Sto parlando di una cosa serissima: degli strumenti che uno Stato può mettere in campo per combattere uno dei fenomeni più abominevoli che un essere umano possa compiere: la pedofilia appunto.
Eppure alcuni di questi strumenti – non tutti per carità – riescono a suscitare ilarità. Mentre scrivo, la mia collega Simona sta parlando al telefono con un gentile impiegato del Casellario Giudiziale già un po’ disperato per la valanga di richieste di certificati penali giunte ieri e che sta domandando: “ma secondo lei è proprio così? Non ne avete più la necessità? perché non è che anche la circolare interpretativa del Ministero sia proprio così chiara … io fossi in voi li ritirerei poi se non servono… qui stiamo diventando matti! “
Già perché dal 1 aprile (ahaha) stante alla lettera dell’art. 25 bis del decreto legislativo 4 marzo 2014 n. 39 chiunque abbia un rapporto continuo e diretto con i minori avrebbe dovuto produrre al proprio datore di lavoro il certificato penale del casellario giudiziale. Una norma scritta in modo così generico – non se ne abbia a male l’estensore – da lasciare ampio spazio a dubbi interpretativi che sono stati fugati grazie ad una circolare interpretativa del Ministero di Giustizia, seguita da due note interpretative (!) della medesima, che del resto troverete pubblicate in Home Page di Vita.
E cosa si evince? Forse… Che l’obbligo scatta dal 7 aprile solo per i nuovi assunti e solo per loro!
Ora io non credo che il Terzo Settore volesse essere esentato da una norma a protezione dell’infanzia, piuttosto volesse non essere travolto da un’ennesima misura burocratica che non avesse tenuto conto dei soggetti ai quali si stava rivolgendo.
Ma perdonate la domanda. Qual è la ratio di tale norma? che prima del 7 aprile puoi essere un pedofilo e dopo no? Che se sei volontario non è un problema se invece sei assunto si?
Potrei dare uno spunto di riflessione al nostro legislatore: perché prima di scrivere norme così delicate e importanti non si confronta con chi lavora nel settore interessato? Magari potrebbe scoprire che sappiamo dare buoni suggerimenti, aderenti alla realtà e efficaci. E che fughi il dubbio che sia il Puffo Burlone a dominare il nostro lavoro!
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