Non profit
La pediatria è cambiata adesso dobbiamo cambiare i pediatri
Parla Alberto Ugazio, neopresidente della Sip
Un sito per comunicare con i colleghi e le famiglie, www.peribambiniconipediatri.com, e un programma di innovazione radicale della Società italiana di Pediatria. Sono gli strumenti con cui il professor Alberto Ugazio, direttore del dipartimento di Medicina Pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, intende lavorare nei prossimi anni da presidente della Sip. Eletto il 29 novembre scorso – insieme alla “sua” squadra di pediatri, provenienti da diverse regioni italiane (vedi box) – il medico, che nel 1996 ha effettuato con successo il primo trapianto di midollo in utero nell’uomo, è deciso a cambiare la fisionomia della pediatria italiana.
«Il grave problema di questo settore», spiega a Vita, «è che il sistema sanitario italiano non si è adeguato al nuovo scenario delle patologie infantili. In passato si combattevano le malattie infettive come la poliomielite o la diarrea e le strutture erano organizzate per accogliere grandi numeri di malati con patologie semplici. Adesso il quadro è totalmente differente: la mortalità è crollata, ma con il perfezionamento delle cure sono aumentati i piccoli pazienti con malattie croniche, con malattie genetiche, i nati pre-termine, i politraumatizzati in seguito a incidenti stradali».
Pazienti con problemi diversi e con patologie interconnesse, «di fronte ai quali il Servizio sanitario nazionale è rimasto indifferente», sottolinea Alberto Ugazio. «Basti pensare che la maggior parte della pediatria ospedaliera è ancora organizzata in piccoli ospedali, mentre per questi bambini servono grandi centri multispecialistici».
Ma per contribuire a cambiare la sanità dei bambini è necessario che gli stessi pediatri cambino qualcosa: «Vogliamo impegnarci a rendere le Sip regionali molto più forti: la regionalizzazione della sanità è stata varata nel 2001, pertanto anche gli organismi rappresentativi dei pediatri devono avere risorse e peso politico per contribuire alla modernizzazione e rispondere ai bisogni delle famiglie». La comunicazione è un elemento fondamentale per il cambiamento: «È per questo che ho pensato di proporre la mia candidatura attraverso un sito», sottolinea Ugazio, «perché è necessario sfruttare pienamente le tecnologie per dialogare in tempo reale con i colleghi e con le famiglie e le loro associazioni».
Il neopresidente Sip ammette che tra le nuove sfide della pediatria c’è una grande componente legata al mutamento della società italiana. «Nuove povertà e migrazioni richiedono un imponente lavoro di accoglienza e mediazione culturale», spiega. «Contrariamente a quanto si possa pensare, i poveri e i migranti non portano nuove malattie, ma sono anzi più esposti, più fragili: prendono la tubercolosi mentre noi siamo resistenti. E poi, c’è un aspetto sociale: non sono preparati ad accudire un bambino malato cronico. Per chi arriva da realtà rurali molto arretrate è difficile accettare la sopravvivenza in assenza di guarigione. Ho visto una famiglia di contadini iraniani che ha preferito accompagnare alla morte il loro figlio diabetico, piuttosto che rispettare il programma di cura con l’insulina. Questi sono i drammi che dobbiamo combattere».
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