Cultura
La povertà è da scegliere o da combattere?
Cosa dice dell’uso del denaro la fede cristiana? Gesù ha respinto la ricchezza come malvagia o chiede di utilizzare saggiamente i beni terreni? Come devono comportarsi le comunità cristiane nel maneggiare il denaro? A lanciare il dibattito un pamphlet firmato dal vescovo di Modena e neo vicepresidente della Cei per il Nord d'Italia Erio Castellucci. Ne parliamo questa sera dalle 20 alle 21 con l'autore, con Anna Fasano presidente di Banca Etica, e con Adriano Tomba, segretario generale di Fondazione Cattolica Assicurazioni. Modera Stefano Arduini, direttore di VITA
di Redazione
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Cosa dice dell’uso del denaro la fede cristiana? Gesù ha respinto la ricchezza come malvagia o chiede di utilizzare saggiamente i beni terreni? Come devono comportarsi le comunità cristiane nel maneggiare il denaro?
Queste e altre domande fanno da sottofondo al webinar organizzato mercoledì 26 maggio dalle 20 alle 21 da Editrice missionaria italiana in collaborazione con il mensile Vita dedicato a “Fede e soldi. E i cattolici?”. Lo spunto è il libro Benedetta povertà? Provocazioni su chiesa e denaro scritto da monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena e fresco vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, essendo stato eletto proprio ieri sera nell’Assemblea generale dei vescovi italiani. Iscrizione gratuita qui.
A dialogare con mons. Castellucci, che ad una competenza teologica approfondita da studi e insegnamenti duranti lunghi anni abbinata un’innata predisposizione pastorale, saranno Anna Fasano, presidente di Banca Etica, e Adriano Tomba, segretario generale di Fondazione Cattolica Assicurazioni. Modera Stefano Arduini, direttore di VITA.
Nel suo libro, ricco di riferimenti biblici e di sapienza umana, Castellucci aiuta il lettore a distinguere tre povertà diverse: una da scegliere, e si chiama sobrietà; una da combattere, per ottenere equità; e una da riscattare, per raggiungere la fraternità. Anche la chiesa è chiamata in causa: le sue ricchezze possono esistere solo per costruire condivisione, non per affermare prestigio o potere. Il rapporto tra fede e denaro deve svilupparsi dentro una prospettiva evangelica, alla scuola di maestri come Francesco d’Assisi. «Ricordarsi dei poveri» significa non attaccarsi ai beni materiali, alla «roba», individualmente e come comunità, ma aprirsi alla fraternità. In definitiva, vuol dire – sostiene Castellucci – «andare incontro a quei poveri che ci salveranno, perché risveglieranno in noi le energie migliori».