignoli. Ma siccome da quel contatto scaturì poi una lunga storia finita con Penati che pagò 238 milioni di euro le azioni di Gavio dell’autostrada Serravalle, e con Gavio che contribuì alla cordata Unipol, Bersani capirà che ogni imprecisione danneggia gravemente la sua linea di difesa. La verità è che con Gavio ci parlò da esponente dei Ds che si faceva intermediario presso un altro esponente dei Ds. Un affare di partito, insomma. E Bersani non deve, per la sua storia e per la sua responsabilità, confondersi con tutti quei politici che rispondono sdegnati ai sospetti lasciando cadere qua e là qualche data o qualche cifra inesatta, sperando che nessuno se ne accorga. D’altronde c’è un’aggravante. Perché se Bersani avesse ammesso, come sul Corriere gli abbiamo chiesto, che l’affare Serravalle fu politicamente improprio e sbagliato, allora gli si potrebbe perdonare il lapsus. Ma siccome non l’ha fatto, viene il dubbio che non sia un lapsus”. 

“Napolitano: svolta per sopravvivere”: sotto il titolo di apertura LA REPUBBLICA riferisce nel sommario: “Appello al governo contro la crisi. Bossi lo attacca sui ministeri al Nord”. Di spalla affronta la questione Milanese: “Tremonti: ho sbagliato ma andai in quella casa perché mi sentivo spiato”. È in un colloquio con Massimo Giannini che il ministro spiega di aver fatto «una stupidata» dietro la quale non ci sono però illeciti di alcun tipo. Da 15 anni Tremonti passa a Roma 3 sere a settimane, ma non ha mai avuto casa: prima alberghi, poi caserme. «La verità è che da un certo momento in poi, in albergo o in caserma non ero più tranquillo. Mi sentivo spiato, controllato, in qualche caso persino pedinato». «L’ospitalità di un amico, presso un’abitazione che non riportava direttamente al mio nome, mi era sembrata la soluzione per me più sicura». Intanto però le indagini vanno avanti: il pentito Di Lernia ha raccontato di aver versato tangenti alla politica e all’Enav. Facendo il nome anche del ministro Matteoli. A seguire la questione morale nel Pd: “Area Falck, coop e Serravalle così il ‘sistema Sesto’ fa tremare i vertici del Pd”. Un pezzo nel quale si fa il punto dell’indagine, fra tangenti, coop rosse e Serravalle. In appoggio intervista a Nichi Vendola: “Bersani deve evitare le scorciatoie: troppo facile dire che siamo diversi”. «Le inchieste svelano il fango che c’è dentro tutti i sistemi di potere, che scorre nelle vene della politica quando diventa povera di passioni ed è avvelenata dalle lobby e dai trafficanti di consenso. Vorrei non mettere esclusivamente sulle spalle di un partito una questione che interroga tutti noi». «Il punto è: la questione morale è o no una grande questione politica, che ha a che fare con la fragilità costitutiva della nostra borghesia? Siamo di fronte a una sorta di “mucillaggine” istituzionale e la politica è spiazzata». Infine la diversità della sinistra «vive in un programma in grado di ribaltare quella incredibile coazione a impoverire i poveri e arricchire i ricchi. La questione morale è questione politica e sociale».

Alessandro Sallusti su IL GIORNALE spiega “perché Tremonti non deve arrendersi”. «Tremonti minaccia di dimettersi almeno una volta la settimana per i motivi più vari. Questa volta la questione è un po’ più seria. Non per l’aspetto giudiziario, tutto da definire, ma per la figuraccia politica e mediatica. Un ministro del tesoro che paga qualcosa in nero non è bello.  Quanto meno Tremonti ha perso un pezzo di verginità che lo rendeva supponente e quindi antipatico. In fondo questo può esser addirittura un bene. Un Tremonti più umano sarebbe addirittura più utile alla causa.  Sovrapporre milanese a Tremonti  è da furbetti. Salvo prove contrarie teniamoci stretto Tremonti che insieme al Premier, ha contribuito  a salvare il Paese dalla crisi economica. Il ministro, però, si renda conto che il prezzo lo pagherà probabilmente il Pdl e Berlusconi». Antonio Signorini intervista Luigi Angeletti, segretario della Uil che non ha firmato il testo sulla crisi, dice: «All’Italia non serve un governo tecnico. Serve qualcuno che scelga e che scontenti qualcuno. Se la politica è non fare scelte e tenere dentro tutti, non funziona». A proposito della mancata firma dice: «Non è un accordo, non è un patto, non è nulla. Sono delle volontà generiche che se fossero recepite così come sono state essere non risolverebbero niente». Cosa avrebbe messo la Uil nel documento sulla crisi? «La richiesta di rimuovere tutti gli ostacoli politici e legislativi  che impediscono di fare investimenti con i fondi europei. Un alleggerimento delle tasse sul lavoro.   Tagli più drastici alla politica.  Le province devono esser abolite». E Tremonti? «In tempi duri ha utilizzato le risorse disponibili agli ammortizzatori sociali e non ha dato un euro alle banche. È stato varato il piano per lo sviluppo, passato sotto silenzio.  Ha permesso la stabilizzazione di 60mila precari della scuola. Sui costi della politica ha assecondato l’impostazione della maggioranza, che lo ha messo in minoranza a proposito dei tagli. Questi due sono due appunti che mi sento di fargli». 

