Welfare
La povertà educativa è una grande questione nazionale
L'impresa sociale Con i Bambini presenta l'indagine che esplora l'impatto del Covid su bambini e ragazzi, per trarne delle "lezioni". Per il 78% degli italiani, il principale problema dei minori accentuato dalla pandemia è la dipendenza da smartphone e tablet. Otto genitori su 10 affermano che a bambini e ragazzi non dovrà mai più mancare la continuità scolastica
di Redazione
Due italiani su 3 hanno consapevolezza che negli ultimi due anni, a seguito dell’emergenza Covid, sono aumentate le disuguaglianze tra i minori. Quasi 8 italiani su 10 pensano che la responsabilità della crescita dei minori sia di tutta la comunità e non solo della scuola: un dato che si rafforza nel corso del tempo, crescendo del 32% rispetto a novembre 2019 e del 12% rispetto a novembre 2020. La povertà educativa è un fenomeno grave per il 90% degli italiani e cresce la percentuale di italiani che sa cosa sia, con il 76% degli intervistati che lo identifica con la mancanza di accesso ad opportunità di crescita. Per il 57% dei cittadini, l’azione di contrasto della povertà educativa minorile è oggi ancora più importante rispetto a 2 anni fa. Sono alcuni dati che emergono dall’indagine “Gli italiani e la povertà educativa minorile – Ascoltiamo le comunità educanti”, condotta dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, nata per attuare i programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile in Italia. I risultati dell’indagine sono stati presentati dal direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento e da Sabrina Titone, ricercatrice Demopolis. Ne hanno discusso Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini; Francesco Profumo, presidente di Acri; Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore.
La ricerca focalizza i bisogni individuali e collettivi affiorati dopo l’emergenza Coronavirus, l’onda lunga della crisi pandemica sui più giovani, le percezioni dell’opinione pubblica sulla povertà educativa. Ma ci sono anche domande mirate e di grande attualità, come il fatto che il 51% degli italiani è favorevole alla vaccinazione contro il covid per i bambini fra i 5 e gli 11 anni, dato però che scende al 45% fra i genitori di figli minori. Un’altra domanda di attualità è quella riguardante gli orfani di femminicidio: per l’87% degli italiani si presta poca attenzione ai figli delle vittime di femminicidio. L’89% ritiene che abbiano diritto ad un sostegno speciale da parte della comunità e delle istituzioni. L’85% valuta positivamente l’azione promossa nell’ambito del Fondo dall’impresa sociale Con i Bambini per la presa in carico di bambini e ragazzi orfani di femminicidio. Quanto al “lascito” della pandemia sui ragazzi, per il 78% degli italiani, il principale problema dei minori accentuato dalla pandemia è la dipendenza da smartphone e tablet e 8 genitori su 10 affermano che a bambini e ragazzi in futuro non dovrà mai più mancare la continuità scolastica, ma anche la socialità fra coetanei (69%) e le attività sportive e ludiche (63%). Solo il 29% indica i dispositivi e internet.
Per Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini, «gli italiani hanno capito che la povertà educativa è una grande questione nazionale. Cresce e si rafforza anche la consapevolezza che il fenomeno si affronta insieme, in un’ottica di comunità educante, rafforzando le alleanze educative. Dopo l’emergenza in senso stretto, in cui le preoccupazioni principali erano giustamente rivolte alla disponibilità di dispositivi e internet, l’opinione pubblica fa i conti con le esigenze primarie di ogni uomo e bambino: la socialità e i legami con i pari, l’esigenza di imparare bene e, al contempo, di stare bene insieme, tra coetanei. La pandemia ha ostacolato tutto questo, servono continuità nell’apprendimento per bambini e ragazzi, più spazi per la socializzazione. Le diseguaglianze sono cresciute, occorre raggiungere tutti e ciascuno. Le priorità indicate dagli italiani per il PNRR e la spesa pubblica sono eloquenti. Il percorso avviato da Con i Bambini anche verso le particolari fragilità è largamente condiviso dall’opinione pubblica, come dimostrano le reazioni positive all’iniziativa che stiamo avviando a favore di bambini e ragazzi orfani di femminicidio, che risponde a un dovere civile di tutti». Hanno partecipato alla presentazione del rapporto anche Francesco Profumo, presidente di Acri e Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore. Per Profumo «il tema della povertà educativa ha finalmente conquistato la centralità che merita nel dibattito pubblico, l’indagine presentata oggi lo conferma. L’emergenza Covid ha fatto emergere le disuguaglianze che lacerano la nostra società e che condannano a un “destino già scritto” molti dei nostri ragazzi che si trovano in condizioni socio-economiche difficili. Al contempo, la pandemia, la DAD e l’isolamento, hanno fatto crescere tra gli italiani la consapevolezza che la crescita dei bambini sia una responsabilità che riguarda tutti, non solo la scuola, non solo le famiglie, ma l’intera comunità. Perché i bambini, in quanto cittadini, hanno diritto a un’istruzione di qualità e ad esperienze formative che non possono più dipendere dal contesto familiare di provenienza. Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile sta intervenendo proprio su questo fronte, sperimentando modalità di intervento innovative per contribuire a rimettere al centro i bambini e i loro diritti, dando a tutti la possibilità di poter sviluppare il proprio potenziale».
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