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La protesta prende il volo
"Occupate" la Torre di Pisa e la Mole di Torino. Obiettivo delle manifestazioni i monumenti-simbolo
di Redazione

Continua la protesta degli studenti, dei docenti e dei ricercatori. Occupazioni dei monumenti-simbolo come la Torre di Pisa o il Colosseo. Il Governo assediato dal ritorno in piazza delle parte sociali e dalle proprie tensioni interne.
Dai tetti della facoltà all’occupazione dei monumenti-simbolo: Colosseo, Torre di Pisa, mole Antonelliana, Abbazia del Santo a Padova. “Gli studenti occupano i monumenti” titola il CORRIERE DELLA SERA, che apre con la cronaca della giornata di ieri, fatta di occupazioni e proteste scattate una dopo l’altra nelle città italiane, a partire da Roma, che resta «la capitale del fronte “no Gelmini”». Oltre alla cronaca delle occupazioni, il CORRIERE ne raccolta la dinamica: “Il tam tam della nuova Onda. La tattica nasce su Facebook”, titola a pagina due. Ogni collettivo di studenti ha la sua pagina sul social network, ma quelli che contano sono i siti specializzati, che si sono costituiti negli anni e ora fanno rete: globalproject, ateneinrivolta, coordinamento universitario, fra i più seguiti c’è uniriot. Per cento studenti in piazza ce n’è almeno uno a casa al computer, ad aggiornare, ricevere i messaggi via twitter, skype, cellulare. «In manifestazione c’è un incaricato degli aggiornamenti» spiega uno studente di scienze politiche di Padova, ed è così, sfruttando le nuove tecnologie, che monta l’onda della protesta.
In un riquadro a pagina cinque IL CORRIERE pubblica un’intervista botta-e-risposta con il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini, il cui unico messaggio, ripetuto più volte è «un appello al senso di responsabilità». Il ministro critica «i politici che si mettono a cavalcare demagogicamente la protesta» e dice che «c’è davvero il rischio che la situazione peggiori e succeda qualche fatto grave». Circa la polemica con il segretario del Pd Bersani, la Gelmini dice che con l’espressione “studente ripetente” non si riferiva al suo curriculum ma alla sua età: «Che i giovani facciano delle manifestazioni di protesta anche folcloristiche ci sta», ma secondo la ministra il leader dell’opposizione non deve mettersi allo stesso livello.
Apertura in prima, “Gli stendenti fermano la riforma” e tre pagine di approfondimenti per LA REPUBBLICA. Sempre in prima, il direttore Ezio Mauro scrive, nel suo pezzo “Il ritorno dei cittadini” ,che dietro le proteste non c’è uno schema politico d’opposizione organizzata ma qualcosa di più, ovvero «la sensazione che il sentimento politico degli italiani stia cambiando». Ancora Mauro:«L’irruzione degli attori sociali sulla scena rompe la solitudine del calcolo politico, che rischia di parlare solo a se stesso, con le idee e le persone ridotte a numeri». Diversa l’analisi di Curzio Maltese. Nel pezzo “Generazione Derubata”, l’autore spiega che la rivolta degli studenti è una rivolta fiscale. «Negli ultimi cinque anni, forse meno, le tasse medie di uno studente dell’università pubblica sono raddoppiate, in cambio di servizi quasi azzerati dai tagli». Tradotto in soldoni: uno studente della Sapienza che oggi paga dai 1200 ai 18000 euro all’anno, con la legge Gemini, le tasse sono destinate ad arrivare al doppio nei prossimi cinque anni. La cronaca delle proteste città per città è approfondito nel pezzo “Torre di Pisa e Colosseo gli studenti occupano i monumenti-simbolo”. Alcuni esempi: a Milano, dove un gruppo assalta l’Agenzia delle entrate del ministero del tesoro,per due volte i quattrocento in sfilata entrano in contatto con la polizia; a Palermo gli studenti occupano i porto e poi gli studenti dei Collettivi cercano lo scontro con gli apolitici. A Roma, Parma e Trento, saltano le inaugurazione dell’anno accademico; a Bari e a Trieste, professori, ricercatori e studenti circondano le loro università per abbracciarle.
