Cibo

La paura svuota il carrello: ora cala anche lo spreco alimentare

Crolla del 25% la quantità di cibo non utilizzato. Dietro c'è l’effetto combinato di un quadro economico e sociale drammatico in tutti i Paesi. Lo dice l'ultimo rapporto Waste Watcher

di Alessio Nisi

Calano gli sprechi alimentari nel mondo, vanno giù un po’ ovunque: -25% di media tra Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda e Azerbaijan. Negli Stati Uniti il segno meno è addirittura da record, in Italia siamo sotto i 400 grammi di cibo gettato nella spazzatura ogni settimana. Certo, restano alti in Russia e in Cina e in Giappone sono sotto i 300 grammi (ma solo perché la frutta, in testa agli alimenti che si sprecano, è un bene raro e molto costoso). A influire in questa direzione sono certo le politiche antispreco (e il monitoraggio attento di quanto ci costa in termini di ambiente e salute) che da qualche tempo hanno fatto capolino nelle agende dei nostri governi.

La presentazione del rapporto Waste Watcher, International Observatory on Food & Sustainability

Incertezza sul futuro

C’è un dato che pesa più di tutti e si chiama paura, quella sensazione di precarietà (lavorativa, di reddito, di futuro) che fa svuotare i carrelli della spesa. Si chiama inflazione? Più precisamente è una paura legata alla percezione dell’inflazione. Che fa leva quindi su elementi emotivi sì, irrazionali anche, ma anche tremendamente oggettivi. Il richiamo alla guerra tra Russia e Ucraina è il primo a finire sul banco degli imputati. Anche per quella condizione di precarietà alimentare (vedi aumenti del costo degli alimenti) che ha portato nelle nostre case.

La mappa dello spreco

È questo in estrema sintesi la direzione in cui portano i numeri di Waste Watcher, International Observatory on Food & Sustainability, ricerca promossa dalla campagna Spreco zero di Last Minute Market con il monitoraggio Ipsos / Università di Bologna, realizzata in otto paesi: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda e Azerbaijan (all’indagine hanno preso parte 7500 cittadini, con un campione statistico di 1000 interviste per ciascun paese e 500 interviste per l’Azerbaijan, che fa il suo ingresso nella rilevazione 2023). I dati sono aggiornati ad agosto 2023.

Per Andrea Segrè, economista e fondatore campagna Spreco Zero, direttore scientifico Osservatorio Waste Watcher International, «per la prima volta abbiamo rilevato una massiccia riduzione dello spreco domestico a livello globale. È l’effetto della crescente dell’attenzione dedicata dall’Onu a questo tema, entrato pienamente nell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile? Solo in parte, purtroppo».

Si tratta piuttosto dell’effetto combinato di un quadro economico e sociale drammatico in tutti i Paesi, con un indice di fiducia sul futuro molto basso

Andrea Segrè – economista e fondatore campagna Spreco Zero, direttore scientifico Osservatorio Waste Watcher International

Spreco di cibo uguale spreco di denaro

L’analisi ci dice soprattutto questo: lo spreco alimentare è identificato innanzitutto come spreco di denaro in famiglia e l’inflazione e il rincaro della vita battono lo spreco alimentare, ovunque nel mondo.

Secondo lo studio i consumatori di ogni latitudine del pianeta faticano con il carrello della spesa e in media 7 su 10 dichiarano di dover drasticamente tagliare i loro acquisti, riducendo il costo della spesa. «Le conseguenze degli choc esogeni hanno minato la percezione da parte dei cittadini della bontà della situazione economica del proprio paese», spiega Barbara Toci di Ipsos. «Anche per il futuro le aspettative», aggiunge, «sono quelle di una ulteriore aumento dell’inflazione».

Il calo dell’indice di fiducia del consumatore, anche di 5 punti rispetto allo scorso anno

La percezione del futuro

Doppio binario, economico ed educativo

Lo sforzo dei governi, secondo l’esperto, dovrà «concentrarsi su un doppio binario, economico ed educativo, per riportare il sistema in equilibrio che significa ridurre lo spreco di cibo e adottare diete sane e sostenibili. Un monitoraggio che resta essenziale per potenziare la consapevolezza sui comportamenti e le abitudini di gestione e fruizione del cibo, sulle diete adottate e sugli alimenti realmente consumati, in chiave di prevenzione dello spreco nelle case dei cittadini del pianeta».

Il calo record degli Stati Uniti, -25% in Italia

Secondo lo studio, negli Stati Uniti lo spreco alimentare è sceso del 35%, arrivando a quota 859,4 grammi settimanali pro capite (-479 grammi rispetto al 2022, un calo record). Non è un caso che, incrociando i dati, i cittadini più preoccupati a livello internazionale per l’impatto economico dello spreco del cibo sono gli statunitensi che legano al fenomeno 3 impatti negativi legati al denaro: 81% spreco di denaro, 62% conseguenze economiche per la mia famiglia, 59% conseguenze economiche e sociali.

Per tornare alla classifica dei paesi più virtuosi. Più contenuto, rispetto agli Usa, il calo dello spreco alimentare domestico in italia, che scende del 25% e si assesta su 469,4 grammi settimanali per ogni cittadino (-125,9 grammi rispetto alla rilevazione dell’estate 2022, ma anche 54,7 in meno  rispetto alla rilevazione dello scorso gennaio). Importante anche il miglioramento della Germania, che riduce lo spreco medio del 43% circa, e si porta a quota 512,9  grammi settimanali (- 379,5 grammi di cibo sprecato spetto alla rilevazione 2022). Resta contenuto il miglioramento dei cittadini del Regno Unito, a quota 632 grammi settimanali di cibo sprecato pro capite, con –94 grammi rispetto alla rilevazione 2022. 

Frutta fresca, il più sprecato del pianeta

L’analisi dell’osservatorio ci dice che ancora una volta è la frutta fresca l’alimento più sprecato del pianeta, in Italia (33%) e Spagna (40%), in Germania (30%), Stati Uniti (32%). A contendersi il secondo posto di alimento più sprecato sono le insalate (in Italia al 24% e in Francia, Regno Unito e Stati Uniti), e la verdura in Olanda, ma anche cipolle, aglio e tuberi in Francia, Spagna e Azerbaijan. In Germania capita di sprecare in misura notevole affettati e pane confezionato, in Spagna pane fresco, in Azerbaijan persino la carne rossa.

Che fare contro lo spreco

Nei dati del rapporto ci sono quelli dedicati alle misure pubbliche utili a ridurre lo spreco: una domanda che registra la risposta unanime dei cittadini dei paesi indagati, puntare sull’istruzione nelle scuole. Una rinnovata attenzione è anche quella per le etichette fronte pacco, di prima rilevanza nel dibattito europeo, considerate un elemento significativo per il contrasto allo spreco alimentare. Ci sono poi le strategie antispreco legate all’essenza dei Paesi interrogati: i cittadini di Italia e Spagna, popoli mediterranei, scelgono di prevenire lo spreco acquistando con maggiore frequenza i prodotti freschi, assecondando così i principi base della Dieta Mediterranea. La lista della spesa resta invece riferimento primario per Paesi come la Germania, il Regno Unito e gli Stati Uniti.

In apertura foto di Chantal Garnier per Unsplash. Nel testo, foto per gentile concessione dell’Ufficio Stampa / Studio Vuesse&c. I grafici sono dal canale Youtube di Spreco zero.

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