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La protezione civile? Serve che sempre più si trasformi in forza di prevenzione
L’Italia, da nord a sud, è stata investita dalle emergenze causate dalle precipitazioni. Tra smottamenti, frane e allagamenti. Come sempre la Protezione Civile ha saputo intervenire tempestivamente. «Siamo diventati i maestri dell’emergenza. Ma non possiamo, ogni volta che piove, fare la conta dei morti, dobbiamo cambiare passo», commenta Carmine Lizza, geologo, responsabile protezione civile Anpas
«È necessario partire con un programma di ricognizione delle opere per la pianificazione del rischio e ricostruire e riprogettare il tutto alle nuove condizioni climatiche e puntare sulla prevenzione non strutturale con piani di protezione civile e una pianificazione di emergenza più efficace. I cittadini devono fare i cittadini e gestire il proprio territorio, almeno vicino casa con azioni di consapevolezza del rischio». Così chiarisce sinteticamente il problema dell’eterna emergenza maltempo Carmine Lizza, geologo e responsabile protezione civile Anpas. In queste ore le Publiche Assistenze sono attive dal 29 ottobre in tutta Italia con interventi continui nel Lazio, Trentino Alto Adige, Veneto, Sicilia, Sardegna, Toscana, Liguria e Abruzzo. I volontari hanno portato assistenza alle comunità colpite attivate dai comuni e dalle istituzioni locali. Dall'assistenza sanitaria alla rimozione dei detriti e del fango delle strade, fino al supporto per il ripristino dell'energia elettrica. «Ma non possiamo solo essere i campioni dell’emergenziale».
Anche questa volta la Protezione Civile in generale e Anpas in particolare dimostrano di essere una macchina molto efficiente…
Sì ci siamo mossi subito e, come di consueto, siamo riusciti a mettere in sicurezza il territorio e assicurare sostegno e aiuto alle persone colpite. Ma mi lasci dire che non ci si può accontentare
In che senso?
Ci siamo abituati ad essere in emergenza. Ma sulla prevenzione siamo indietro come sistema. Da circa undici anni Anpas, dal 2009, abbiamo cambiato completamente il nostro atteggiamento sulla Protezione Civile. Abbiamo anche presentato un progetto, Io Non rischio, con l'obbiettivo di aumentare la consapevolezza del rischio. È importante che le comunicazioni sulla prevenzione venga fatta da cittadini informati, non da burocrati. Ci siamo anche mossi lavorando sul nuovo codice della Protezione Civile riuscendo a far inserire tutta una serie di articoli che vanno nella direzione del ruolo attivo del cittadino. Consapevolezza, sussidiarietà, pianificazione e politiche di gestione del territorio devono vedere il protagonismo dei cittadini.
La cosa preoccupante però di questi eventi è che non si verificano a fronte di masse d'acqua inedite ma a fronte di precipitazioni normali. Come si spiega?
Purtroppo, come successo in Sicilia, siccome si è saputo che la casa era abusiva si chiude il caso ritenendo sia quello il problema. non è così. In Italia abbiamo intere città, costruite a norma di legge, che presentano gravissime criticità che vanno dal rischio alluvione fino al tema sismico. Il problema è che abbiamo oggi la possibilità di studi molto precisi sulla vulnerabilità degli edifici e del territorio ma non siamo capaci di prendere questi elementi di conoscenza e trasformarli in pianificazione e azione. Questo è il percorso che dovremmo fare.
E come si risolve questa mancanza di passaggio da nozione ad azione?
La Protezione Civile deve sempre più diventare regia di prevenzione, più che di intervento emergenziale. Poi sia chiaro, in tutto il mondo esiste il problema opposto.
Si spieghi?
Recentemente sono stato intervistato da un'importante televisione giapponese che voleva spiegassimo ai giapponesi come siamo organizzati perché loro sono fortissimi nella prevenzione ma debolissimi nell'intervento emergenziale. Potremmo pensare di fare uno scambio di know how.
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