Non profit

La protesta del volontariato: “Il governo ci taglia i fondi”

18mila organizzazioni scrivono a Ciampi. In piazza contro la nuova legge che riduce del 75 per cento la formazione

di Redazione

Le associazioni del volontariato- realtà nazionali e locali, consulte e anche sindacati – si stanno mobilitando per bloccare una parziale modifica della legge quadro per il volontariato (la 266/91) che nei prossimi giorni approderà in Senato. Una modifica che decapiterebbe del 75 per cento i fondi destinati ai Centri servizio al volontariato (i Csv). “Se approvati dal parlamento, i due provvedimenti comporterebbero la riduzione al 25 per cento delle risorse attualmente destinate ai 76 centri di servizio al volontariato”, è l’allarme lanciato dal documento che da giorni gira tra le segreterie e i coordinamenti delle associazioni. Una riforma silenziosa (perché non c’è stata ancora nessuna discussione nell’aula parlamentare) che verrà presentata e spiegata – anche per decidere quali saranno le prossime mobilitazioni – oggi a Milano, dove dalle 10 alle 17,30 il coordinamento regionale dei Csv ha organizzato un presidio in piazza San Babila, e domani a Roma, con una convocazione straordinaria di tutte le realtà del non profit, alle 9,30 nella sede del Forum permanente del Terzo settore. In sostanza, si parla di una drastica riduzione dei fondi che per legge, ogni anno, le fondazioni bancarie devono destinare ai Csv (lo stanziamento del 2003 è stato di 95 milioni di euro). Un taglio che di fatto, dice Marco Granelli, presidente di Csv.net, “smantellerebbe le strutture nate per facilitare il lavoro dei volontari e per tenerli costantemente aggiornati, compromettendo di conseguenza la stessa qualità del lavoro delle associazioni”. Una possibilità che ha fatto mobilitare tutti: Anpas, Arci, Auser, Avis, Telefono Azzurro, Legambiente, Confederazione nazionale Misericordie d’Italia, Società di san Vincenzo, Associazione Ong italiane, solo per citarne alcune. Da quando sono nati i Csv, tutte loro hanno potuto usufruire di servizi gratuiti che, altrimenti, avrebbero inciso di molto sui loro bilanci: più spese per formazione, aggiornamento, consulenza legale, fiscale, sostegno ai progetti, vuol dire meno soldi per “fare volontariato”, cioè per dare aiuto a chi ha bisogno. Le quote stanziate dalle fondazioni bancarie, ancora oggi, vengono date direttamente ai Csv, che provvedono poi a gestirle. Ma il governo ha deciso ora di inserire in un maxi emendamento in discussione in questi giorni al Senato che riforma questo sistema di gestione: se il disegno di legge dovesse passare, la metà dei fondi destinati ai Csv dovrebbero essere gestiti direttamente dalle fondazioni bancarie per finanziare i progetti del servizio civile nazionale. “Una guerra tra poveri – spiega ancora Granelli – perché si riducono le risorse per i Csv a vantaggio di un servizio che invece andrebbe sostenuto attraverso adeguate e specifiche risorse pubbliche”.

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