Non profit

La nuova frontiera piace al profit: così anche lo scambio diventa business

di Antonio Sgobba

«Le aziende hanno problemi di liquidità, per questo si affidano al baratto». Alla BexB di Brescia spiegano così le ragioni del loro successo. Il servizio è attivo dal 2001, in dieci anni hanno gestito intermediazioni dal valore di circa 200 milioni di euro. Ma è l’ultimo dato disponibile ha mostrare l’entità del fenomeno: 72 milioni solo nel 2011. Vale a dire 9mila operazioni in un anno su 60mila scambi portati a termine dalla sua nascita. Una media di 25 baratti tra aziende al giorno. Come si spiega quest’impennata? «C’è una ragione legata all’avviamento della nostra attività, è normale che all’inizio il numero di operazioni fosse più limitato. Ma l’elemento nuovo di cui tener conto è un altro: le banche non fanno credito. Per questo il baratto conviene alle aziende: possono fare operazioni importanti anche senza soldi», spiega Simone Pietro Barbone, responsabile marketing del network bresciano.
«Quando siamo nati si rivolgevano a noi solo aziende della zona, ora la nostra rete è estesa in tutta italia», ricorda Barbone. Un network di 2.500 aziende con un fatturato aggregato di 21 miliardi. Piccole e medie imprese impegnate in 160 settori merceologici: «Edilizia, meccanica, chimica, arredamento», continua Barbone. «Le adesioni crescono: tra le 50 e le 60 nuove aziende al mese. Un trend annuale di crescita del 15-20%, che nel 2011 è arrivato quasi al 30%». In questo modo dalla provincia lombarda si sono estesi a tutta Italia, con sedi a Napoli, Roma, Firenze, Treviso e Bari.
Ma come funziona il sistema? «Il baratto moderno non è bilaterale, noi facciamo da intermediari tra le aziende, facilitiamo la trattativa tra le parti», spiega Barbone. Così per entrare nel network ogni azienda paga una quota annuale. Un abbonamento che varia da 500 a 4mila euro. Le imprese poi possono scambiare i prodotti senza nessun pagamento. Chi vende può comprare presso altri fornitori sulla base dei crediti accumulati. Quindi BexB come ci guadagna? «Prendiamo una provvigione che va dal 2 al 50%, anche questa cambia a seconda delle dimensioni dell’azienda», risponde Barbone.
Finora i bresciani hanno agito praticamente da monopolisti del mercato del baratto. Ma il potenziale elevato e altri soggetti hanno fatto il loro ingresso nel settore. Come Cambiomerci, a cui sono associate circa 200 aziende anche se è nato solo nell’ottobre 2011. Il network è radicato soprattutto in Campania e a Roma, ma mira ad arrivare a mille imprese con un nuovo portale online che sarà lanciato a breve. In Sardegna invece opera dal 2010 Sardex, e loro addirittura rinunciano alle provvigioni sulle transazioni. Hanno aderito già 500 imprese e altre 300 sono in lista di attesa. Nel 2010 hanno seguito intermediazioni per 350mila euro, ma nel 2011 gli euro sono diventati già 1,2 milioni. E i primi tre mesi del 2012 confermano il trend: il valore dei baratti ammonta già a 600 milioni.

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