Non profit

La parola:spiaggia

Vendere le spiagge per fare cassa. Un’idea balzana e inattuabile (partorita dalla mente di Tremonti), ma anche l’unica capace di rompere gli schemi

di Alter Ego

«Io venderei con concessioni di cento anni ogni spiaggia. Con il ricavato finanzierei grandi piani di turismo nel Mezzogiorno». Non è una battuta di spirito, né l?ultima trovata di Silvan da Arcore. è l?ultima formula di Giulio Tremonti, già enfant prodige del centrodestra berlusconoide, già ex superministro dell?Economia, già ex situazionista convertito sulla via dei Reviglio?s, già agnello sacrificale dell?ex camerata Gianfranco ?Lubiam? Fini. Attenzione, però. La concezione della spiaggia di Giulio è tutt?altro che una concezione da spiaggia. La sua ?finanza creativa? sarà celebrata da qui a qualche anno. è Tremonti, infatti, quello che continua a somigliare di più a un liberista, liberale e libertario. è suo l?unico, vero tentativo di cambiare l?assetto politico-finanziario dello Stato, rovesciando l?egemonia dei poteri forti (banca centrale, aziende di Stato, ecc) e sostituendoli con una dorsale di poteri deboli (piccola e media impresa). Un tentativo evidentemente assurdo, pericoloso e discutibile quanto si vuole, eppure un?idea nuova opposta al vuoto bric-à-brac dei folliniani, all?inciucio paraculoide dei postfascisti, alla politica degli annunci del Gattopardo de noantri. La spiaggia di Tremonti sarà così davvero l?ultima, per lui e per un governo inqualificabile degno succedaneo di uno ignobile (solo ad Arcore si può pensare di sostituire un luminare, per quanto discusso, della scienza con un politicante, acclarato, dell?incoscienza). Ma anche di un Paese da spiaggia che nessuno potrà mai aiutare.


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