Cultura

La prima public library d’Italia. Una biblioteca che è un piacere

Costruita in un palazzo storico, con un’offerta pensata per ogni tipo di pubblico.Ne parla l’ideatrice, Antonella Agnoli: "Sarà un luogo di aggregazione sociale".

di Giuseppe Frangi

Una lunga fila di bambini, con un libro sulla testa, hanno attraversato Pesaro, domenica 16 giugno, come delle disciplinatissime formiche in trasloco da una tana all?altra. Sono stati i bambini infatti a traslocare una parte dei volumi dalla vecchia biblioteca alla nuova, vero gioiello, inaugurata nel centro della città marchigiana. «Abbiamo la più bella biblioteca d?Italia», si sussurra con orgoglio tra la gente di Pesaro. E i motivi per essere orgogliosi non mancano: sistemata in un palazzo stupendo, rifinita in ogni particolare, con orari di apertura lunghissimi e con dotazione di ogni tipo di media a 360 gradi, dai libri ai video, dai fumetti ai dischi, dai giornali alle riviste. Costata 14 miliardi di lire, la Biblioteca San Giovanni è costruita sul modello delle nuove biblioteche francesi e spagnole: nate con l?obiettivo di essere aperte a tutti, di familiarizzare un pubblico nuovo alla lettura, di uscire dalla logica chiusa delle biblioteche di conservazione. Artefice del progetto è una signora che tra i libri ha passato gran parte della sua vita, Antonella Agnoli. Per 26 anni è stata bibliotecaria a Spinea, alle porte di Venezia. «All?inizio vedevo entrare sempre le solite persone. Allora, per sfida, mi chiesi perché ad esempio non fare arrivare più donne. Arricchii il catalogo anche con titoli di Harmony. L?effetto fu immediato. Ma dopo qualche tempo quelle stesse donne iniziavano a leggere Musil?» Dopo quella lunga esperienza, la Agnoli si è licenziata e si è ritagliata una figura professionale nuova, su misura: library consulting, si potrebbe chiamarla. In questi panni si è legata per 4 anni all?amministrazione di Pesaro, per far decollare la più bella biblioteca d?Italia. Vita: Sarà davvero la più bella? Agnoli: Preferisco definirla la più aperta. Studiando e girando per l?Europa, ho imparato che il problema delle biblioteche non è innanzitutto il catalogo, bensì lo spazio. Devono essere luoghi facili, luminosi, dove venga voglia di starci. Luoghi di incontro, di comunicazione. Per pensare la San Giovanni abbiamo fatto 25 incontri con tutte le realtà sociali di Pesaro, per capire quali attese avevano e cosa si auguravano di trovarvi. Poi abbiamo fatto un?operazione di comunicazione a tappeto. In particolare abbiamo lanciato l?idea di regalare un libro alla biblioteca, scegliendolo nelle liste che avevamo lasciato nelle principali librerie della città. Lo slogan è stato molto efficace: ?Regala un libro, vinci una biblioteca?. Vita: La vecchia biblioteca ha fatto il suo tempo? Agnoli: No. A Pesaro stessa resta una biblioteca storica di conservazione. Ma qui abbiamo sperimentato un?altra strada sulla quale alcuni Paesi europei sono molto avanti: quella della public library. Una biblioteca cioè che coinvolga l?insieme dei cittadini, che offra loro informazioni utili per la vita quotidiana, che crei l?abitudine alla lettura nei bambini, che promuova l?alfabetizzazione informatica. Queste funzioni più complesse non erano possibili nelle vecchie biblioteche il cui unico compito era la conservazione dei libri. Le esperienze francesi, tedesche, olandesi ci dicono che una biblioteca progettata secondo questi principi, con spazi adeguati e personale preparato ha ovunque un grande successo. Tanto da diventare in Paesi come la Francia il progetto ?forte? di molti amministratori locali, spesso rieletti proprio grazie al successo straordinario delle nuove biblioteche costruite durante il loro mandato. Vita: E negli Stati Uniti ? Agnoli: Negli Stati Uniti si continua a investire in edifici bibliotecari (talvolta grandi e costosi) per fedeltà a una tradizione antica che vedeva le biblioteche pubbliche come strumento di integrazione sociale e di affermazione democratica. Non esiste Main Street che oltre alla chiesa, alla pompa di benzina, al municipio, non abbia anche la biblioteca. Investire nelle biblioteche significa investire nella formazione di un cittadino capace di competere in un mercato sempre più globale e sempre più dominato dalle nuove tecnologie. Vita: Ci si lamenta che in Italia si legge poco. Un?iniziativa così aiuterà a invertire la tendenza? Agnoli: Io non sono così convinta di quella valutazione. Un?indagine realizzata non molto tempo fa sui lettori giovani, smentì in effetti queste valutazioni pessimistiche. I giovani leggono, anche se leggono prodotti che non sono libri, ma fumetti e riviste. E leggono di più laddove ci sono luoghi dove leggere. Come vede si torna alla questione: lo spazio è vera la scommessa. Vita: E il catalogo non conta? Agnoli: Il catalogo conta, ma non è l?unico elemento. Conta la luce, conta la comodità, contano gli orari di apertura: d?estate terremo aperto sino alle 11 di sera, per permettere anche a chi lavora di venire in biblioteca. Poi conta anche il catalogo, che non deve escludere ciò che la gente cerca. E se i giovani cercano i fumetti devono trovarli. Alla San Giovanni ne troveranno tanti. Vita: E troveranno anche i libri, alla fine? Agnoli: Evidentemente. Non troveranno cento copie di Camilleri. Ma potranno muoversi tra gli scaffali dove i volumi sono catalogati secondo criteri molto semplici. Ad esempio, la narrativa è tutta insieme, senza divisione di epoche o di provenienza. Un modo per far venire la tentazione di riprendere in mano anche i classici, perché vicino a Forsyte uno può vedere Flaubert. Vita: C?è una biblioteca più bella di quella di Pesaro? Agnoli: Beh, c?è quella di Limoges, in Francia. Lì hanno speso addirittura 70 miliardi. Ma qui la giunta ha fatto le cose per bene, credendo nella cultura come fattore di coesione civile e sociale. (ha collaborato Chiara Cappellini)


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