Welfare
La persona al centro. E i medici dovranno imparare l’umanità per la cura
Da anni si dibatte di portare al centro la persona, ma a parte le buone intenzioni e qualche buona pratica, tutto si fermava ai convegni. Qualcosa, però, sembra sul punto di cambiare. E così, il Dipartimento di Oncologia dell'Università Statale di Milano apre una nuova "cattedra", quella di "umanità".
di Redazione
“Siamo viandanti al confine tra l’al di qua e l’aldilà”, scriveva il filosofo Hans-Georg Gadamer. Lo scriveva in un libro che, fin dal titolo, Dove si nasconde la salute?, aveva il merito di sollevare una questione di capitale importanza per tutti, non solo per i “malati”. Medicare non basta, se alla medicina non si unisce quella “umanità” che la trasforma propriamente in cura.
È così da salutare con interesse l’iniziativa – ne dà conto il Corriere della Sera di oggi, con un pezzo firmato da Giangiacomo Schiavi – del Dipartimento di Oncologia dell’Università Statale di Milano che “dopo anni di false partenze e slogan sui ‘malati al centro’ o ‘protagonisti della propria malattia’ ripetuti a ogni congresso medico” ha inaugurato un nuovo corso nella formazione dei giovani clinici. Una vera e propria “cattedra di umanità”, osserva Schiavi, che riprende la lezione fondante di due maestri dell’oncologia, Bonadonna e Veronesi.
Come scrive Schiavi, guarda a loro, “ma soprattutto alla medicina etica, il progetto che Gabriella Pravettoni, docente di psicologia, ha realizzato per mettere nella valigia dei futuri medici il patto con il paziente, la presa in carico della persona malata nella sua intierezza. Ed è così che l’Università degli studi di Milano apre un percorso nuovo per i dottori di domani: li invita a pensare come fa il malato, a mettersi dall’altra parte, a non fermarsi alle aree anatomiche da vivisezionare come entomologi”.
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