IL MANIFESTO scrive invece: “Dura lettera del Quirinale a Berlusconi: «I ministeri al nord sono fuori dalla Costituzione». Il premier prova a minimizzare, ma il centrodestra si spacca e la Lega insiste sullo spostamento. Il protagonismo di Napolitano supporta il «patto per la crescita» siglato da imprenditori, banchieri e sindacati per affossare il governo e spianare la strada all’unità nazionale contro la crisi” riassume così il sommario che rinvia alle quattro pagine interne (dalla 2 alla 5) dedicate ai vari temi che agitano la politica romana. Il titolo di apertura, che sovrasta una grande foto di Giorgio Napolitano, è: “Il governo del presidente”. Nelle quattro pagine interne si ritrovano tutti i temi politici della giornata di ieri: dal caso Tremonti “Tremonti si dimette, ma solo «da inquilino»” come titola il richiamo in prima pagina, alla richiesta di fiducia sul processo lungo “Dov’eravamo rimasti? Salva premier e fiducia” titola il richiamo. “Una fiducia interessata” è il titolo che apre pagina 2 con un chiaro riferimento al voto del Senato atteso per oggi. Apre pagina 3, invece, la lettera di Napolitano sui ministeri al nord: “Il Colle cancella la Padania”. Nelle due pagine successive (la 4 e la 5) si punta decisamente sulla questione crisi con il manifesto dello parti sociali. A dominare le due pagine una grande foto che ritrae Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia. “Rimandati a settembre” è il titolo di apertura mentre a pagina 5 l’articolo  principale è un’intervista a Sergio Cofferati (richiamato anche in prima pagina) «Patto senza senso» titola avvisando che “L’ex segretario della Cgil taccia il documento di politicismo «Meglio il voto»”. Su questo tema anche l’editoriale di Loris Campetti “Un patto a perdere”: « Che ci fanno insieme le associazioni dei padroni piccoli, medi, grandi, artigiani, agricoli, con i banchieri, i cooperatori e i sindacati? Si sono messe insieme tante sigle, quelle che contano, le “parti sociali”, per lanciare un appello disperato al Paese: la finanza ci mazzola, l’economia si trova in stato preagonico, lo sviluppo non si vede all’orizzonte e questo governo non ha l’autorevolezza per raddrizzare il timone e portare la nave Italia fuori dalla scogliera, verso il mare aperto. Se si vuole far ripartire la locomotiva (meglio sarebbe dire la littorina) è necessaria una discontinuità: fuori dai piedi Silvio Berlusconi che sputtana l’Italia nel mondo e avanti con un governo tecnico capace di tagliare spese e salari e obbedire agli ordini delle istituzioni finanziarie internazionali (…)». Una critica pesante che definisce inoltre il patto «prima che antipopolare è – sarebbe – un patto politicista, finalizzato a garantire un governo di unità nazionale, o di transizione che dir si voglia (…)». La conclusione è che «le organizzazioni sindacali dovrebbero organizzar grandi mobilitazioni contro la manovra ingiusta e la politica economica del governo, invece di stringere patti contro natura e inefficaci ad affrontare la precipitazione della questione sociale in autunno (…)».

