Cultura

La passione di Robb per Rimbaud, poeta maledetto

Recensione del libro "Rimbaud. Vita e opere di un poeta maledetto".

di Domenico Stolfi

Una leggenda racconta che dopo pochi minuti dalla nascita stesse già andandosene a zonzo: l?ostetrica di ritorno con le fasce aveva trovato il neonato diretto verso la porta d?uscita, con gli occhi spalancati e, cosa ancora più sorprendente, che se la ridacchiava». Il neonato in questione si chiamava Arthur Rimbaud. Una favola che sottolinea la precocità del poeta che, a soli sette anni, già componeva poesie e sonetti di una originalità strabiliante. Graham Robb in Rimbaud. Vita e opere di un poeta maledetto (Carocci, 23 euro), si dedica con passione e acribia storiografica a questo personaggio ?lugubre?, il cui genio, accentuato da un indomito carattere sovversivo, ha influenzato tutta la cultura del ?900: artisti, scrittori e anche rockstar come Bob Dylan e Jim Morrison. Robb ne ripercorre la storia partendo dai suoi avi, dando ampio spazio alla figura materna, una donna definita dal figlio, «inflessibile come settanta amministrazioni di berretti di piombo». Seguono poi i capitoli sui burrascosi soggiorni a Parigi e Londra, la turbolenta storia d?amore con Paul Verlaine, la vita da clochard, il misterioso abbandono della poesia a soli 20 anni e la fuga in Africa. «Rimbaud smise di scrivere poesie quando smise di vivere con gli altri», scrive Robb, «se il suo lavoro era sopravvissuto alla presa di coscienza che un nuovo linguaggio non avrebbe potuto cambiare il mondo, non sopravvisse invece al fallimento delle sue relazioni adulte».


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