Cultura

La Padania: i più amati dai lettori

Albertoni, Bossi e Papa Luciani nel sondaggio fra lettori. Berlusconi? Solo fra gli sportivi. Un voto anche per Gino Strada

di Giampaolo Cerri

Albertoni uber alles. Il consigliere d’amministrazio Rai e assessore lumbard alla Cultura spopola nel referendu lanciato da La Padania. Il quotidiano della Lega ha infatto aperto fra i lettori una maxi-consultazione per individuare l’eccellenza padana in vari settori. Ettore Albertoni, eroico resistente a Viale Mazzini insieme a Baldassarre, guida la classifica degli “amministratori” con 138 preferenze, e quella della “letteratura” con 79, malgrado il professore insegnasse “Storia delle dottrine politiche” e non risulta abbia scritto i Promessi sposi. Lo stesso Manzoni, d’altra parte, è inchiodato al terzo posto con sole cinquanta preferenze, superato dalla buonanima di Gianni Brera a 68. La stessa categoria, in fondo alla classifica, mostra anche Maurizio Maggiani, autore caro alla sinistra, con un voto (un padano ribelle?). Nella “padanità” trionfa il senatur Umberto Bossi, leader incontrastato anche dei “politici”. Interessante la voce “volontariato”, dove il presidente della Commissione Esteri del Senato, Fiorello Provera, regola il capo delle Guardie Padane, il generale Alfredo Pollini. Madre Teresa, seppur in odor di santità, non supera la metà classifica, precedendo di un solo punto Mino Damato. A sopresa, un voto anche per Gino Strada (il ribelle di cui sopra?). Soprendente anche la voce “religione”: il vescovo di Como, monsignor Maggiolini, viene preceduto da Papa Luciani, dal cardinal Tettamanzi (ma non era un new global?) e dal Sciur Curat, un anonimo prevosto in cui batte evidentemente un cuore padano. Un uomo solo al comando della corsa degli “sportivi”: il grande Fausto Coppi, che precede Valentino Mazzola (scomparso a Superga) e Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino. Fabio Capello, che pure non ha nascosto di aver votato Lega alle ultime elezioni, è solo quarto. Sopresa delle sorprese: all’ottavo posto, preceduto da Ginettaccio Bartali, Silvio Berlusconi che non riceve nessun consenso come politico. Non potendolo chiamare più “Il mafioso di Arcore”, come lo apostrofava qualche anno fa il senatur, il popolo lumbard sceglie l’ironia.


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