Pagina 12 e 13 dedicate alle inchieste che coinvolgono maggioranza, governo e opposizione per IL SOLE 24 ORE. Immancabile, poi, il commento di Stefano Folli. Ma partiamo dall’inizio. L’apertura: «Vi dò subito una notizia, mi sono dimesso da… inquilino». Lo dice Tremonti, alla conferenza stampa presso la Cassa depositi e prestiti per la presentazione del Fondo per partecipazioni strategiche, primo pomeriggio, e spazza via così, con una battuta, i rumors di giornata che lo davano in uscita dal ministero dell’Economia per la vicenda dell’affitto dell’appartamento romano, pagato in contanti – circa 4mila euro, corrisposti settimanalmente – al deputato Pdl Marco Milanese, il suo ex consigliere politico sul quale pende la richiesta di arresto da parte della Procura di Napoli. Intanto cresce la fronda contro il ministro all’interno del Pdl, a difenderne le sorti sembra rimasta solo la crisi economica e i mercati, i soli a risentire dell’eventuale addio. La giunta parlamentare per le autorizzazioni a procedere intanto dà il via libera alla consultazione di tabulati telefonici di Marco Milanese, l’ex consulente del Tesoro, ma sposta a settembre la decisione per gli arresti. Sul fronte Bisignani & Co, ovvero l’inchiesta P4, il Gip motiva il suo no alla scarcerazione del deputato Alfonso Papa: non regge la tesi del complotto, Papa non sarebbe stato vittima di Bisignani. Infine, caso Penati: l’ex sindaco di Sesto San Giovanni accusato di concussione a beneficio del partito si difende e rimanda al mittente tutte le accuse. Ma veniamo al nostro caro Stefano Folli, della serie di tutto un po’, dalle inchieste, alla devolution ministeriale della Lega, il tutto condito con le parole del buon padre di famiglia che conclude: «Siamo alla fine di luglio e fra poco si andrà in vacanza. Mai come quest’anno la pausa estiva, se davvero sarà tale, coinciderà con un quadro di generale nervosismo. Da cui non è esente l’opposizione, come sa chi ha seguito il segretario del Pd nel suo crescendo polemico: dalle lettere ai giornali, molto riflessive, alla minaccia di una «class action» a carico di chi ha esagerato nelle critiche sui casi Penati, Tedesco, eccetera». Eccetera. 

Il quotidiano dei professionisti si schiera con il ministro dell’economia. Il pezzo in seconda pagina “Tremonti non deve cadere alla tentazione di lasciare” è un appello affinché il ministro «esasperato da gossip, fughe di notizie e insinuazioni» non mandi tutti a quel paese. ITALIA OGGI difende il ministro perché oltre ad essere garante della stabilità e stimato all’estero, «c’è un esito che soprattutto gli uomini di finanza considerano un pericolo: che cioè Berlusconi assuma personalmente l’interim all’economia. Un pericolo, perché agli occhi dei mercato non è stato finora Berlusconi il garante della strana stabilità economica italiana, ma proprio Tremonti».
 
AVVENIRE apre con il titolo “La guerra dei ministeri” sullo scontro tra Quirinale e Lega. Il capo dello Stato insiste: basta equivoci, il governo faccia retromarcia. Ma Bossi risponde : «Napolitano non si preoccupi, le sedi staccate restano dove sono». E il Colle contrattacca: «No alla capitale diffusa: c’è Roma». E poi: «L’apertura di uffici di mera rappresentanza tenga conto della crisi». Secondo il direttore Marco Tarquinio, che firma L’altro Editoriale, si tratta di un “Caso da chiudere subito” perché «oggi non si dovrebbe giocare a piantar “bandierine” nel cuore delle istituzioni e…Nessuno, né a Nord né a Sud, chiede Ministeri sotto casa, ci basterebbe un governo centrale che funziona (cioè che non ci funesta burocraticamente la vita e che coordina bene le proprie ramificazioni territoriali) e soprattutto ci basta che funzionino le cosiddette istituzioni di prossimità (in primo luogo i Comuni)». A pagina 7 intervista a Beppe Pisanu che dichiara : «Sto col Quirinale. La Lega ha torto sul piano costituzionale e pratico. Per le esigenze di rappresentanza ci sono già le prefetture. Parliamoci chiaro. L’intreccio perverso tra crisi economica e crisi etico-politica sta portando l’Italia alla rovina. L’unica via di uscita è mettere insieme le migliori energie del Paese per riconquistare la fiducia dei mercati, per ridistribuire con equità il peso crescente della manovra finanziaria e per riavviare il motore della crescita. Consapevoli di tutto questo, le grandi organizzazioni sindacali ed economiche hanno trovato un largo accordo superando forti e legittime divisioni in nome del bene comune. Se i partiti politici non faranno altrettanto, finiranno per farlo le persone di buona volontà che sono rimaste in Parlamento». A pagina 8  la bufera sul ministro dell’Economia: “Tremonti si dimette.?Ma solo da inquilino” è il titolo. A escludere le dimissioni dal Tesoro ci aveva già pensato il leader della Lega: per Umberto Bossi quella in cui si è imbattuto Tremonti «è una buccia di banana, una stupidaggine, non è un fatto grave. Giulio non deve lasciare». La pensano diversamente le opposizioni: Boccia, del Pd, e Borghesi, dell’Idv, hanno affermato che il super-ministro «ha il dovere di rispondere in Parlamento». Sulla vicenda di Penati, AVVENIRE pubblica invece la difesa dell’ex coordinatore della segreteria di Bersani che parla di “accuse elastiche”: «La linea è chiara e precisa: respeingere le accuse di aver ricevuto tangenti per le aree Falck, quando era sindaco di Sesto San Giovanni e denunciare a sua volta i due imprenditori, Giuseppe PAsini e Piero Di Caterina che lo chiamano in causa, di averlo infangato per coprire i loro guai giudiziari».