A pagina quattro, Gabriele Romagnoli firma un lungo pezzo “La fantasia sui tetti d’Italia cos’ la protesa conquista il cielo” nel quale spiega il perché dilaga la nuova forma di protesa. Secondo Romagnoli, salire sulla Torre di Pisa è sulla Mole è un modo per far sapere al mondo le ragioni del gesto. La visibilità che si ottiene è enorme. Ormai l’hanno capito anche i politici.
“Sul riassetto degli atenei la maggioranza va sotto. Slitta il voto alla camera”. IL SOLE 24 ORE dà spazio più alle ricadute politiche che agli scontri di piazza, con due commenti che partono in prima, entrambi schierati a favore della riforma. “Un governo che funziona fa le riforme” di Fabrizio Forquet: «Riforma certamente perfettibile, che ha bisogno di più risorse per partire nel modo migliore, ma che segna(va) un passo importante nel tentativo di dare più efficienza e razionalità a un sistema universitario che affonda nelle sue miserie. Ebbene, quella riforma rischia ora di essere cancellata, risucchiata nel buco nero di uno scontro che ha tutt’altri obiettivi e tutt’altre ragioni. E gli studenti e i ricercatori non ne avranno una migliore e più efficace, rimpiomberanno nel solito tran tran. (…) una riforma utile per ridare linfa all’economia e alla società italiana rischia di restare incagliata sugli scogli dello scontro tra i partiti della maggioranza. Da settimane questo giornale chiede al governo di dimostrare la sua residua capacità di governare, di fare, di innovare. Perché il paese non può accettare di affondare nella palude senza una guida politica forte». “Cambiare per essere competitvi”, di Massimo Egidi, entra invece nel dettaglio della riforma: « La riforma Gelmini porterà l’università italiana nel nuovo decennio più forte e più competitiva di come si presenta oggi». Per Egidi tre i motivi che la rendono così positiva: « Le carriere interne sono garanzia di maggiore competitività internazionale. Il decreto prevede, infatti, l’introduzione di una tenure track che offre alle università la possibilità di assumere ricercatori a tempo determinato per due trienni per poi promuoverli ad associati se conseguono l’abilitazione entro il secondo triennio. (…) Il modello Gelmini propone una divisione netta dei compiti fra consiglio di amministrazione, che gestisce le risorse finanziarie, e il senato accademico, responsabile delle decisioni nell’ambito della ricerca e della formazione. (…) Il progetto Gelmini introduce un sistema di gestione molto rigoroso del bilancio delle università. Saranno valutati con cura conto economico e stato patrimoniale per garantire equilibrio nei conti».
Una grande foto della mole antonelliana su cui viene proiettata un’immagine delle manifestazioni degli studenti campeggia al centro della prima pagina de LA STAMPA. Il titolo è “La protesta sale sui monumenti, slitta la riforma dell’università. Nelle pagine interne Michele Brambilla intervista il ministro Mariastella Gemini”. «Più dei finiani che votano con l’opposizione e più degli studenti in piazza, a turbare Mariastella Gelmini è un’immagine che non riesce a togliersi dagli occhi. L’immagine della pelata e del sigaro di Bersani che spuntano da una scala per depositarsi su un tetto», scrive Brambilla. «Ma io dico e mi chiedo: come fa un uomo di più di 50 anni, segretario di un grande partito, a non capire che così rischia di legittimare gli eccessi? Mi creda: io sono davvero preoccupata, non vorrei che tutto degenerasse, che qualche giovane finisse con il farsi male», dice la Gelmini. Ai nuovi metodi della contestazione è dedicato l’articolo di Marco Alfieri: «Blitz simultanei, la rivolta ai tempi di facebook». Racconta Alfieri: «Dal megafono roco di Mario Capanna ai messaggi multipli mutuati dal modello delle feste dei centri sociali. Dal mitico Sessantotto dei cortei e dei grandi narcisismi ai profili Facebook, il porta a porta virtuale del terzo millennio. C’è molta viralità di messaggi dietro la protesta studentesca di queste ore». Alle pagine 2 e 3 si ricostruisce la battaglia politica: «Governo di nuovo ko e la riforma slitta» nel resoconto della giornata di Flavia Amabile, mentre «la Gemini detta le sue condizioni ai finiani. Secondo il «taccuino» di Marcello Sorgi «Nella maggioranza è scomparso il respiro riformatore».
