Welfare

La nuova non profit targata Airbnb è uno stimolo all’innovazione per l’imprenditorialità sociale

«Quello della piattaforma turistica è un vero e proprio riposizionamento di mercato», spiega Paolo Venturi, direttore di Aiccon, «dice al sociale la necessità di condividere beni e mezzi per costruire nuove infrastrutture cui legare i servizi sociali»

di Lorenzo Maria Alvaro

«È una testimonianza della generosità della nostra community e del potere di un’idea che, lanciata 8 anni fa da una host, si è trasformata in un movimento di altruismo e accoglienza». Così Joe Gebbia, co-fondatore di Airbnb ha presentato Airbnb.org, l'organizzazione non profit indipendente di cui
è presidente del consiglio di amministrazione. «Aver fondato e continuare a sostenere Airbnb.org ci permette di raddoppiare i nostri sforzi a supporto delle comunità in difficoltà in ogni parte del mondo, nonché di coordinare le operazioni di soccorso con i nostri partner, tra cui IFRC e CORE, per estendere ulteriormente la generosità della nostra community di host», ha aggiunto, svelando così la prima grande novità dopo la quotazione in borsa della nota piattaforma.

La non profit è stata infatti pensata per facilitare l’offerta di alloggi temporanei alle persone in situazioni d’emergenza. Un progetto nato nel 2012, quando una host di nome Shell ha aperto la sua casa ad alcune persone colpite dall’uragano Sandy. Il suo gesto ha dato il via a un vero e proprio movimento e sancito l’inizio di un programma col quale gli host di Airbnb possono mettere a disposizione il proprio alloggio a chi attraversa periodi di difficoltà.

Da allora, il programma si è evoluto per far fronte a ogni tipo di emergenza e per aiutare a fornire alloggi e assistenza agli sfollati, alle unità di soccorso, ai rifugiati, ai richiedenti asilo. Italiano invece è il format più recente che vede gli host mettere le case a disposizone degli operatori impegnati in prima linea nella lotta alla diffusione del coronavirus.

Nel marzo 2020 infatti Airbnb Italia varava il progetto “Airbnb per medici e infermieri”, con cui accogliere il personale ospedaliero che doveva trasferirsi temporaneamente per fronteggiare l’emergenza. Da queste esperienze seminali ad oggi, dall’Australia alla Francia, più di 100.000 host si sono offerti di aprire la propria casa, aiutando 75.000 persone in difficoltà a trovare riparo.

Da oggi tutti i programmi sociali di Airbnb avranno una nuova casa e un unico nome: Airbnb.org.

La fase di start up
L’impegno iniziale di Airbnb.org prevede un contributo di 2 milioni di dollari a supporto delle collaborazioni con la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC) e la Community Organized Relief Effort (CORE). Nell’arco dei prossimi 2 anni, devolverà 1 milione di dollari per coprire le spese dei soggiorni del personale e dei volontari dell’IFRC impegnati a prevenire la diffusione del coronavirus nelle comunità di tutto il mondo e a far fronte ad altre situazioni di emergenza. CORE utilizzerà quanto devoluto da Airbnb.org per finanziare i soggiorni di quegli operatori sanitari e assistenziali che somministrano test gratuiti per il Covid19, che eseguono il tracciamento dei contatti, che forniscono vaccinazioni antinfluenzali e che coordinano risorse per la quarantena in 10 città degli Stati Uniti, con la possibilità di allargare ad altre città in caso di nuovi focolai. Inoltre, quando sarà disponibile un vaccino, la CORE si servirà dei fondi di Airbnb.org per fornire alloggi al personale sanitario incaricato della relativa distribuzione ai cittadini nei centri appositi.

Un messaggio al terzo settore


«Dal mio punto di vista è un elemento interessante perché segna una discontinuità rispetto al tema sociale legato alle piattaforme», sottolinea Paolo Venturi, direttore di Aiccon, commentando la notizia a Vita.it, «Airbnb è una delle piattaforme che ha fatto del patrimonio delle relazioni il proprio business model. Orchestra relazioni collaborative capaci di mettere a disposizione una nuova generazione di beni condividendoli. Questo modello era stato inizialmente già un primo elemento di socialità. Poi sappiamo che il tema delle piattaforme è ambivalente. Per essere corretti vanno distinte tra quelle che fanno della condivisione un bene comune distribuito e quelle che fanno della condivisione un bene da estrarre. Questo è il modo con cui leggere il valore generato dalla collaborazione».

Il secondo elemento per Venturi, «che è evolutivo di queste piattaforma, sta nel fatto di legare questa condivisione non soltanto al valore d'uso ma all'esperienza. Airbnb ha costruito intorno al tema experience tutta una nuova serie di servizi legati al tema dell'impatto sociale. Con la dimensione esperienziale la piattaforma si trasforma e da semplice spazio da offrire ai turisti diventa occasione di proposte comuni e adatte anche a valorizzare i territori. Un esempio chiaro è stato Wonder Grottole a Matera. Quindi la dimensione della socialità diventa esperienza e quindi impatto sociale».

Il tempo di oggi, con l'emergenza Covid19, «è un periodo disruptive, c'è un'innovazione i rottura, che ha svuotato i mercati tradizionali», continua Venturi, «Manca quella domanda che ha alimentato la crescita del modello di business di Airbnb fino ad ora. Il fatto di aprire un fronte non strumentale, cioè non una sezione della piattaforma, ma una nuova realtà ad hoc, disegna una visione strategica verso questo ambito e non una dimensione residuale. L'idea e l'orientamento sono di creare un nuovo mercato, non redistribuire parte dei proventi al sociale. L'idea è di rivolgersi verso una potenziale nuova fetta di domanda che possiamo definire fragile. La vulnerabilità diventa un nuovo mercato in un momento in cui viviamo il paradosso di tante case senza persone e tante persone senza casa. Un paradosso che ha fatto intravedere un nuovo mercato Airbnb. Ovviamente gli interlocutori non sono soltanto le persone singole ma c'è tutto il mondo del terzo settore. Tutti coloro che hanno asset non valorizzati o dormienti possono diventare soggetti che valorizzano questi asset e gli danno una destinazione sociale all'interno di questa piattaforma».

Per Venturi si tratta di una grandissima provocazione per il mondo del terzo settore. Un mondo sociale che per il direttore di Aiccon, «dovrebbe essere più imprenditoriale e cominciare a ragionare esso stesso di nuove piattaforme. Di costruire realtà che intorno al neo mutualismo fanno quello che sta facendo Airbnb».

Questa scelta di Airbnb però ha delle criticità: «il fatto di utilizzare una piattaforma che valorizza questi asset appropriandosi del valore deve farci domandare se i percorsi di inclusione possano essere visti in una forma capitalistica, seppur in veste di piattaforma», spiega in conclusione Venturi, «È chiaro che se questo progetto funzionerà e diventerà un mercato significherà che molto del valore sarà consegnato loro, la finalità ultima più che inclusiva è estrattiva. L'inclusione si misura dalla possibilità che il soggetto incluso aumenti la propria autonomia e il proprio protagonismo. Non basta l'assistenza e quindi la messa a disposizione di un bene. È certamente necessaria ma non sufficiente. In questo senso il mondo sociale dovrebbero capire da questi progetti non solo il valore in sé ma la funzione segnaletica: ci stanno segnalando la necessità di condividere beni e mezzi per costruire nuove infrastrutture cui legare i servizi sociali».

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