Il “Non sono evasore” pronunciato ieri da Giulio Tremonti batte l’altrettanto efficace “Mi dimetto da inquilino” nel titolo in prima pagina e nelle due pagine che LA STAMPA dedica alla non chiara vicenda che sta cuocendo a fuoco lento il ministro. Significativo l’occhiello della pagina: “Tangenti – i nuovi fronti”. Una questione che cresce di giorno in giorno quella non ancora chiarita dell’appartamento messo a disposizione di Tremonti da Marco Milanese, a titolo gratuito come si era detto inizialmente, o con uno strano pagamento in contanti (4 o 10mila euro al mese le cifre che girano), e quindi “in nero”. «Per tutta la giornata si sono rincorse voci di dimissioni di Tremonti», proprio nelle ore in cui «il differenziale tra Btp e Bund ha toccato un nuovo record e i titoli bancari italiani hanno fatto il giro dell’ottovolante». «Il ministro derubrica a semplice “leggerezza” l’aver accettato “l’offerta di Milanese” di condividere l’affitto di via Campo Marzio», è la versione ufficiale, una leggerezza che non merita le dimissioni. A spada tratta il sostegno di Bossi: «Tremonti è uno che controlla che non crolli il soffitto, ma poi non si è accorto della buccia di banana. Quel che è accaduto non è gravissimo, è una stupidaggine». Nelle due pagine successive, si passa ai guai in casa Pd: l’occhiello stavolta è curiosamente più soft: “Le inchieste: Democratici nel mirino”. Interviene la presidente Bindi: «Chi ha sbagliato deve essere cacciato», mentre «Bersani lancia una campagna sulla trasparenza della politica». Cresce però l’imbarazzo, quando non l’insofferenza, all’interno del partito, tra prodiani che sottolineano come «non c’è paese moderno che non si fondi sull’etica», al silenzio di esponenti di spicco come Renzi e Zingaretti, che stanno “fuori dal frullatore”. Spazio alle dichiarazioni di Pasini, l’imprenditore di Sesto San Giovanni che ha dato il via all’inchiesta su Penati: «La maxi tangente? Mi sembrò destinata a politici nazionali. Un’operazione grossa, si arrivò a 20 miliardi», spiega, documentando senza filtri i vari passaggi delle dazioni. Incertezza invece sul filone d’inchiesta, che vede coinvolto sempre Penati come presidente della provincia di Milano, sull’acquisto delle quote della Serravalle: «Per i periti la Provincia fece un affare. I consulenti dei pm milanesi: prezzo congruo». Ma la Corte dei conti smentisce: «Falso».
 
E inoltre sui giornali di oggi:

IMMIGRATI
IL GIORNALE – Il Consiglio dei ministri ha dato il via definitivo all’accordo d’integrazione, il permesso di soggiorno a punti, già contenuti nella legge sulla sicurezza del 2009 e ancora inattuato. Non appena verrà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il regolamento entrerà in vigore e si applicherà agli stranieri  che entreranno nel nostro Paese solo dopo la pubblicazione e chiederanno il permesso per almeno un anno. In sintesi, lo straniero dovrà affrontare un percorso formativo, gratuito, i cui costi sono a carico degli enti locali,  nell’arco di due anni. L’accordo sarà stipulato al suo arrivo in Italia dallo Sportello unico dell’immigrazione. Lo straniero accumulerà punti scegliendo il suo medico di base, mandando i figli a scuola, ottemperando agli obblighi fiscali. 

