Si è da poco concluso il Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre e i media forse al più ricorderanno che era l’ultimo del duo Van Rompuy e Barroso, orami a fine corsa, oppure le poche scintille tra Roma, Parigi e Bruxelles (e Berlino) in ordine ai negoziati sui margini di flessibilità sui bilanci nazionali. Come sempre nessuno si sarà accorto delle discussioni su energia, clima e ambiente, e forse ancor meno di altre questioni “minori” come Ebola, l’Ucraina o la crisi economica che resiste imperterrita nell’agenda da sei anni.
Ma c’è una foto che più di ogni altra io spero resterà impressa nella memoria. La solita e ormai rituale foto dei leader europei che si ripete ogni vertice, questa volta aveva una novità del tutto irrituale. Il Presidente Van Rompuy ha inserito anche i suoi sei nipotini. Con una incredibile abilità comunicativa, l’austero fiammingo, appassionato di Haiku (le brevi e anagrammatiche poesie giapponesi, in cui è particolarmente versato) ha lasciato il suo ultimo Haiku. Come ha detto anche recentemente in un suo magistrale discorso all’Università cattolica di Lovanio, lo scopo ultimo di ogni azione politica non può che essere il progresso umano e sociale.
E proprio ieri, un bell’Editoriale di Vladimiro Zagrebelsky su La Stampa, ci ricordava che al centro dell’Europa ci sta da sempre la persona e che ogni tentativo di ridurla ai suoi soli diritti economici si infrange ormai da tempo con la Carta dei diritti fondamentali che pone il rispetto della dignità della persona umana alla base di tuti diritti.
E come se non bastasse, è stato proprio Papa Francesco a spostare ancora avanti il pallino, anche lui intervenendo in moto irrituale alla fine del recente Sinodo sulla famiglia, dove ha ribadito che se non si parte dalla concreta condizione delle persone, dai loro volti e dalle loro storie, tutto rischia di diventare peso inutile o ancora distruzione stessa della verità, che non è buonismo, ma stare dalla parte del riscatto di ogni persona.
Molto più modestamente, proprio nei giorni scorsi, come Gruppo III del CESE, assieme a Fondazione Cariplo e Forum Ania-comsumatori, abbiamo realizzato a Milano un importante evento europeo, dal titolo “Promuovere l’innovazione per il progresso sociale”.http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.events-and-activities-boosting-innovation-milan
Abbiamo immaginato che solo un vero ribaltamento del paradigma tutt’ora prevalente, basato sul principio di sussidiarietà ora fissato nella Costituzione italiana e nei Trattati europei, si possano liberare finalmente quelle energie immense che sono presenti nei nostri paesi. Si possa restituire lo scettro ai cittadini e alle formazioni sociali intermedie cui essi danno liberamente vita, per riconciliare i troppi e ormai inutili dualismi del novecento e scoprire invece la convergenza e il paradigma unitario della persona. Quale leva di innovazione, si progresso sociale, di sviluppo sostenibile.
In quella sede abbiamo adottato una “Dichiarazione di Milano” http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.press-releases.33530, che sarà diffusa nei prossimi giorni nella sua versione definitiva a tutte le Istituzioni europee. Il nostro intento si è così scoperto del tutto sintonico con quanto ribadito, con le stesse parole usate ormai da tempo dal Presidente Van Rompuy, nelle Conclusioni del Consiglio del 24 ottobre “Ciò sottolinea l’urgenza della rapida attuazione di misure intese a favorire l’occupazione, la crescita e la competitività e di quelle volte a responsabilizzare e proteggere i cittadini fissate nell’agenda strategica per l’Unione in una fase di cambiamento”
Grazie davvero Presidente HvR, come chiamato nel gergo comunitario. Il tuo Haiku finale mi auguro resti scolpito a lungo nelle nostre menti e così sapremo forse finalmente cambiare paradigma e cambiare verso in Europa.
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