Sostenibilità

La posta di FULCO PRATESI

Una lettera a Fulco Pratesi sulla questione degli ogm a cui da risposta Fabrizia Pratesi De Ferraris

di Redazione

Gentile Fulco Pratesi, ho deciso di scriverle per la stima che nutro nei suoi confronti. L?argomento sono gli ogm, gli organismi geneticamente modificati, che negli Stati Uniti sono ormai consumati da milioni di persone e che invece da noi sono banditi. I detrattori degli ogm sostengono che non ci sono prove della loro innocuità, mentre i sostenitori affermano che non ci sono prove della loro pericolosità. Nel frattempo, si è scelto di non scegliere, evitando anche di inviare i prodotti alimentari ogm nei Paesi poveri, dove potrebbero contribuire a ridurre la piaga della fame. Ora io le chiedo: non sarebbe meglio per gli africani affamati riempirsi lo stomaco di mais ogm e quindi non morire, piuttosto che morire di fame essendo però sicuri di non contrarre qualche (presunta) malattia da ogm? Non mi dia, la prego, una risposta scontata! Di quelle sono già pieni gli altri giornali… isabella nicoletti (email) Risponde a questa domanda Fabrizia Pratesi de Ferrariis, coordinatrice del Comitato scientifico Equivita (csafin@iol.it). Cara Isabella, la fame nel mondo non deriva dalla scarsità di alimenti (secondo la Fao, l?attuale produzione può sfamare il doppio della popolazione mondiale). Infatti, l?80% dei bambini malnutriti nel Terzo mondo vive in Paesi con eccedenze alimentari, i quali sono costretti dall?estrema povertà a esportare la loro produzione (destinata perlopiù agli allevamenti per i nostri smodati consumi di carne). La fame deriva da una politica economica internazionale che spesso tutela i più ricchi penalizzando i più poveri (come afferma J. Stiglitz, premio Nobel per l?economia nel suo famoso saggio La Globalizzazione e i suoi oppositori). Gli aiuti in ogm sono un modo di smaltire delle eccedenze alimentari prive di sbocco sul mercato e sono anche, per la salute, un rischio ampiamente documentato, dovuto agli effetti imprevedibili della manipolazioni genetiche: allergie, tossicità, trasferimento della modifica genetica ai nostri batteri intestinali. Il maggiore timore dei Paesi poveri è tuttavia che i prodotti ogm, anche se importati con il solo fine di uso alimentare, inquinino la produzione e le coltivazioni locali, le rendano sempre più uniformi danneggiando la loro preziosa biodiversità, e siano un pretesto per una nuova forma di colonizzazione da parte delle multinazionali d?Occidente. La modifica genetica che, come dimostrano molti recenti studi, non aumenta affatto la produttività dei terreni (il 18 giugno lo illustra a Roma in una conferenza l?economista agrario americano C. Benbrook) e non riduce l?uso di sostanze chimiche (al contrario!), produce gravi danni ambientali e non porta alcun vantaggio ai consumatori e agli agricoltori. Porta invece grandi profitti a chi, dopo avere acquisito le ditte sementiere e i brevetti biotech (grazie al varo delle nuove leggi brevettuali che privatizzano la materia vivente!), impone le sementi coperte da brevetto, da pagare ogni anno. Chi sostiene gli alimenti ogm non fa altro che immolare a dei profitti privati le risorse più preziose dei Paesi in via di sviluppo, ovvero tradizioni, conoscenze locali, biodiversità, e non fa che aumentare per il Terzo mondo la fame e la povertà.


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