Economia

La piattaforma di Sdebitarsi per il G8

Per una politica ed un economia del bene comune. Una piattaforma per la cancellazione del debito in vista del prossimo Summit dei G8, a Genova

di Redazione

Il debito globale delle nazioni in via di sviluppo ha superato i 2.500 miliardi di dollari. Nel 2000, anno del Giubileo, i paesi ricchi avrebbero potuto annunciare misure significative per azzerare questa grave minaccia alla vita centinaia di milioni di persone. Alla vigilia del prossimo Summit dei G8 (Genova, 20-21 luglio), dobbiamo invece constatare che sono stati raggiunti alcuni risultati significativi solo nel caso del gruppo dei paesi “più poveri ed altamente indebitati”, l?indebitamento dei quali supera di poco i 200 miliardi di dollari, meno del 10% del totale; anche in questo caso le misure adottate sono insufficienti. Oggi ci sono le condizioni per nuovo Accordo di Genova che metta fine alla crisi del debito che colpisce questi Paesi: chiedano ai governi del G8 di non perdere questa opportunità. I Paesi e le Istituzioni creditrici hanno mantenuto una posizione dominante: hanno introdotto una distinzione fra le categorie dei paesi indebitati ed hanno prodotto una divisione fra i paesi in via sviluppo, ponendo le premesse per nuove tensioni e conflitti; hanno definito in maniera unilaterale i “criteri di sostenibilità” e le condizioni di ammissione alla riduzione del debito; continuano ad ignorare i meccanismi politici ed economici che hanno portato alla attuale crisi e quindi negano qualsiasi principio di responsabilità. 41 nazioni sono state incluse dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale dal programma per i “paesi più poveri e fortemente indebitati” (Highly Indebted Poor Countries – HIPC), che prevede interventi destinati a ridurre i debiti ad un cosiddetto “livello sostenibile”. Ai paesi beneficiari si chiede di realizzare riforme destinate alla riduzione della povertà attraverso, però, misure economiche di riduzione della spesa pubblica, di privatizzazioni e promozione della liberalizzazione del commercio. Queste politiche riprendono le misure previste già nei Programmi di Aggiustamento Strutturale (PAS) e si traducono in azioni che non fanno che peggiorare i livelli di povertà della popolazione ed i danni per l’ambiente. Anche dopo le recenti innovazioni introdotte al vertice di Colonia del 1999, ottenute sotto la spinta della campagna per la cancellazione del debito, i risultati dell?iniziativa HIPC sono deludenti: il numero dei paesi beneficiari è stato ulteriormente ridotto a 35, dei quali solo 23 iniziano oggi a ricevere i primi interventi di riduzione; ai 22 paesi che erano stati ammessi al mese di aprile di quest?anno è stata applicata una riduzione media del pagamento del debito del 27%; questi paesi continuano pagare circa 2 miliardi di dollari ai loro creditori e spendono in media più per debito che per il sistema sanitario; in realtà, solo a due paesi (Uganda e Bolivia) è stato effettivamente cancellato parte del loro debito, per poco più di 12 miliardi di dollari, su un totale previsto di 30 miliardi previsto da questa iniziativa. Cancellare il debito per salvare la vita. Nel 1997, le Nazioni Unite lanciavano un chiaro allarme. Se nei tre anni successivi i paesi più indebitati avessero potuto investire nella salute le risorse impegnate per ripagare il debito, si sarebbero potute salvare la vita di 21 milioni di bambini: dal 1997 al 1999, il servizio dl debito (il denaro ripagato) è passato da 8,6 miliardi di dollari a 9,6 miliardi. L’Africa Sub Sahariana spende 14,2 miliardi di dollari per ripagare il debito: decisamente di più dei 7 – 10 che le Nazioni Unite stimano necessari per combattere l’HIV. Oggi chiediamo quindi un nuovo Accordo di Genova per la cancellazione del debito, che dia certezze sull’impiego a favore delle popolazioni dei paesi indebitati delle risorse recuperate attraverso la cancellazione, che risponda all’esigenza di nuovi rapporti fra paesi indebitati e paesi e Istituzioni creditrici, per il riequilibrio delle relazioni Nord-Sud. Chiediamo al Governo italiano di impegnarsi affinché i paesi più ricchi perseguano: – la completa cancellazione del debito da parte dei paesi e delle Istituzioni creditrici; in particolare, Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale devono garantire la cancellazione del 100% dei loro crediti; – la cancellazione immediata di tutti i debiti dei paesi in condizione di estrema povertà, o che attraversano una grave crisi sociale ed umanitaria, in presenza di chiari impegni per l’uso delle risorse rese disponibili in piani di riduzione della povertà che vedono la partecipazione della società civile; – la garanzia che i paesi più poveri ed altamente indebitati non siano costretti a spendere di più per il servizio del debito di quanto spendano per l’assistenza sanitaria; – la garanzia che le condizioni per la cancellazione del debito siano coerenti con l’obiettivo dello sradicamento della povertà, evitando, ad esempio, l’applicazione del sistema delle tariffe () per l’accesso all’educazione ed alla sanità; – l’individuazione di vie permanenti per al soluzione della crisi del debito attraverso forme di mediazione, che garantiscano gli interessi delle popolazioni dei paesi indebitati (sostenute recentemente anche dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan), ed il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia; – la modifica dell’iniziativa HIPC che porti all’estensione del numero dei paesi beneficiari sulla base del livello d’indebitamento e povertà (per includere paesi come la Nigeria ed Haiti); la modifica delle condizioni per l’accesso alla riduzione e la cancellazione del debito sulla base delle esigenze delle popolazioni dei paesi indebitati; la ridefinizione dei criteri che determinano i debiti ammessi alla riduzione; ridefinizione delle politiche macroeconomiche alla base dell’iniziativa HIPC; la riduzione dei tempi. Chiediamo inoltre al Governo Italiano d’impegnarsi nella piena applicazione della legge per la cancellazione del debito approvata lo scorso luglio, in armonia con le posizioni espresse dal Parlamento.


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