Non profit

La porta in faccia al Fai

Niente 5x mille per le fondazioni: i pionieri della conservazione dei beni culturali si preparano a dare battaglia

di Carmen Morrone

«Pianteremo un bel casino», sbotta Marco Magnifico, direttore culturale di Fai – Fondo per l?ambiente italiano, dopo la notizia dell?esclusione dell?organizzazione (in quanto fondazione non onlus) dal novero dei beneficiari futuri del 5 per mille. Al bando la diplomazia. Per il Fai, che dal 1975 recupera e gestisce palazzi e giardini di interesse storico, li acquista, li restaura e li tiene aperti al pubblico, è il momento di fare la voce grossa per quello che Magnifico definisce «un tradimento», il comma della Finanziaria che ha depennato dal 5 per mille le fondazioni non onlus (organizzazioni non lucrative di utilità sociale).

«È lampante che la nostra è un?attività sociale», attacca Magnifico. «Il governo con questo provvedimento dimostra di non capire il valore di ciò che fa il Fai». Ammette, Magnifico, che «l?introduzione del 5 per mille ha scatenato l?assalto alla diligenza». E che quindi «una ricalibratura era opportuna. Ma la norma non ha distinto tra fondazioni che erogano fondi e quelle che invece offrono servizi alla collettività, com?è appunto il Fai. Le prime poi se non hanno fondi in un determinato periodo sospendono le elargizioni. Il Fai invece ha un?attività costante di mantenimento delle proprietà».

Non è un buon periodo per il Fai. Alla fine dello scorso anno la presidente Giulia Maria Mozzoni Crespi annunciava che i fondi dell?8 per mille del 2005, ai quali anche il Fai partecipava con progetti di restauro, erano stati destinati alle missioni militari italiane all?estero anziché all?arte. Ma se in questo caso la vicenda era politica, oggi è giuridica: il problema sta tutto nel fatto che il Fai non è una onlus. «Non è una nostra scelta, bensì è una legge dello Stato che non lo permette», spiega Mario Zini, chief financial officer del Fai. «La onlus non deve infatti svolgere alcuna attività commerciale. Il pagamento del biglietto di ingresso ai Palazzi Fai, i relativi bookshop, le sponsorizzazioni che noi facciamo sono invece considerate attività commerciali».

Il caso Fai sarà presto sul tavolo del ministro Francesco Rutelli. Un incontro è fissato a breve. «Il nostro obiettivo», spiega Magnifico, «è arrivare a modificare l?attuale disposizione normativa, magari con un decreto legge».


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