“Studenti in piazza, asini sui tetti” è il titolo della copertina de IL GIORNALE e il tema del fondo di Vittorio Feltri che critica l’istruzione di massa e difende la riforma Gelmini: «tende a ridurre il potere dei baroni, a stroncare il fenomeno di parentopoli, al eliminare gli sprechi, mira a ripristinare la meritocrazia. Professori, sindacati agiscono in simbiosi, si sostengono con il comune intento di conservare lo status quo dal quale traggono privilegi, consensi comprati a spese dello Stato, carriere e la possibilità di consolidare la propria egemonia nel mondo culturale» infine «E’ deprimente constatare che oggi come ieri i ragazzi sono manovrati dai tromboni della conservazione travestiti da rivoluzionari. L’immagine di Pier Luigi Bersani e dei finiani sul tetto della Sapienza è il simbolo della decadenza inarrestabili sia dell’università sia della politica che l’ha conciata così». Il GIORNALE titola la cronaca così: “E i finiani si arrampicano sui muri”. Catenaccio: “Pure il Fli sui cornicioni dopo democratici, intellettuali e cantanti: l’ultimo gioco di società è salire in vetta agli edifici”. Peccato che nessuno abbia a cuore il futuro delle università. Cavalcano la protesta solo per far cadere Berlusconi.
«Il belpaese» è quello che descrivono le quattro fotografie che occupano quasi tutta la prima pagina de IL MANIFESTO oggi con le immagini delle manifestazioni degli studenti sulla Torre di Pisa, al Colosseo, davanti alla Basilica del Santo a Padova e sul tetto dell’Università di Torino con vista Mole. «Dopo i tetti gli studenti scalano i monumenti e con i loro striscioni di protesta trasformano i beni culturali in un gran pavese. Le manifestazioni si moltiplicano in tutta Italia mentre in parlamento la legge rallenta, il governo perde colpi e la Gelmini vota contro se stessa» riassume il sommario. Anche Vauro racconta la protesta nella sua vignetta dal titolo Pisa dove si vedono gli studente sulla Torre di Pisa mentre lanciano la Gelmini, commento «Giù dalla torre!». Gli articoli sono alle pagine 4 e 5 con il titolo principale che recita: «Monumenti studenteschi». Al risvolto parlamentare è dedicato l’articolo in apertura di pagina 4 «Gelmini avverte i finiani: “Smettetela o ritiro il ddl”». «La protesta degli studenti e dei ricercatori “va ascoltata, non criminalizzata”. Alla fine anche i finiani – dopo Ferrero, Bersani, Di Pietro e Vendola – salgono sul tetto. Flavia Perina. Fabio Granata e Benedetto Della Vedova rimarcano la differenza politica tra Fli e il resto della maggioranza rispetto alla cultura e alle proteste delle università (…). La camera ormai è una plaza de toros. Con Pdl e Lega che corrono corrono ma vengono infilzati appena possibile. Ieri la maggioranza è stata battuta un’altra volta (la quarta su questo ddl e la 61ma in due anni) su un emendamento minore proprio di Granata. La confusione era tale che perfino i ministri Gelmini e Alfano in uno scrutinio hanno votato per errore con le opposizioni. (…)» e conclude «Al ministero, con una solerzia svizzera buona per i talk show, già quantificano i danni per le occupazioni a 10 milioni di euro. “Vadano a raccogliere la monnezza a Napoli”, suggerisce il dannunziano ministro La Russa. “Sono solo perditempo e privilegiati” sfotte Salvini della Lega. L’antologia può bastare, il senso è chiaro. Gelmini invece va al Tg1 tarocca-immagini: “Proprio non comprendo come mai gli studenti vogliano difendere i privilegi dei baroni”. Il taglio di 300 milioni (anche alle borse di studio) potrebbe essere un indizio».
