Festival nazionale dell'Economia civile

La partecipazione è il nuovo modello economico

Al grande evento, da ieri e fino domenica a Firenze, protagonista la "Civil social business city", l'idea di una rete-distretto per l’economia sociale e civile che mette insieme soggetti pubblici e privati, profit e non profit. Temi chiave: sostenibilità, cooperazione, innovazione, relazioni

di Gabriella Debora Giorgione

Dal palco, il rapper Kento ci ricorda che «Come ci ha insegnato Gaber, partecipazione fa rima con libertà. Molto spesso questa può passare dalle righe del rap e lo vedo collaborando con ragazzi detenuti in carceri minorili. La generazione precedente alla mia è riuscita a rendere il carcere minorile una soluzione minoritaria, a cui arriva il 3% soggetti. La mia generazione è arrivata a sognare una realtà dove il carcere minorile venga del tutto eliminato. Sarebbe bello, un giorno, che le nuove generazioni possano parlarne come un qualcosa di ormai superato».

Si è aperta a Firenze la sesta edizione del Festival nazionale dell’economia civile-Fnec, che nel corso degli anni ha costruito un percorso chiaro, consolidando il suo ruolo nel mondo economico e producendo documenti strategici e indicazioni operative che stanno cambiando l’approccio culturale del Paese: la Ricerca “BenVivere”, il “Manifesto della nuova economia”, la lezione zero “Introduzione all’economia civile e alla sostenibilità integrale” e la prima Guida pratica dell’amministrazione condivisa.

Il programma 2024 fino a domenica 6 ottobre centra la partecipazione nel paradigma del un nuovo modello di sviluppo economico: «I sali minerali del terreno della democrazia sono quelli della partecipazione, del civismo e della cittadinanza attiva, che non significa soltanto voto ma si esprime attraverso stili di vita sostenibili, consumo e risparmio responsabile, impegno civile che va ad alimentare la vitalità dei corpi sociali», scrive Leonardo Becchetti, direttore del festival, nell’introduzione all’edizione 2024.

il palco del Fnec2024

L’apertura

Da Novoli, sede dell’Università degli studi di Firenze, la rettrice Alessandra Petrucci conferma che «Il Fnec non tradisce la propria origine e il suo significato e mantiene il carattere di manifestazione popolare, coinvolgendo la società nella sua interezza, e di festa in cui il momento di discussione è associato al momento di vitalità, proponendo scenari di collaborazione volti a rinforzare il welfare sociale».
Alla prima giornata del Fnec anche Andrea Abodi, ministro per lo sport e i giovani ai quali, dice, «Deve essere riservata l’offerta di opportunità, la possibilità di vedere il futuro da una prospettiva diversa. Il servizio civile, in questo, è una straordinaria occasione di partecipazione sociale attiva» ricordando che la certificazione delle competenze garantirà un riconoscimento, da parte della pubblica amministrazione, del servizio civile svolto.

Dall’economia civile gli strumenti per un futuro sostenibile

Sostenibilità, pace e giustizia, in ottica di economia civile: questi i temi della tavola rotonda “Le dimensioni costituzionali della sostenibilità e come partecipare al Piano B” alla quale si sono seduti Marta Cartabia, Maria Paola Monaco, il rapper Kento e Marina Albanese.
Maria Paola Monaco, associata di Diritto del lavoro nell’Università degli studi di Firenze che ha ricordato che «Firenze rappresenta da sempre un esempio di economia civile: si pensi al Medioevo, dove la città era la culla delle corporazioni. Il nostro obiettivo oggi, e durante l’intero festival, deve essere quello di rendere la sostenibilità non una scelta, ma un imperativo morale ancor prima che costituzionale».
Marta Cartabia, ordinaria di Diritto costituzione nell’Università Bocconi di Milano, già ministra della Giustizia nel governo Draghi, in tema di sostenibilità ha invece spiegato che «La riforma costituzionale del 2022 codifica dei cambiamenti già in atto: l’ambiente, infatti, deve essere inteso come limite all’attività economica sfrenata e come bene comune da tutelare. Questa ratifica, inoltre, ha permesso soprattutto di avere finalmente riferimenti giuridici validi sulla questione».
Parlando di un possibile Rinascimento economico, invece, Marina Albanese, docente di Politica economica nell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, ci ha chiarito che «Spesso le imprese sono costituite in seguito a desideri delle persone, che non sempre sono profitto e guadagno. I desideri possono essere quelli di generare lavoro, tutelare l’ambiente e contrastare lo spopolamento locale. Noi economisti abbiamo gli strumenti per studiare, però, solo un obiettivo: la massimizzazione del profitto. Vanno immaginate delle forme lavorative e produttive diverse da quelle attuali. Una su tutte, per esempio, può essere quella cooperativa».

La Civil Social Business City

Quest’anno, tra le tante novità, è stato presentato il progetto per la realizzazione della prima Civil social business city, un modello di rete-distretto per l’economia sociale e civile che mette insieme soggetti pubblici e privati e profit e non profit per trovare delle soluzioni locali alle tre sfide lanciate dal premio Nobel Yunus: zero povertà, zero inquinamento e zero disoccupazione.

La Civil social business city ha diversi obiettivi:
1) trasformare l’approccio delle organizzazioni del Terzo settore verso un cambiamento improntato all’innovazione, all’autonomia e alla sostenibilità
2) favorire sistemi di inter-cooperazione tra le imprese per velocizzare lo scambio di know-how, competenze, servizi e relazioni e moltiplicare il valore sociale e civile condiviso, creando delle filiere che siano integrate e coese
3) impegnare l’amministrazione locale nel co-programmare co-progettare, assumendosi un ruolo-guida per la sperimentazione di un modello di “città inclusiva, sostenibile e partecipata”
4) favorire nuove forme di partecipazione a bandi nazionali e internazionali sull’economia sociale e civile per la promozione, l’aggregazione e lo sviluppo di nuove forme di autoimprenditorialità sostenibile.

un momento della assemblea pubblica della Civil Social Business City

Luigino Bruni, economista e presidente della Scuola di economia civile-Sec, ha ricordato che Giorgio La Pira «Aveva una visione carismatica e profetica delle città e in particolare di Firenze. La città di La Pira era la civitas romana, cui si appartiene per cittadinanza. Ecco perché ci piace chiamarci economia civile: perché richiama la sua natura inclusiva. La città come luogo di alleanza tra i diversi, tra i mercanti, i frati e i politici».
Nel panel sono intervenuti anche Enrico Testi, direttore del Yunus social business centre University of Florence e Mario Biggeri, docente di Economia nell’Università di Firenze e Direttore scientifico dello Yunus

foto Ufficio stampa Fnec

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