Politica

La politica? Sbaglia chi si chiama fuori

Parla Maurizio Scelli: l'ex commissario della Croce Rossa correrà con il Polo. Ma con un movimento tutto suo. Ecco perché

di Redazione

Maurizio Scelli, avvocato, abruzzese di Sulmona, ex presidente di Unitalsi, ex commissario straordinario della Croce Rossa, ex liberatore delle due Simone («se fossi morto in Iraq, oggi sarei un eroe»), scende in campo. Rimangono le 50mila firme da raccogliere entro il 6 marzo. «Siamo a 23mila, se non ce la faremo per aprile, ci riproveremo alle amministrative con i ragazzi di ?Italia di nuovo?: questa classe dirigente va cambiata». Vita: Perché? Scelli: Prodi e Berlusconi sono vecchi. Quando sono stati eletti, Kennedy aveva 43 anni, Blair 44, Bush 51. Vita: E lei? Scelli: Ne ho 45. Ma quello che conta è che da 20 anni sono abituato a conoscere i problemi delle persone. Vita: Quali per esempio? Scelli: Lei non ha idea di quanti ragazzi che oggi condividono il mio progetto, disperati abbiano mandato un curriculum al politico di turno, senza che nessuno gli rispondesse. In base al principio della condivisione, se dall?altra parte ci fosse qualcuno che capisse i loro problemi, questi giovani avrebbero le porte della vita spalancate. Vita: Pezzotta sostiene che per difendere il sociale bisogna tenersi lontano dalla politica. Dov?è l?errore? Scelli: La politica è faro. Sbaglia chi si chiama fuori. Vita: Fino a pochi giorni fa rivendicava l?autonomia dai partiti, adesso sta con Forza Italia? Scelli: Berlusconi è un amico. E poi il programma del centrodestra è più coerente con la nostra ideologia della difesa della vita, della dignità umana e della famiglia. Vita: Allora perché non si è candidato con Forza Italia? Scelli: All?inizio eravamo partiti con l?idea di essere centristi, nel senso che mettavamo al centro la persona. Né con Prodi, né con Berlusconi. Poi ci siamo resi conto che il nuovo fa paura. Sul piano della comunicazione e della diffusione avevamo grosse difficoltà, quindi ci siamo imparentati, sempre mantenendo la nostra autonomia. Vita: Cosa è cambiato dal flop dell?Onda azzurra di Firenze nel 2005? Scelli: Siamo sempre gli stessi. Tanto è vero che già allora non ci chiamavamo Onda azzurra, ma Italia di nuovo. Vita: Quella volta il primo invitato fu Berlusconi? Scelli: Volevo far conoscere il premier ai giovani. Vita: Quali saranno i punti fondanti del programma? Scelli: Il ministero della solidarietà, la devolution sociale in modo da delegare alle associazioni di volontariato la realizzazione di sistemi socio-sanitari e la cancellazione del 5 per mille. Vita: Perché? Scelli: Penalizza troppo le piccole associazioni a vantaggio delle solite note, Caritas, Emergency e Croce Rossa. Vita: Qual è l?identikit dell?elettore di Italia di nuovo? Scelli: Trentenni, diplomati e volontari. Gente che si sente gratificata nell?assistere i più deboli. Vita: La politica senza soldi è un miraggio? Scelli: Possiamo contare su un gruppo di industriali che ci sostengono. Vita: A quanto ammonta il vostro budget? Scelli: Quello che ci consente di sopravvivere, qualche centinaia di migliaia di euro che sono lì come in una teca di cristallo che si romperà solo un secondo dopo la nostra ammissione alla corsa elettorale. Vita: Chi sarà il braccio destro di Scelli in Italia di nuovo? Scelli: Con noi ci sarà un pezzo della vecchia Democrazia cristiana. Lo conoscerete presto.


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