“Atenei, nelle piazze tensioni e scontri. E in aula la riforma viaggia col fiatone” è il titolo nel taglio centrale della prima pagina di AVVENIRE. La notizia viene approfondita alle pagine 10 e 11 dove si parla di «università al bivio». Il ministro: «dopo la nuova bocciatura in aula è tornato a parlare di inquietante saldatura tra baroni e studenti». Poi ha teso la mano alle opposizioni invitandole alla responsabilità: «Il Paese ne ha bisogno, le risorse ci sono e il Pd decida se vuole sposare l strada del cambiamento o limitarsi a difendere lo status quo». In un box si cita l’opinione della Fuci: «L’apertura dei giovani universitari cattolici: Siamo pronti al dialogo con le istituzioni». Scrivono gli studenti cattolici: «non rimaniamo passivi spettatori della condizione in cui versa l’università italiana ma allo stesso tempo non siamo inclini a seguire gli slogan del momento o demolire proposte e istituzioni»
COLLETTA ALIMENTARE
LA STAMPA – a pagina 29 il titolo è «Domani la spesa si fa per i più poveri». Scrive Francesco Moscatelli: «110 mila volontari con la pettorina gialla che domani stazioneranno con un banchetto davanti alle casse dei supermercati italiani er invitare i clienti a donare pasta, riso, scatolame e più in generale tutti gli alimenti a lunga conservazione (sul sito www.bancoalimentare.it c’è l’elenco di tutti gli 8100 punti vendita che hanno aderito».
DONNE
IL MANIFESTO – L’intera pagina 9 è dedicata alla celebrazione di ieri della giornata Onu contro la violenza sulle donne «Omicidi, botte e stupri È allarme in Europa» recita il titolo principale, mentre il sommario ricorda che: «Oltre sessant’anni dopo la proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, quelli dell’”altra metà del cielo” vengono calpestati in ogni parte del mondo: nei paesi in via di sviluppo (nella Repubblica democratica del Congo oltre 4.500 violentate) come nel centro del mondo, una su quattro ha subito violenza fisica almeno una volta nella vita e il 10% è stata vittima di abusi sessuali» in un box un numero «115», ovvero il numero delle donne «uccise in Italia. Questo è il dato – ancora parziale – per l’anno 2010. Nel 2009, nel 36% dei casi i carnefici sono stati i mariti, nel 18% conviventi o partner, nel 13% parenti e 9% ex compagni». L’articolo principale offre un “giro del mondo” delle violenze subite dalle donne e si parla di una proposta europea: «alcune deputate europee, di diversa nazionalità e provenienza politica, hanno proposto al Parlamento europeo di istituire l’anno della violenza contro le donne, e chiedono ai cittadini europei di firmare la petizione sul sito www.violenceagainstwomen.eu». Due altri articoli approfondiscono il tema dell’infilbulazione «Storia di Hamda, “donna cucita” che si batte contro l’orrore» e la rete Gabriella delle Filippine che riunisce collettivi di donne.
