La partecipazione è come coltivare un giardino

di Noemi Satta

Questo post è un po’ più lungo del solito, riguarda un progetto che in parte da il là a questa rubrica, ma soprattutto tratta di trasformazione e innovazione, sociale e partecipata, fatta nei territori e con le persone.

Parte con alcune riflessioni di management, quasi interne al lavoro di chi, come noi, si occupa di facilitare e attivare i territori e le comunità, e poi descrive un progetto che ha tutto del processo lento a volte non controllabile di crescita di un giardino.

Gestire la partecipazione, pensavo qualche tempo fa, è anche un’attività di management: più bello chiamarla di animazione e cura, ma poi coordinare le agende, organizzare gli incontri e le attività, o curare e incontrare i vari attori di una rete sempre in movimento, tutto ciò è anche un’azione di management.

Certo un manager che segue e che si adatta in modo flessibile: che conosce i tempi e i cicli, che semina e che attende la raccolta, che non si perde d’animo anche quando per mesi e mesi non si vede nulla, poi all’improvviso spunta un raggio di sole e fa capolino un germoglio.

È un manager che non si arrende e che risemina anche quando qualcosa è andato storto. Un manager giardiniere, insomma, che non si ferma mai un attimo.

Una metafora non nuova (ne parlava, tra parentesi, anche Scott Berkun, in un vecchio post sul duro lavoro del creare, o meglio del fare, come necessaria premessa dell’essere creativo ) ma che calza come un guanto se devo descrivere perché mi sta così a cuore il lavoro che ZUP ha avviato nel quartiere di Dergano-Bovisa, a Milano, su un giardinetto che ospita anche una discarica abusiva (in via Carnevali, angolo via Tartini).

Siamo in periferia. Viva, colorata, abitata e piena di risorse. Ma anche di tante contraddizioni. Una di queste è la spazzatura abbandonata per strada, concentrata in un punto che da anni sembra essersi meritato la destinazione di discarica abusiva.

Questo punto coincide con un giardinetto, che a guardarlo astraendosi dai rifiuti abbandonati, sembra proprio un momento di pausa, di gentilezza nel contesto urbano.

È lì che abbiamo (insieme a un gruppo di cittadini esasperati, volenterosi, creativi, desiderosi di dare il proprio contributo, tanto da essere riuniti in un gruppo chiamato comitato giardino carnevali) iniziato un percorso di cura che ha avuto un periodo di riscaldamento e formazione di un gruppo di volontari (autunno 2012) un appuntamento al mese da gennaio a maggio 2013, una ripresa più consapevole e alcuni nuovi innesti adesso nell’autunno 2013.

Nel tempo abbiamo interrato ortensie, un oleandro, altri arbusti e piantine. Hanno resistito alla neve e al secco dell’estate, grazie a piccoli stratagemmi e ad alcune azioni di coinvolgimento allargato della comunità. Un calendario dell’acqua comunicato e diffuso via social ha visto partecipare commercianti e cittadini nel donare acqua a queste piantine, nei diversi momenti in cui il gruppo di persone che curano il giardino è stato assente per le vacanze estive.

Ma la spazzatura rimane, come una resistenza sorda alle azioni più belle.

Riusciremo a non farci sopraffare dal fatalismo e dall’indifferenza? Quali sono i prossimi passi per il nostro giardino?

Un po’ di manutenzione (vecchie piante estirpate, raccolta foglie, e nuova terra per alcune piante che hanno passato l’estate) e nuovi progetti per l’autunno 2013 che ci ha visto riprendere il lavoro. Stiamo ricompattando il gruppo, il suo immaginario, i suoi desideri, partendo dall’elaborazione di un nuovo logo per il giardino carnevali.

Quale la prossima mossa creativa da fare per suscitare interesse e coinvolgimento? Lo vedremo insieme, ai nuovi aderenti al gruppo, alle nuove risorse creative e di energie di rinnovamento.

Il giardino racconta di una ferita, ma anche di un modo di lavorare. Non si è alla ricerca di una soluzione tecnica transitoria, che sposta il problema, senza osservarlo alla radice. Siamo alla ricerca di una crescita di sensibilità e di azioni vive per il giardino. Per un territorio. Per questo ci permettiamo perfino di allargare la rete. Il giardino carnevali è stato infatti lo spunto per promuovere  un progetto di sistema per 8 spazi verdi del quartiere di Dergano, in un mix interessante di sperimentazione a cavallo tra ricerca applicata, comunicazione, creatività, partecipazione . Le prime fasi di animazione e di riscaldamento della cittadinanza (e degli studenti, parte importante di questo lavoro) sono già partite. Ma  si entra adesso nel vivo. Aggiornerò prossimamente sulle prossime tappe, intanto per il giardino Carnevali qui il gruppo su facebook  e il blog di ZUP per le tappe di quest’ultimo anno.


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