Cultura

La Pira, la Chiesa non è cosa da ricchi

di Redazione

Un sindaco visionario e un Papa profetico: il rapporto tra Giorgio La Pira e Giovanni XXIII custodisce le più grandi speranze covate dagli uomini nel secolo scorso. Ora l’editrice San Paolo pubblica le lettere di La Pira al Papa (Il sogno di un tempo nuovo, 26 euro). Un libro che fa sobbalzare ad ogni pagina. Questa è datata 5 maggio 1963.

Beatissimo Padre, parlano i fatti: c’è per Voi e per la Chiesa, oggi, una simpatia immensa diffusa in tutte le autentiche masse popolari: Voi avete operato questo autentico miracolo: avete reimbarcato nella nave del Signore tutte le masse popolari che se ne erano allontanate: avete operato un miracolo mai visto nella storia della Chiesa, delle nazioni: avete fatto della Sede di Pietro “il lume delle genti”, l’attrazione dei poveri.
È questo, beatissimo Padre, ciò a cui Voi avete sempre mirato? È questo il “vento” dello Spirito Santo che intende vivificare tutti i popoli, a cominciare da quello italiano? Ebbene, Beatissimo Padre, la risposta eccola: è una risposta estremamente positiva: mai come ora la Chiesa è scesa con amore nell’anima degli umili – degli operai, dei contadini, dei giovani – attraendoli a sé amorevolmente: le elezioni che erano state le altre volte, occasione di allontanamento dalla Chiesa e da Cristo, sono diventate, stavolta, inizio di una grande conversione destinata a dare frutti di immensa grazia alla Chiesa ed ai popoli!
Esageriamo? No, Beatissimo Padre: stiamo ai fatti: questi fatti che i “ricchi” non amano vedere perché la ricchezza è il loro fine, ma non è il fine di Dio, non è il fine della Chiesa.

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