Salute

La questione di Dio e della sofferenza

Don Tullio Proserpio, cappellano dell'Istituto dei tumori a Milano commenta l'anticipazione della biografia di Umberto Veronesi

di Redazione

Con grande interesse ho letto quanto scritto dal Prof. Umberto Veronesi, nell'estratto pubblicato su Repubblica (qui l'articolo). Ritengo abbia centrato esattamente la questione che, prima che religiosa, è umana. L'incontro quotidiano con la realtà segnata dalla malattia, dalla sofferenza e dal dolore innocente, interpella l'uomo in quanto tale. Per molte persone questi vissuti, come mi sembra di capire nel caso del Prof. Umberto Veronesi, sono la conferma della non esistenza di Dio, meglio della non esistenza di un Dio buono e provvidente (affermazioni peraltro non nuove che trovano riferimenti nella storia della filosofia e non solo). Per altri queste situazioni di dolore estremo – non voluto da Dio! – diventano momento nel quale intuire un "segno" in grado di rinviare ad altro, che per quanti si professano credenti rinvia anche a Dio: è garantita la libertà per ciascuno.
 
Ritengo che nessuno possa presumere di avere risposte persuasive davanti a queste che sono le domande vere della vita, in un senso come nell'altro. Mi sembrano quanto mai attuali le parole pronunciate dal Cardinale Martini 20 anni fa quando diceva: […] Se il compito di dare parola e volto più familiare alla malattia, sofferenza, morte appare arduo, e anzi del tutto impossibile a molti nostri contemporanei, ciò è forse dovuto alla nostra cattiva abitudine di volere soltanto tempi brevi o parole clamorose, ci è divenuto difficile pronunciare parole e compiere gesti di cui non sia possibile misurare immediatamente il risultato nel volto e nella risposta dei nostri interlocutori.  […].
Credere nell’esistenza di un Dio Padre Buono e Provvidente, non fa evitare queste o simili situazioni, e rende tutto chiaro e immediatamente comprensibile; non è la bacchetta magica in grado di risolvere positivamente le situazioni di fatica, dolore, sofferenza, ecc., tutt'altro!
 
Intuisco che il Prof. Umberto Veronesi, davanti a questa tribolazione estrema, ha fatto la scelta di risolvere la questione negando l'esistenza di Dio; altri, pur non condividendo necessariamente le medesime prospettive religiose, scelgono di continuare a impegnarsi per cercare, non di dare risposte, ma di far vivere un'esperienza, fatta di cura medica, ricerca scientifica, condivisione, calore, affetto, anche preghiera, che, per quanti si dichiarano credenti, diventano “segno” del Mistero, insieme alla consapevolezza che: "non si spera mai da soli ma con gli altri e per gli altri".

Cappellano Istituto Nazionale Tumori e Componente dell’équipe assistenziale


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