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La parola / Pera

Ritratto hard del neo-teo-con di Lucca, formidabile ex di tutto e del contrario di tutto, con il grillo di voler essere più ciellino dei ciellini e più papista del Papa

di Alter Ego

«Siamo in guerra», ci ricorda, con professorale ditino e popolare giugulare, Marcello Pera. «E’ stata dichiarata una guerra all?Occidente». Quindi dobbiamo difenderci, soprattutto con la forza dal laicismo parossistico e nichilista «di un?Europa dove si apre la porta all?immigrazione incontrollata e si diventa meticci». Cioè veri razzisti e potenziali terroristi.

Si conclude così, al paradossale Meeting per l?amicizia fra i popoli, la parabola del neo-teo-con di Lucca, ex figlio di ferroviere, ex bancario rampante, ex professore di filosofia, ex intellettuale liberale, ex ghost writer di Berlusconi, ex Guardasigilli mancato, ex coscienza equilibrata del Casino delle Libertà, ex imparziale seconda carica dello Stato, ex interlocutore di Benedetto XVI (che, a differenza di Pera ha ribadito di non credere allo scontro di civiltà).

Discorsi a pera? Peggio, di Pera. Che prima di (voler) essere più ciellino dei ciellini e più papista del Papa è stato più giustizialista dei giustizialisti («il garantismo è pernicioso»), più laicista dei laicisti («per essere anticlericali bisogna sentire la dignità della propria identità»).

Non contento, Pera un giorno si dichiara (rozzo) paladino della fecondazione assistita («Davvero, come crede monsignor Sgreccia, la morale dipende da come si eiacula?») e il giorno successivo persecutore dei referendari falliti («Volevano dare un colpo di forbice ai valori»).

Si meriterebbe uno striscione da stadio.
«Fatti una pera».

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