Politica

La protesta dei cittadini

Parte da facebook la mobilitazione «contro la scuola politicizzata»

di Antonio Sgobba

A qualcuno la scuola di Adro piace. «Il sole delle Alpi in fondo è solo un simbolo storico», ha detto una mamma a Il Giornale. In fondo l’istituto «Gianfranco Miglio» è  «tecnologicamente innovativo», e c’è chi dice «l’importante è che sia una bella scuola». Non tutti gli adrensi la pensano così.

A partire da docenti e personale Ata. Dopo un’assemblea, infatti, hanno scritto al sindaco Oscar Lancini per chiedere la rimozione dell’onnipresente simbolo leghista. «Per tutelare il pluralismo della scuola pubblica», dicono. E nei giorni scorsi era stato proprio il dirigente  scolastico Gianluigi Cadei a spedire una nota nella quale esprimeva il proprio dissenso. Era una lettera riservata, inviata agli insegnanti, alla responsabile dell’Ufficio scolastico provinciale di Brescia, Maria Rosa Raimondi, al primo cittadino di Adro e al direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Giuseppe Colosio.

Ma ora la protesta diventa pubblica. E sabato mattina i cittadini che non ci stanno si ritroveranno per un «Presidio protesta contro la politicizzazione della scuola pubblica di Adro», in piazza Costantino Ruggeri. Organizzano l’iniziativa il Pd di Adro, la lista Linfa, il Popolo Viola, l’Idv, l’Anpi e «altre realtà e semplici persone di buona volontà» che saranno «pacificamente al fianco ed al sostegno di tutti gli Adrensi che si vogliono opporre alla prepotenza leghista del sindaco Lancini e della sua giunta», scrivono gli organizzatori. Per partecipare c’è anche la pagina Facebook dell’evento. Il segretario del Pd locale Silvio Ferretti scrive sul social network: «mi raccomando, portate più bandiere tricolore possibili. Quelle sì identificano chi siamo».

Nel frattempo il consigliere regionale dei democratici Gianantonio Girelli ha scritto una lettera al presidente della Repubblica. Si chiede Girelli «se un domani questa stessa scuola, con le sue aule griffate con il simbolo politico di un movimento ovunque, dall’ingresso alle lavagne, possa essere utilizzata, come  spesso succede, anche come sede elettorale per  votazioni, politiche o amministrative». Si potrà votare in una struttura tappezzata di simbolo di partito? Ci sarebbe «un’ evidente inopportunità» e così, scrive Girelli, la scuola sarebbe «dimezzata per quanto concerne le sue articolate funzioni di luogo pubblico».

 

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