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La protezione sociale in una rete

In Toscana si interverrà sulle reti di protezione sociale

di Alba Arcuri

Regione Toscana. Deliberazione n.1053 del 21 settembre 1998. Approvazione di programmi di intervento regionale reti di protezione sociale. B.U. n. 42 del 21 ottobre 1998. La regione Toscana riconosce e amplifica il ruolo delle associazioni non profit e del mondo del volontariato nella protezione sociale. La giunta regionale ha approvato con una delibera il Piano integrato sociale per il 1998. La delibera ha preso spunto dalla proposta di attuazione del programma di iniziativa regionale ?promozione delle reti di protezione sociale? per il 1998, predisposto dal servizio politiche della domanda socio assistenziale. In questo documento viene sancito il principio che il settore non profit visto nel contesto complessivo dei rapporti sociali, non ha una posizione ?residuale?, così recita il testo, ma una dimensione autonoma e ?autopromozionale?, spostando così l?asse delle politiche dalla prestazione dei servizi alla partecipazione sociale. Il primo degli obiettivi del programma è promuovere e sperimentare lo sviluppo e l?impiego integrato di risorse e di opportunità offerte dai soggetti del volontariato, dalle associazioni non lucrative, dalla cooperazione sociale e dalle famiglie. Attraverso lo strumento dell?iniziativa diretta della Regione si vogliono promuovere azioni che favoriscano il processo di organizzazione delle risorse associative del territorio (anche se espresse ?informalmente?), fornendo strumenti di sostegno attraverso reti di informazione, interventi di formazione professionale, strutture di servizio. Il tentativo è quello di verificare e ampliare i rapporti tra enti locali e organizzazioni del Terzo settore. Ecco le azioni promosse dalla Regione: la realizzazione di una banca dati sulle associazioni non profit attive sul territorio e lo sviluppo di attività di formazione e promozione delle risorse onde favorire il collegamento fra istituzioni e soggetti sociali. Inoltre: definizione dei caratteri organizzativi dei soggetti del Terzo settore e verifica dei rapporti in atto con gli enti locali. Lo studio di diversi strumenti di sostegno allo sviluppo del volontariato e della cooperazione sociale e monitoraggio delle esperienze in atto (fondi di dotazione, centri di servizio eccetera). L?impostazione e attuazione di una ricerca, in aree definite, per la realizzazione di ?patti territoriali di solidarietà?. L?attivazione di nuove forme di mutuo aiuto e di scambio solidale (gruppi familiari di mutuo aiuto e banche del tempo); la valutazione dei programmi in atto a sostegno delle famiglie in difficoltà. E la formazione di operatori per lo sviluppo di interventi a favore della famiglia e ai rapporti genitori e figli. La verifica della qualità dei servizi. Infine la prosecuzione di azioni sperimentali a sostegno di famiglie, attivate in seguito i piani obiettivo ?Famiglia dell?aggiornamento 1997?.


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