Famiglia

La nuova frontiera? La sussidiarietà circolare

Quattro domande a Stefano Zamagni, ispiratore delle Giornate di Bertinoro (di Maddalena Bonicelli).

di Redazione

Le Giornate di Bertinoro puntano quest’anno sul tema della governance del territorio. Questa in effetti è una dimensione sempre più centrale. Perché? L?economia di mercato inizia storicamente all?interno di un modello di civilizzazione che è noto come modello della civiltà cittadina: è nel 1400, in Toscana, che viene forgiato questo modello di civiltà noto al mondo e per cui il mondo è grato all?Italia. Fin dall?inizio della storia dell?economia di mercato, è quindi la città il luogo in cui prende vita l?attività economica come strutturazione dei rapporti tra le persone. Nel tempo, questa dimensione è andata persa finché nel 1700, con l?avvento della rivoluzione industriale, lo Stato nazione ha preso il posto della città. Questa è la ragione per cui negli ultimi due secoli il territorio è stato ?accantonato? a favore della dimensione nazionale. Oggi la globalizzazione in un certo senso ci fa tornare indietro: assistiamo a una diminuzione lenta ma graduale dell?importanza del livello nazionale a favore di quello territoriale: si valorizza il territorio, o per meglio dire la città, che è un termine che evoca il concetto di cittadinanza. Il territorio ritova la sua centralità. Che ruolo gioca l?economia civile in questo nuovo contesto? Non si tratta di seguire un?idea estemporanea, né una moda, ma una riflessione che era già contenuta nelle tre precedenti edizioni delle Giornate di Bertinoro. La proposta che vogliamo discutere quest?anno risiede in un concetto (nella terminologia è stato pensato da Gregorio Arena, che sarà presente alle Giornate) che è quello della ?sussidiarietà circolare?: l?idea di base è che se il territorio locale riprende rilevanza, allora dobbiamo capire che l?amministrazione locale non può più pensare di fare da sola. Gli enti locali agivano anche prima, ma questo avveniva sotto l?ombrello protettivo dello Stato, mentre nello scenario prossimo futuro, in cui compaiono prospettive come quella del federalismo, l?ente locale deve provvedere da sé medesimo a compiere quello che è chiamato a fare. L?idea è quella di un patto tra ente locale e corpi intermedi. Un patto che richiede un atto di umiltà: nessuno oggi può pensare di farcela da solo. E nemmeno può pensare di sostituire l?altro. Si va verso un patto tra enti locali e corpi intermedi. Quali cambiamenti concretamente implica questo passaggio nelle relazioni tra questi soggetti? Si tratta di un cambiamento di mentalità radicale: ne deriva che i soggetti del Terzo settore non possono più operare come longa manus, come enti gestori, ma coprogettatori, coimprenditori, quindi come attori corresponsabili. Non si può accettare l?idea di un Comune che affida a una cooperativa sociale la gestione di un asilo e che questa si limiti ad eseguire la convenzione, secondo la vecchia logica che prevede che ci sia un?unica responsabilità dell?ente locale. Dall?altra parte l?ente locale non può pretendere di ?incapsulare? la società civile, senza generare un effetto perverso. L?idea di base è allora esplorare questa dimensione del territorio, e interrogarsi su come concretamente mettere in atto la corresponsabilità dell?ente locale e dei soggetti del Terzo settore, i quali dovranno abituarsi a essere imprenditori sociali e non esecutori di servizi, mentre l?ente pubblico dovrà accettare di delegare quote di potere a questi soggetti che in quanto corresponsabili, non devono più accettare di essere ?teleguidati?. Questo percorso può portare, a suo avviso, all?elaborazione di un modello di sussidiarietà specifico dell?Italia? Sono appena tornato da un viaggio negli Usa e nel Canada e devo dire, con un pizzico di orgoglio e senza timore di smentita, che in Italia siamo all?avanguardia: il modello canadese, cui ci si riferisce come uno dei più avanzati sui servizi, è rimasto basicamente statalista. Sono andato a far visita ad alcuni soggetti del Terzo settore, e ho riscontrato che c?è una totale incapacità di capire la nozione di ?sussidiarietà circolare?: il Terzo settore fa azioni di filantropia, solidarietà, esegue convenzioni, ma quando ho esposto loro questo nuovo tipo di necessità, li ho trovati impreparati, anche se propositivamente colpiti. La cultura italiana ha inventato il modello della civiltà cittadina, così come ha inventato l?impresa sociale: quindi anche se nel welfare tradizionale non siamo stati in prima fila, non è casuale che in questa fase storica siamo all?avanguardia e questo ci carica di responsabilità: il pioniere è sempre quello che soffre di più?

Maddalena Bonicelli


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