Non profit
La politica punta al minimo
L'imbarazzo della maggioranza e e l'impotenza dell'opposizione
L’interpellanza urgente
ha raccolto in poche ore
90 firme dei due fronti. Ma
i margini sembrano ridotti. Luigi Bobba: «La mazzata
è soprattutto per i piccoli». Raffaello Vignali: «Puntiamo a una sospensiva»
Sospensione immediata del decreto interministeriale del 31 marzo. Appello ai presidenti delle Camere, Gianfranco Fini e Renato Schifani, affinché vengano rispettate le prerogative del Parlamento, prerogative che il decreto ha aggirato. Richiesta di audizione pubblica, alla Camera e al Senato, dell’amministratore di Poste Italiane, Massimo Sarmi affinché le trattative siano fatte alla luce del sole e non prevalgano solo gli interessi dei grandi editori. Il Pd ha preso a cuore la questione dell’aumento delle tariffe postali. Ma il Pd è all’opposizione e sa che presentare interpellanze e interrogazioni (ben quattro quelle depositate finora, due alla Camera e due al Senato) serve a poco, se non c’è un reale coinvolgimento di ampi settori della maggioranza.
Ecco perché anche dentro il Pd si fa molto affidamento sull’interpellanza urgente, con obbligo di risposta scritta, presentata in modo bipartisan dall’onorevole Luigi Bobba (Pd) e dal vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi (Pdl), interpellanza che ha raccolto, in poche ore, le firme di quasi 90 parlamentari, discussa nell’aula di Montecitorio giovedì 15 aprile. «I grandi editori possono anche andare a trattare con Poste tariffe agevolate, ma per i piccoli editori, la stampa minore e quelli non profit la mazzata è pesantissima», spiega Luigi Bobba.
Nelle intenzioni di Bobba, come in quelle di Lupi, c’è anche la consapevolezza che il sistema delle agevolazioni va rivisto, dato che assimila soggetti molto diversi tra di loro. Ma ribadiscono: la soluzione immediata non può che essere la sospensione del provvedimento e la convocazione di un tavolo a Palazzo Chigi.
Sulla stessa falsariga si muove Raffaello Vignali, già presidente della Cdo e oggi parlamentare del Pdl, che ha firmato l’interpellanza e ottenuto l’appoggio dell’Intergruppo per la Sussidiarietà. «Serve molto buon senso e tanta pazienza. Se, come dice il ministero dell’Economia, ci sono problemi di bilancio si discutano, ma in modo condiviso». Vignali ha un filo diretto con Paolo Romani, il viceministro allo Sviluppo economico, dicastero fautore del decreto con quello dell’Economia: una soluzione si troverà, assicura.
In casa Pd, dice Paolo Gentiloni, la trattativa puntano a impostarla direttamente con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, impegnato a operare solo una sorta di “moral suasion” su Poste per facilitare le trattative. Ma Letta lascia capire che per ora «non ci sono altri margini». Gentiloni, che pure bolla il decreto come «inatteso, ingiustificato, preso in grave violazione di legge e dalle drammatiche conseguenze, anche occupazionali, per un settore già colpito da una grave crisi», sa bene che senza la disponibilità di Letta e dei parlamentari della maggioranza l’obiettivo minimo, e cioè la sospensione del decreto e la convocazione di un tavolo a Palazzo Chigi, non ha alcuna speranza di ottenere risultati concreti.
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