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La parola/cravatta

I medici britannici hanno deciso di togliersela perchè dietro la cravatta si annidano pericolosi batteri. Cronista di un star symbol in decadenza.

di Alter Ego

Era un simbolo di distinzione, qualcosa che divideva le classi. Al punto che se la mettevano gli uomini di quelle più basse per farsi notare dai propri simili, per somigliare a quelli delle più alte, che erano incommensurabilmente lontani da loro. Un tempo la cravatta era il simbolo e la metafora del colletto bianco, indipendentemente dal colore, ovvero di chi usava la testa per guadagnarsi da vivere, e non le mani. La cravatta, nei colori diversi e nelle diverse fogge, era quello per cui le donne dividevano gli uomini in buoni e cattivi, in partiti buoni da sposare, e in partiti posticci, da rifiutare. Ma le cose cambiano. E oggi la cravatta, simbolo resta, ma vive il destino dei simboli. Oggi la cravatta è problema, groviglio di virus, nido di batteri. Sono le disavventure del postmoderno, dove gli opposti si scambiano in un fato irreversibile. Da oggi, la cravatta non sarà più metafora di distinzione se non al contrario, di negatività, di virologia, della trasparenza del male non da attribuirsi ma da respingersi. È, forse, la transustanziazione dei valori, dove il buono diventa cattivo e il cattivo, forse, buono. Peccato che Nietzsche diceva cose diverse e oggi si rivolti nella tomba, vittima di una società dove la profezia dello scientismo possibilista si fa funesto auspice di peccato e dannazione. La moda, simbolo della cravatta, è il regno della dannazione della cravatta, che si identifica nel simbolo della medicina. Si potrebbe concludere con le parole di Nerone, giocando. Fiat cravatta periat mundus. Forse, questa volta, i medici britannici saranno i primi.


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