Politica

la parola/ Aprile

Un protagonista delle rime degli anziani, ma anche il teatro del nostro prossimo futuro: prima le Politiche poi la Pasqua. Buon mese a tutti i lettori

di Sara De Carli

Aprile dolce dormire, rimavano i vecchi. Si dice dormire, ma quel che viene in mente è il mattino, non la notte. Sarà un retaggio calvinista (o milanese), ma il dormire della notte è riposo e resa, qualcosa di ovvio o giusto, che non merita l?indulgere compiaciuto dell?aggettivo dolce. Aprile è il mattino per antonomasia, è la luna che si fa «grande primula nel prato azzurro del cielo», per dirla con la poetessa Antonia Pozzi. Aprile è il mattino di Pasqua, che non per nulla è un mattino, è il punto dove si confondono le speranze collettive e la nascita di un figlio, come nell?Aprile di Nanni Moretti, è l?appuntamento del 9/10 aprile, basta la data, non c?è bisogno d?altro. Con aprile – lo sanno le donne l?effetto che fa in vetrina un golfino pastello – esplode la voglia di nuovo. Che è subito oltre. È subito voglia di agosto, vacanze, mare, di un governo nuovo. Ma non di quello della mattina dell?11 aprile, esultante negli occhi stropicciati dallo scrutinio, bensì di quello che sarà già oliato, rodato, operativo. Subito. Nuovo sarà chiunque vinca, perché di queste settimane di stand by elettorale siamo già annoiati, addormentati del sonno della notte. Oltre. Ma non totalmente altro. Perché il totalmente altro è il disprezzo per il presente e il passato, rottura che recide la continuità dell?io e della storia. Lo ha imparato Maria Maddalena, una volta per tutte, in quel mattino di Pasqua: il Risorto è irriconoscibile, ma ha i segni della passione e la chiama per nome. Aprile è caparra, non pegno. Ad agosto non ce lo daranno indietro. Alter Ego è in viaggio. Lo sostituisce Sara De Carli


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