Mondo

La Quercia non fa sconti

Intervista a Mimmo Lucà, Ds.

di Ettore Colombo

Mimmo Lucà, membro della segreteria Ds e coordinatore dell?area dei Cristiano-sociali, ci tiene a sottolineare con forza due concetti chiari ma che, secondo lui, “risultano offuscati da una campagna di disinformazione, ben orchestrata, sulla posizione dei Ds rispetto alla missione militare in Iraq”. E cioè: “Non abbiamo cambiato opinione sulla contrarietà a quel conflitto e a quella missione militare”. E preannuncia a Vita che “l?opposizione dei Ds all?articolo 2 di quel decreto sarà durissima, fino all?ostruzionismo. Non voglio anticipare nulla, visto che la decisione sarà del gruppo parlamentare, ma il partito prenderà una posizione univoca e chiara. Che sia l?uscita dall?aula o il voto negativo. Di certo non arretreremo rispetto alla posizione che il nostro gruppo ha preso al Senato”.
Vita: Onorevole Lucà, c?è un?unica posizione dei Ds sulla guerra?
Mimmo Lucà: La nostra posizione sulla guerra è inequivocabile. Il terrorismo non è stato sconfitto, il Medio Oriente è più sconvolto ora di prima, rancori e tensioni nel mondo arabo aumentano: non c?è un obiettivo della guerra preventiva che sia stato raggiunto. Nel caso della nostra partecipazione non si è trattato certo di una missione di pace né di stabilizzazione della regione in vista di una transizione democratica. A luglio il governo scisse il finanziamento della missione in Iraq da quello delle altre, oggi si rifiuta di farlo, per ingenerare strumentalmente divisioni nate in seno all?opposizione. Ma noi, come Ds e come lista unitaria, ci batteremo con tutti i mezzi per lo ?spacchettamento? del decreto.
Vita: Il gruppo Ds alla Camera si comporterà in modo diverso da quello al Senato?
Lucà: La scelta dei senatori di non partecipare al voto è stata una scelta forte, di netta opposizione. Non voglio e non posso anticipare nulla di una decisione che deve ancora essere presa, alla Camera, ma non escludo nemmeno nulla: posso dire che ci iscriveremo in massa a parlare, sia in sede di commissione Esteri che in aula, per indurre il governo ad accettare la proposta dell?opposizione a sdoppiare il decreto, che scade il 22 marzo. Valuteremo lo stato dei lavori parlamentari e l?atteggiamento del governo, ma ricordo che rifiutarsi di partecipare al voto è una scelta polemica plateale, che segna una rottura forte.
Vita: All?interno del partito in cui lei milita c?è scontro. Il correntone insiste per il no.
Lucà: Io rispetto le posizioni politiche di tutti e su argomenti come questi sono pienamente legittime posizioni non del tutto coincidenti, sia per ragioni politiche che di coscienza, senza dire che militiamo in un partito che ha molto rispetto per il dissenso. Però voglio far notare che va emergendo un tentativo di scoraggiare lo sviluppo della lista unitaria anche attraverso una forte polemica condotta dall?esterno tesa a provocare forti lacerazioni al suo interno.
Vita: Anche il movimento per la pace è diviso. E c?è chi non vi vuole, ai cortei?
Lucà: Vorrei essere molto chiaro su questo punto. L?appello della Tavola della pace e delle altre associazioni, tra cui le Acli, le ong, la Focsiv, ma anche l?Arci e il comitato Fermiamo la guerra ci ha chiesto di “negare ogni sostegno al decreto che rifinanzia la missione militare italiana in Iraq”. Sono parole che leggo qui, in modo testuale, nell?appello che ho davanti. E a questa richiesta abbiamo risposto sì. Non ci hanno chiesto di fare di più, o di non votare su altre missioni militari italiane all?estero.
La campagna che qualcuno, dentro certe frange del cosiddetto ?movimento per la pace?, ha voluto lanciare contro i Ds non posso che definirla inaccettabile e pericolosa. Alle associazioni firmatarie di questo appello però dico anche: guardate che ci avete chiesto di negare il sostegno a questa missione, non altro, e che voi stessi scrivete che “l?Italia deve investire sull?Onu”. E aggiungo: se l?Onu decidesse di mandare i caschi blu, in Iraq, ne manderei anche molti più di ora, anche se con finalità che hanno a che fare con il ritorno della pace e della democrazia in Iraq.

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