GERMANIA
IL SOLE 24 ORE – “La Tav tedesca fa il pieno in tv”: «Un grande progetto infrastrutturale che di fronte alla dura opposizione ambientalista prende la via dell’arbitrato. Un arbitrato che sulla tv locale fa il record di ascolto con un dibattito pacato, a volte estremamente tecnico e moderato da un ex politico di 80 anni… Un altro esempio dell’eccezione tedesca; un’eccezione che forse potrebbe dare qualche lezione anche a noi. Il progetto è quello della nuova stazione sotterranea di Stoccarda con annessa nuova linea ad alta velocità per Ulm: 7 miliardi di investimento in tutto (almeno secondo le stime attuali) e nove anni di lavori per un miglior collegamento con l’aeroporto e un risparmio promesso di mezz’ora nei tempi di viaggio per Monaco (da due ore e mezza a due). (…) Fino a qualche mese fa anche tutti i politici locali, Verdi esclusi, erano schierati compattamente a favore; ora però la Spd si è smarcata e chiede un referendum – quel referendum che il sindaco di Stoccarda Wolfgang Schuster (Cdu) ha più volte negato. I sondaggi per le elezioni del Land Baden-Württemberg, che si terranno nel prossimo marzo, danno i Verdi per favoriti». Commento del SOLE a pagina 16: «Milioni di spettatori davanti alla tv per seguire in diretta un dibattito sulla Tav? La notizia dalla Germania dimostra che i tedeschi hanno molte cose in comune con noi, ma anche un paio di differenze. Anche lì un progetto infrastrutturale da 7 miliardi provoca una forte opposizione: la politica non è riuscita a convincere una fetta di popolazione che i benefici saranno superiori ai costi. Le proteste viste a Stoccarda quest’estate non erano meno dure di quelle della Val di Susa. Il progetto è già stato approvato in tutte le sedi politiche e la Germania non è la Svizzera, dove un investimento simile sarebbe stato sottoposto a referendum. Ma di fronte al rischio dello scontro sociale e della paralisi, i tedeschi si sono letteralmente inventati un arbitrato che ha già avuto due effetti positivi. Il primo è stato di svelenire il clima; il secondo è di costringere i sostenitori del progetto a dimostrarne la fattibilità e l’utilità, cifre alla mano; e gli oppositori a formulare proposte alternative, cifre alla mano. L’eventuale decisione di cancellare il progetto o modificarlo resterà alla politica. E gli elettori del Baden-Württemberg avranno – già in primavera – la possibilità di dare il loro parere con il voto per le elezioni regionali. Si parla e poi si fa. In Germania».
CRISI
IL CORRIERE – “Piano per il Sud da novanta miliardi: c’è anche la banca”. Oggi il consiglio dei ministri dovrebbe approvare il “piano per il Sud”. Il pacchetto è formato da un documento programmatico in cui si esplicitano le priorità: infrastrutture, scuola, giustizia, riforma degli incentivi, Banca del sud. Ci sono poi due decreti attuativi sul federalismo fiscale, uno che dei quali istituisce un fondo per lo sviluppo e la coesione il cui obiettivo è rimuovere gli squilibri economici e sociali.
INTERNET
IL CORRIERE – “Wikileaks colpisce la diplomazia Usa: Giudizi e segreti sui Paesi amici”. Il sito di Julian Assange ha annunciato che nei prossimi giorni metterà online un volume impressionante di documenti segreti sulla diplomazia Usa, che riguarderebbero la Russia, le ex repubbliche sovietiche in Asia ed Europa, l’Afghanistan e dovrebbe esserci anche un carteggio riguardante l’Italia. Come per i files sull’Iraq, si tratta di rivelazioni che «nuociono alla sicurezza nazionale» ha detto il portavoce del dipartimento di Stato.
FINE VITA
AVVENIRE – continua la sua campagna «Fateli parlare» per chiedere alla Rai spazio nel programma di fazio e Saviano per chi ha posizioni diverse da quelle espresse da Beppino Englaro e Mina Welby. In apertura di prima pagina il titolo è «Anche il Cda Rai con i malati e le famiglie. Ma Fazio e saviano dicono “no”». Scrive il direttore Marco Tarquinio nel suo editoriale: «Ma che cosa hanno fatto i non-Englaro e i non-Welby per meritare questo bavaglio e queste umiliazioni, questo puntiglioso sussiego? Sono forse troppi? Sì, sono tantissimi. Sono praticamente tutti quelli che si sono ritrovati arruolati loro malgrado nelle battaglie con la distrofia, la sclerosi multipla, la Sla».
IL GIORNALE – In evidenza la questione dei due fronti: eutanasia e prolife. Il Cda di viale Mazzini dà l’ok alle associazioni contro l’eutanasia per replicare alla puntata del programma Vieni via con me della scorsa settimana dedicata al caso Welby e Englaro. Il conduttore Fazio e il narratore Saviano rispondono picche: «è inaccettabile». Oggi la decisione.
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