AVVENIRE – A pagina 11 l’articolo “Immigrati, sì al soggiorno ma soltanto con i “crediti” parla delle regole da seguire con il nuovo permesso “a punti” per rimanere in Italia. Via libera del Cdm all’accordo tra Stato e stranieri: per onorarlo questi ultimi dovranno raggiungere 30 punti imparando l’italiano e iscrivendo i figli a scuola. Secondo Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia all’università Bicocca di Milano: «La conoscenza della lingua è fondamentale per integrarsi, ma lo Stato deve aiutare. Il nodo sono i fondi per i corsi di italiano». Per ora sono previsti solo dei corsi di formazione civica della durata di 5 ore.

LA STAMPA – Alle pagine 14-15 un dossier sulle “Nuove regole per gli immigrati”, che approfondisce i contenuti del regolamento d’attuazione approvato ieri dal Consiglio dei ministri sul “regolamento d’attuazione dell’accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato”, e spiega il funzionamento del cosiddetto “permesso di soggiorno a punti”: per ottenerlo sarà indispensabile conoscere la lingua e la cultura italiana, e ci sarà un test di idoneità finale obbligatorio. Nota negativa, invece, da Milano: «Hanno deciso di chiudere la scuola elementare più multietnica d’Italia: la statale Lombardo Radice di via Paravia (zona San Siro). Il motivo: gli stranieri sono troppi, e vanno oltre quella soglia del 30% prevista dalla legge. Bella l’inchiesta di Michele Brambilla.

IL MANIFESTO – All’approvazione in consiglio dei ministri del Dpr che prevede il permesso di soggiorno a punti IL MANIFESTO dedica un articolo di taglio basso a pagina 7 in cui si sottolinea che questo «È un vecchio pallino della Lega e in particolare del ministro degli Interni Maroni che prova a inserirlo dal 2009 (…)» Si spiega: «Il permesso di soggiorno a punti dovrà essere richiesto da tutti gli immigrati con età superiore ai 16 anni che entrano  per la prima volta in Italia (…) » seguono i casi speciali, la perdita dei punti le eccezioni. Alla fine dell’articolo si presentano alcune osservazioni come quella di Foad Aodi, presidente dell’associazione medici stranieri italiani «Sì all’integrazione e all’insegnamento della lingua italiana “ma senza mettere il cittadino straniero sotto esami continui facendolo sentire immigrato per sempre o cittadino momentaneamente di passaggio»”.

VITA
ITALIA OGGI– Anche questa settimana, un paragrafo di un articolo pubblicato da Vita è stato ripreso da Periscopio, la rassegna stampa di ITALIA OGGI sulle citazioni e frasi brillanti del panorama mediatico italiano. Nel periscopio di oggi c’è Luca Doninelli con la sua descrizione di Lugano. 

KOSOVO
IL MANIFESTO – Gli scontri alla frontiera serbo-kossovara aprono la pagina degli esteri (pag 8) con l’articolo “La nuova guerra di frontiera”, nel momento in cui le unità speciali hanno tentato di prendere il controllo dei valichi al confine con la Serbia la popolazione delle enclave serbe è scesa in strada contro i militari kosovari-albanesi. Nell’articolo al di là della cronaca degli scontri si osserva che c’è «(…) un altro motivo nascosto che ha spinto Hashim Thaqi a prendere l’inziativa come forma di ricatto internazionale» in pratica si sottolinea che la missione Eulex ha deciso di «formalizzare l’inchiesta che lo chiama in causa, per crimini di guerra e contro l’umanità in relazione alla sanguinosa vicenda dei  trapianti di organi (…)» La storia risale al 1999 quanto unità ex Uck alle dipendenze di Hashim Thaqi sequestrarono centinaia di civili serbi e albanesi collaborazionisti, li torturarono ed espiantarono loro organi vitali per finanziare la milizia armata «(…) A chiedere l’incriminazione di Thaqi ora è addirittura l’ex procuratore del Tribunale dell’Aja Carla Del Ponte che giudica negativa e senza poteri effettivi l’indagine di Eulex e chiede invece la costituzione di una commissione inquirente delle Nazioni unite».


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