Ciò che distingue un’iniziativa da un avvenimento non é solo la sua eccezionalità ma anche la capacità di cambiare e motivare chi vi partecipa, o addirittura d’influenzare il contesto.
Questo è stato l’incontro di Matteo Renzi con la Redazione di VITA.
Al di là dei temi sui quali si è dibattuto, nei volti dei presenti si respirava una “irrazionale” fiducia, una sorta di compiacimento sospeso solo dal giudizio del tempo, dalla prova dei fatti. Il not for profit si é presentato come un caleidoscopio: una pluralità di forme e di colori, una ricchezza di esperienze molto difficili da aggregare. La loro eterogeneità identitaria e i loro percorsi di sviluppo sono in effetti difficili da ri-comporre e da leggere in una sequenza logica.
L’impresa sociale che si sovrappone alla cooperazione allo sviluppo, passando per il servizio civile e incrociando le adozioni a distanza, il tutto in salsa civilista, normativa e tributaria. Beh.. devo dire che il menù a fine pasto poteva apparire potenzialmente sgradito, come spesso avviene quando si servono pietanze appartenenti a tradizioni culinarie diverse.
Renzi però è riuscito a cogliere il senso delle testimonianze ascoltate, spiazzando i presenti con quella che penso sia l’affermazione più forte e impegnativa ( per lui ) dell’evento: “…dietro a queste proposte non c’è una visione specialistica, ma una idea di società..”
In effetti ciò che tiene insieme il tutto non è una contestualizzazione del particolare, ma la comune prospettiva. Finalmente la politica non si occupa solo dei mezzi, ma “prova” ad entrare in gioco perseguendo una prospettiva (fine) cui i mezzi devono corrispondere.
Cosi accade che parlare di voucher e di adozioni internazionali, di Expo, piuttosto che di riforma dell’impresa sociale, sia un percorso “razionale” .. anzi ragionevole.
Un avvenimento, dicevo. Negli occhi dei presenti ho letto una sincera soddisfazione, mossa da alte aspettative.
Per la prima volta credo, escludendo i professionisti del ” si, ma…”, di aver percepito una positività circa le aspettative sul futuro. Credo sia proprio questo il vero valore delle linee guida del Governo: aver rotto la sindrome delle basse aspettative e aver alimentato una consapevolezza di cambiamento, ispirando fiducia. Ovviamente piú alte sono le aspettative, piú alta “deve” essere la risposta. Una risposta non adeguata all’altezza delle aspettative avrebbe un effetto deflagrante, rischiando di spegnere non solo l’entusiasmo ma soprattutto la fiducia nei percorsi istituzionali futuri.
La posta in gioco è un’innovazione di “rottura” e la mia impressione é che il desiderio di voler rischiare farà la differenza.
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