Non profit

La prima battaglia: far conoscere i diritti

Una lettrice commenta la propria condizione di vita di mamma di un disabile grave.

di Franco Bomprezzi

Ho letto con piacere l?articolo ?La rivincita di Arianna?. Oltre a essere contenta per la bimba, ho pensato che anch?io potrei far valere alcuni diritti per mio figlio, come quello di usufruire di un servizio di trasporto per il centro socio-educativo in un Comune diverso dal nostro. Poi ho capito che dovrò continuare a vita a pagare e accompagnare mio figlio dato che Davide non ha la fortuna di un papà avvocato e che con lo stipendio di un operaio possiamo scordarci una causa in Tribunale. Magari basterebbero leggi più chiare, per evitare tutto questo. E.B., mamma di un disabile grave Diffondere la coscienza dei diritti è la premessa per qualsiasi battaglia, cara lettrice. In questo caso la bambina è stata aiutata dal padre avvocato? Certo, ma esistono comunque molte associazioni e servizi di aiuto gratuito per orientare, consigliare, affiancare le famiglie e le persone. Anche il call center SuperAbile Inail, al numero verde gratuito 800 810 810, è a tua disposizione per questo. Il 2003 dovrebbe servire anche a far conoscere le leggi, le opportunità, i diritti essenziali. Il problema, non solo italiano, è che i diritti sulla carta vengono garantiti solo se ci sono i soldi, e le risorse invece di aumentare diminuiscono. Nella tua Regione, la Lombardia, probabilmente potresti chiedere e ottenere interventi economici di sostegno alla famiglia, già in molte zone previsti. Non c?è bisogno sempre di ?andare in tribunale?. Certo che ancora non esiste dappertutto la figura del difensore civico, che servirebbe proprio a questo, e che consentirebbe un grande risparmio sulle spese per la giustizia, oltre che ridare ai cittadini la fiducia piena nelle istituzioni. Quanto alla chiarezza delle leggi, temo purtroppo che dovremo aspettare a lungo. Non c?è norma, in Italia, non solo per le persone disabili, che non abbia almeno dieci interpretazioni tutte (o quasi) legittime. Per scrivere a Franco Bomprezzi: redazione@vita.it


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