Politica

La Partecipazione per superare la dialettica pubblica degli slogan e dei tweet

La quattro giorni del Festival organizzato da ActionAid Italia, Cittadinanzattiva e Slow Food Italia ha denunciato la miopia «di chi pensa di ignorare l’esigenza di accountability tra cittadini ed istituzioni come pratica quotidiana, di chiudere gli spazi all’attivismo civico, nei nostri territori nei nostri mari, o quello residuo dei media»

di Redazione

Denunce e proposte concrete per difendere e rafforzare i valori della partecipazione civica e informata, i soli che realizzano una democrazia compiuta e di qualità. Nell’ultimo giorno del Festival della Partecipazione, i promotori ActionAid Italia, Cittadinanzattiva e Slow Food Italia dall’Aquila tracciano con il documento finale il bilancio della quattro giorni e i punti programmatici su cui ripartire per il 2019. E fanno appello direttamente al Presidente della Repubblica Mattarella – che ha seguito da vicino questa edizione – per chiedere la tutela di uno spazio di attivismo come il Festival «per proseguire questo percorso e ad altre città che desiderino camminare nel solco creato sui tratturi abruzzesi, facendo del Festival il momento chiave della cittadinanza in crescita nella nostra Italia».

Migliaia di persone hanno preso parte ai 50 eventi gratuiti del Festival, con oltre 300 ospiti intervenuti. Gli eventi serali hanno sempre registrato il tutto esaurito. Studenti, associazioni, amministratori locali, Ministri e parlamentari insieme a cittadini hanno discusso, dialogato e testimoniato la voglia di essere protagonisti dei processi sociali e politici, di lavorare a un’Italia possibile ancora da realizzare. Esperienze che lasceranno il segno, nella città e nel paese, nelle strategie da mettere in atto per affrontare i terremoti, per dare tutela più forte alla partecipazione dei cittadini, ai lavoratori, alle persone. Non solo scintille di cambiamento, ma brace che crescerà nel futuro.

Da L’Aquila parte la denuncia della miopia, scrivono i promotori «di chi pensa di ignorare l’esigenza di accountability tra cittadini ed istituzioni come pratica quotidiana. Da qui si registra la malafede di chi utilizza i meccanismi elettivi delle rappresentanze nelle istituzioni semplicemente per distorcere il senso della democrazia, svuotandola di significato. Da qui si denuncia senza ambiguità la miopia di chi ambisce a chiudere gli spazi all’attivismo civico, nei nostri territori nei nostri mari, o quello residuo dei media».
Gli attivisti di ActionAid, Cittadinanza Attiva, SlowFood Italia e chiunque abbia qui partecipato rivendicano oggi la possibilità di diffondere un messaggio positivo per il nostro Paese, dove siano al centro persone, cittadine e cittadini, comunità con diritti inalienabili.

Il Festival raccoglie la mobilitazione della piazza di Milano il 30 Settembre, continua sui passi di chi ha camminato da Perugia ad Assisi di questo ottobre e trasforma altre molteplici manifestazioni pacifiche di preoccupazione in riflessione e proposta come già a Terra Madre, nei luoghi dello studio e del dialogo, dal Forum sulle Diseguaglianze all’Alleanza contro la Povertà ed ogni altro luogo fertile.

Dal primo giorno dove abbiamo dibattuto di quali strumenti possano essere utili per ammodernare la Costituzione per favorire la partecipazione, fino agli eventi conclusivi al Festival si sono animati confronti «per articolare un piano di lavoro da svolgere, evitando di fermarsi alle dichiarazioni e troverà spazio in proposte normative e pratiche direttamente agite dai cittadini».

Sisma e Ricostruzione
Il Festival ha riunito i protagonisti dei territori colpiti dai sismi degli ultimi 40 anni, con tecnici ed esperti che hanno messo a confronto dati ed esperienze delineando i requisiti di una policy nazionale per la partecipazione civica. «Da L’Aquila si è levata una voce sola da cittadini di tutti i sismi recenti, da accademici, tecnici e sindaci per chiedere che ricostruzione, sviluppo post-sisma e prevenzione degli effetti debbano essere affrontati assieme da un nuovo Ufficio Permanente, costruito a partire dalle risorse umane già reclutate a questo scopo, e che si avvalga di una normativa leggera che assicuri uguaglianza di trattamento, giustizia ed efficacia e al tempo stesso adattamento della strategia alle diverse esigenze dei luoghi».

Lavoro
Si è delineata anche una prospettiva nuova su come organizzare e formare il lavoro che si trova ad affrontare le ricostruzioni post‐sisma. «I lavoratori edili dei cantieri della ricostruzione aquilana sono stati chiamati a esprimersi: regolarità e precarietà; illegalità; sicurezza; reddito e prospettive future; ruolo del sindacato e partecipazione alle decisioni di impresa. Un successo dato dal metodo inusuale di partecipazione dei singoli lavoratori, dando voce a moltissimi di loro migranti e oggi orgogliosamente italiani» si legge nel documento.

Migranti
Dal Festival si sono unite le voci ai promotori quelli dei relatori, dei cittadini che hanno testimoniato come quello che stiamo vivendo con i casi Riace e Lodi va in direzione opposta alle storie di integrazione e accoglienza di tantissime comunità, da Nord a Sud. «Continuiamo a credere pienamente in una Europa diversa, non un’Europa che si fa fortezza, chiusa nelle paure in cui viene spinto chi è escluso. Da L’Aquila, ancora ferita eppure viva, appoggiamo gli sforzi di https://13-10.org/ e l’Iniziativa dei Cittadini Europei http://welcomingeurope.it/ desideriamo testimoniare la possibilità di creare una società più ricca di pensiero e confronto, da qui può rinascere una Europa solidale» scrivono le tre associazioni.

Questo Festival ha scelto una sede difficile animando la città con l'impegno di una parte dei suoi cittadini, che vanno ringraziati per l’esempio dato durante un intero decennio.

Le organizzazioni del Festival rivendicano «un impegno eccezionale di capitale intellettuale, sociale ed economico non sempre corrisposto nei fatti dalle rappresentanze istituzionali. Nel 2018 qui a L’Aquila abbiamo sperimentato il dialogo con una cittadinanza spesso più matura di alcune delle proprie istituzioni. C’è da augurarsi che a 10 anni dal colpo terribile subito da questa città qui si continui a marciare sul sentiero su cui ci si è incamminati insieme in questi tre anni. Se sarà così, da soli gli Aquilani sarebbero in grado di dare un esempio, una volta di più, a tutto il nostro Paese».

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