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La pace? Può correre anche su due ruote

Ponti di Pace: sulle orme di Marco Polo, partono da Venezia il 25 aprile per costruire la pace tra i popoli.

di Emanuela Citterio

Associazione Ponti di Pace
Indirizzo: via San San Zeno 67/A – Cassola (Vicenza)
Telefono: 0424.570730
Fax: 0424.570703
Email:info@marcopolo2001.it
Internet:www.marcopolo2001.it
Presidente: Aldo Moroso
Numero di soci: 10
Anno di nascita: 2000
Scopo: contribuire al dialogo fra i popoli e alla diffusione dei principi della solidarietà internazionale e della pace. Promuovere il progetto 1% che mira a diminuire il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri.
Protagonisti di Marco Polo 2001:
Aldo Maroso, 52 anni, direttore tecnico della spedizione; Alberto Fiorin, 41 anni, responsabile delle relazioni pubbliche; Antonio Gonzo, 61 anni; Giovanni Vidale, 63 anni, Gian Maria Ferraro, 53 anni; Alberto La Greca, 42 anni; Antonio Toniolo, 32 ani; Nilo Simioni, 50 anni; Enzo della Pellegrina, 61 anni fotoreporter.

Cos?hanno in comune un ingegnere elettrotecnico, un grafico pubblicitario, un commerciante, tre elettricisti, un impiegato, un insegnante e un fotografo? Hanno tutti una bicicletta e il gusto di vivere l?avventura, la più grande della loro vita. Il 25 aprile partiranno per un viaggio epocale, quello che più di settecento anni fa fece uscire Marco Polo da Venezia per avventurarsi fra popolazioni ignote verso una meta misteriosa e lontana: la Cina. «Percorreremo la via della seta in bicicletta, da Venezia a Pechino» dice Aldo Maroso, 52 anni, direttore tecnico della spedizione, «porteremo un messaggio di pace e fratellanza nei 13 Stati che attraverseremo».
L?avventura si chiama “Marco Polo 2001”, nata dall?iniziativa di un gruppo di veneti appassionati di ciclismo. Che hanno in comune qualcosa di più: il desiderio di portare un messaggio di pace e di solidarietà ai popoli che vivono in zone di conflitto e di crisi economica. «Abbiamo cominciato nell?89 con un viaggio in bicicletta da Venezia a Mosca, prima del crollo del muro di Berlino, quando la Russia si stava aprendo grazie all?azione di Gorbaciov», racconta Aldo, «la nostra intenzione era quello di portare un messaggio di pace e di solidarietà alla popolazione russa, dopo il disastro di Chernobyl. È stata un?avventura incredibile, che ci ha fatto incontrare la gente dei Paesi che abbiamo attraversato e permesso di assaporare le esperienze semplici che nessun viaggio turistico ci avrebbe mai potuto offrire». L?esperienza è stata così emozionante che il gruppo di ciclisti amatoriali ha deciso di fondare l?associazione “Ponti di pace”. «Eravamo partiti dai ponti di Venezia per arrivare a quelli di Mosca», spiega Aldo Maroso, «nel tragitto abbiamo cercato di costruire altri ponti, questa volta ideali, fra civiltà e popoli diversi». Quest?anno, che l?Onu ha dedicato al dialogo fra le civiltà e i popoli, i messaggeri di pace in bicicletta hanno deciso di fare di più. In Cina e negli altri Paesi che attraverseranno porteranno il “progetto 1%”. Promosso dalla Fondazione “Etica ed economia” di Bassano del Grappa, propone alle aziende che aderiscono di destinare l?1% della loro spesa a progetti che diminuiscano il divario fra i Paesi ricchi e quelli poveri.
«Cosa ci spinge a pedalare fino in Cina? Innanzitutto il desiderio di vivere l?avventura per l?avventura», confessa Aldo, «alcuni di noi, veneziani, sono affascinati dall?idea di ripercorrere la via della seta sulle orme di Marco Polo, per esplorare terre e civiltà a noi sconosciute. Il fatto di entrare in bicicletta in città come Samarcanda, che conosciamo solo per i libri, varrebbe da solo tutta la fatica del viaggio. Poi c?è l?ideale della pace e della solidarietà fra i popoli e il messaggio del progetto 1%. Partiamo per tutto questo insieme». Partiranno in otto, con un fotoreporter e l?autista del furgone che li accompagnerà. L?età media del gruppo è 50 anni. Il più giovane ne ha 32 e il più anziano 63. I chilometri, da percorrere in tre mesi, sono 12 mila. Centocinquanta al giorno.
E il lavoro? «Alcuni di noi sono in pensione», dice Aldo, «altri hanno accumulato i giorni di ferie degli anni scorsi, uno di noi ha chiesto l?aspettativa e due sono liberi professionisti che hanno deciso di sospendere l?attività lavorativa per tre mesi». La fatica più grande è burocratica: contattare le ambasciate, ottenere i visti per entrare nei 13 stati del percorso. «Un vero lavoraccio», ammette Aldo, «la scorsa volta siamo arrivati a Budapest senza avere ancora il visto per entrare in Russia». Le fatiche a livello fisico, sulla via di Marco Polo, non mancheranno. In tutti i Paesi l?associazione “Ponti di pace” incontrerà i rappresentati di associazioni locali e delle istituzioni. Oltre ai ciclisti del luogo. «La lentezza di un mezzo come la bicicletta ci ha fatto scoprire le persone», racconta ancora Aldo, «nei viaggi turistici, con l?aereo che ti catapulta in poche ore a migliaia di chilometri di distanza, è difficile accostarsi veramente a un popolo. La bicicletta ti permette di attraversare i piccoli paesi e le campagne, di renderti conto dei luoghi e delle persone, che magari, come ci è capitato spesso, ti offrono una mela o un po? di acqua per continuare il viaggio. Gesti semplici con cui si comunica e ci si incontra».

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