La prima storia del 2014 la dedico a loro. Perché non è sufficiente il necessario

di Antonio Amendola

Ho avuto il privilegio di passare la notte del 31 dicembre con gli straordinari amici di Binario 95, il Centro diurno e notturno per senza fissa dimora a Roma.

Una serata allegra, “spensierata”, animata da tanti volontari (presentatisi lì per la prima volta, giusto per dare una mano).

Questo è un omaggio a loro che vivono la strada e che guardano la vita negli occhi. Dal basso. E che nonostante tutto, hanno riempito di allegria la serata, brindando al nuovo anno ed esprimendo auguri semplici, essenziali, importanti: un alloggio, un po’ di salute, un po’ di compagnia.

Binario95 svolge un ruolo importante. Non solo fornisce supporto e assistenza immediata ma realizza laboratori di scrittura, teatrali, fotografici (lo faremo presto insieme), feste. Perché davvero non è sufficiente il necessario.

Sembra una banalità, ma è così. Il necessario non è sufficiente. Serve a vivere e sopravvivere, è vero, ma non è sufficiente. Una persona, per sentirsi tale, deve avere anche altro. E deve sentirsi parte di un gruppo, di una comunità.

L’altra notte tante vite mi hanno accolto nelle loro storie. Ovviamente sono storie difficili, impegnative, a volte (spesso) drammatiche. Ma tutte sono legate da quella che molti di noi ancora chiamano “invisibilità sociale”.

E’ una cosa che mi manda in bestia. Perché usiamo quella parola? Come se fosse colpa loro essere invisibili! Piuttosto, siamo noi ad essere cechi. Ecco, sì, forse sarebbe il caso parlare di “cecità sociale”.

Questo è un omaggio a loro.

Ai volontari che si danno completamente senza chiedere nulla in cambio. Che hanno rinunciato a ben altri “veglioni” per fare compagnia a chi, in fondo, chiede solo quello.

Giovanni

A Giovanni, che ha ancora con sé il ritratto scattato da S4C anni fa…e che ascoltava molto attentamente (a tratti incuriosito) il messaggio di fine d’anno del nostro Presidente della Repubblica.

A Leo, che possa risolvere i suoi problemi e che possa avere una nuova pipa.

A lui con quella barba magnifica e quegli occhi tristi. Sua moglie è morta pochi giorni fa e stasera voleva solo un po’ di svago e compagnia. Ha ringraziato quella “macchina fotografica” per averlo intrattenuto…

A lui che è incazzato, perché dorme sul treno Roma-Formia e l’altro giorno gli hanno rubato il cellulare con il numero di telefono di sua madre. Maledetti bastardi…come si fa a derubare un poveraccio?

A lui che dorme in centro, vicino San Lorenzo in Lucina, “perché tanto i politici non sono pericolosi, vero? Invece a piazza Venezia mi picchiano e derubano spesso”.

Alla scena più brutta della serata: una mamma con due bambini che chiedeva di dormire ma non è stato possibile accoglierla, perché è un centro maschile e la legge non consente di accogliere anche i minori. Erano vestiti bene, molto dignitosi, con delle belle valigie colorate. Riflettiamo. Può succedere a chiunque di noi…

A lei, che poi è lui ma a nessuno giustamente importa nulla, che è stata truccata benissimo da una volontaria. Si è vista nello specchio e poi in una foto e l’ho sentita sussurrare tra lei e lei, quasi commossa, “bella…un po’ grassa però…”. Mi ha inondato di entusiasmo quella donna.

 

Alla storia più bella della serata: i volontari di Binario95 hanno recuperato un povero signore, per terra, per strada. Era sotto shock, aveva freddo ed era stato malmenato (pare una bottigliata in testa). L’hanno portato al centro e – durante la festa – lo hanno assistito, fatto accomodare, coperto e riscaldato. Gli hanno dato da mangiare. Gli hanno fatto una doccia mentre gli altri cenavano e lo hanno messo a dormire.

A tutti quei volontari, grazie.

A loro che si sono aperti, e che mi hanno fatto entrare nelle loro storie, grazie. Antonio Amendola

 


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