Politica
La povertà e i più deboli non possono restare ostaggio della politica
Le preoccupazioni e le speranze di Luciano Squillaci, presidente FICT per le tante novità che rischiano di rimanere in mezzo al guado: «Chiediamo di dare nuovo impulso all'iter legislativo del DDL di contrasto alle povertà». E sui decreti relativi alla riforma del Terzo Settore chiede: «Gentiloni deciderà di mettervi mano? E cosa ci scriverà?»
di Redazione
Luciano Squillaci, presidente della Fict, esprime preoccupazione in merito agli sviluppi del piano contro la povertà. «Ciò che non si è valutato in questi giorni, come purtroppo spesso accade in questi casi, è l’effetto che la fine del governo Renzi e questa sorta di interregno Gentiloni, potrebbe avere nei confronti dei cittadini più poveri e più fragili. Esistono quasi 5 milioni di italiani (dati ISTAT 2016) in condizioni di povertà assoluta che certo non investono in borsa e non sanno cosa sia lo spread, ma che rischiano di pagare più di ogni altro le conseguenze di un referendum che probabilmente non hanno neanche compreso sino in fondo», afferma Squillaci.
Prima la scadenza referendaria «ha di fatto bloccato qualsiasi iniziativa parlamentare tesa ad intervenire adeguatamente sulla Legge di Bilancio, come aveva richiesto con forza l’Alleanza contro le Povertà», ora il risultato della consultazione e la crisi di Governo «pone serissimi dubbi sulla possibilità che il percorso del disegno di legge delega sulla povertà giunga a compimento entro la fine della legislatura». Gli effetti? «Niente aumento del fondo per il contrasto alla povertà, ma soprattutto il rischio molto probabile di una ulteriore battuta di arresto su un disegno di legge che invece andrebbe con urgenza sostenuto e rinforzato, in modo da contemplare misure sul reddito minimo ed un adeguato accompagnamento delle persone in stato di povertà assoluta con servizi e percorsi di inserimento ed inclusione sociale e lavorativa», dice il presidente Fict.
Questa peraltro non è la sola conseguenza del dopo referendum sulle fragilità e sulle povertà. Alla vigilia del referendum il ministro Poletti aveva infatti annunciato l’aumento di ulteriori 50 milioni del Fondo per la non autosufficienza: risorse promesse ma non arrivate, poiché «l’intervento avrebbe dovuto essere fatto con un emendamento al Senato, mentre le preannunciate dimissioni di Renzi hanno determinato l’impossibilità di modificare la Legge di bilancio, che è stata approvata nel medesimo testo già passato alla Camera, quindi con il Fondo fermo a 450 milioni di euro», spiega ancora Squillaci. Altre «ombre minacciose» ci sono su altri percorsi avviati in questi ultimi anni: «Che tempi ci saranno per varare i decreti attuativi della tanto attesa legge sul Dopo di Noi? Che fine farà la riforma del Terzo Settore prevista dalla Legge Delega 106/2016 che tutto il mondo dell’associazionismo e della cooperazione ha aspettato con fiducia e che ora rischia di rimanere lettera morta dal momento che il Governo non ha fatto in tempo a definire i necessari decreti legislativi? Come procederà ora l’impegno assunto a suo tempo dal Governo sul contrasto al gioco d’azzardo e sulla riduzione delle sale slot? Il mondo del contrasto alle dipendenze aspettava da un momento all’altro (ormai da anni!) che il Governo conferisse una delega politica forte per il settore, restituendo al Dipartimento Politiche Antidroga il ruolo di indirizzo, stimolo e coordinamento che dovrebbe ricoprire, presupposto alla riscrittura partecipata della normativa di sistema, con la convocazione della Conferenza Nazionale che gli addetti ai lavori attendono ormai da oltre un decennio: ed ora? Quanto ancora si dovrà aspettare?», si chiede Squillaci.
Sono tutti interrogativi per i quali è difficile oggi avere risposte certe: «La sensazione – dice il presidente – è che il clima di instabilità politica porta con sé il dover ricominciare ogni volta tutto dal principio. Le politiche sociali, i servizi verso le fasce deboli, non rappresentano mai una reale priorità nelle agende governative e pertanto, troppe volte, restano incompiute. Una realtà che si sta ripetendo ancora una volta. Ciò che è certo è che la povertà ed i bisogni dei più deboli non possono aspettare i tempi della politica. Qualunque sia il mandato che il Governo Gentiloni ha ricevuto, occorrerà con immediatezza garantire risposte certe ed adeguate, a partire dal fornire nuovo impulso all’iter legislativo del DDL di contrasto alle povertà».
Una preoccupazione particolare Squillaci la nutre sulla riforma del Terzo settore: «Fatto salvo il decreto sul servizio civile che è attualmente allo studio delle Commissioni competenti di Camera e Senato e che è comunque sottoposto alla condizione che l’attuale legislatura continui ancora per qualche mese, tutto il resto, dal codice unico all’impresa sociale, dal regime fiscale al 5 per mille, resta condizionato alla volontà del nuovo governo, che avrà tempo fino al maggio 2017 per definire ulteriori decreti legislativi. Ma il governo Gentiloni deciderà di mettere mano ai decreti? E cosa ci scriverà? Dubbi che ci auguriamo vivamente possano essere rapidamente e decisamente fugati».
Foto: T. Barchielli
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