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La nuova agenzia sarà a misura di non profit
Beni confiscati: parla il vicepresidente della commissione antimafia
di Luca Zanfei
Le intimidazioni mafiose a Corleone e Gioia Tauro, pur colpendo il mondo delle cooperative, hanno di fatto messo spalle al muro il governo. Adesso sarà difficile rimandare ancora l?istituzione dell?Agenzia nazionale per i beni confiscati, tanto più che la società civile ha rilanciato sulla necessità di un vero e proprio piano nazionale per l?inserimento del patrimonio sottratto alla criminalità organizzata in una più ampia politica di sviluppo del Mezzogiorno.
D?altronde, la stessa Commissione antimafia sembra voler stringere i tempi e nel giro di poche settimane presenterà all?esecutivo un documento di indirizzo che farà seguito al disegno di legge sui beni sottratti alle organizzazioni malavitose, sottoposto al Parlamento ai primi di febbraio.
Lo scenario futuro è quello del trasferimento a un unico soggetto di tutti i poteri di indirizzo, gestione e destinazione. Con un risultato evidente: cancellare in un sol colpo i quattro anni di lavoro svolto dall?Agenzia del Demanio, che nonostante le critiche, ha riorganizzato gli apparati tecnici e impostato un nuovo processo fatto di protocolli e accordi locali.
Terzo settore protagonista
La scelta rischia di essere prettamente politica, più che di efficacia di processo, ma avrebbe il merito di premiare il lavoro finora svolto da Libera e da tutto il mondo della cooperazione. Un salto significativo, come spiega Giuseppe Lumia, vicepresidente della Commissione antimafia, nonché ideatore del disegno di legge. Perché «il terzo settore entrerà direttamente nella composizione dell?Agenzia insieme al presidente del Consiglio e ai rappresentanti del governo e, per la prima volta, verrà coinvolto attivamente nella progettazione di un piano nazionale per il riutilizzo a scopo sociale dei beni. In quest?ottica, il non profit non sarà solo assegnatario dei cespiti, ma deciderà della loro sorte prima dello stesso decreto di destinazione. Inoltre entrerà nell?individuazione e pianificazione delle forme di finanziamento dei progetti, avendo libero accesso allo speciale fondo di rotazione che istituiremo per agevolare i mutui e permettere la ristrutturazione degli immobili».
E, per agevolare il lavoro dell?Agenzia nell?immediata presa in carico e nel mantenimento in sicurezza dei cespiti, il disegno di legge semplifica le procedure di sequestro e confisca dei beni e istituisce apposite agenzie provinciali che «coinvolgeranno», continua Lumia, «non solo i prefetti, ma anche la Guardia di Finanza e gli stessi esponenti locali del terzo settore nel mantenimento dei beni e nella definizione di piani per la messa in sicurezza delle cooperative e di tutte quelle realtà operanti sul territorio». In altre parole, verranno implementati i progetti del piano Sicurezza per la videosorveglianza e per il controllo del territorio da parte della Polizia e dei Carabinieri.
Obiettivo rete
Il tutto per sgomberare il campo a quelle realtà sociali che, partendo dalle esperienze locali, dovranno necessariamente dare impulso alla definizione del piano nazionale. In questo senso, i giorni di Terra Futura a Firenze sono serviti per chiamare a raccolta l?intero settore della cooperazione e definire insieme le modalità di implementazione delle esperienze di consorzi come Sviluppo e Legalità in Sicilia o Sole in Campania che, nonostante il grande aspetto innovativo, rappresentano ancora una minoranza in un mare di associazioni, cooperative e aziende private del tutto isolate e poco sostenute.
L?obiettivo, d?ora in poi, sarà quello di collegare in rete le cooperative assegnatarie dei beni confiscati e le aziende private operanti nella legalità. Al centro del processo ci sarà la neonata Agenzia Cooperare per Libera Terra, che dal 2006 supporta i progetti imprenditoriali per il riutilizzo dei cespiti nella fase di formazione e start up. «Partiremo dalla valorizzazione del marchio Libera Terra che assegneremo a tutte quelle imprese e cooperative che si distingueranno per qualità del prodotto ed etica del processo interno», spiega il presidente dell?Agenzia, Giampiero Calzolari. «Queste realtà verranno sostenute nei piani di impresa e inserite in una rete di piccola e grande distribuzione al fine di garantire una stabile base economica per la loro sopravvivenza e definire un circuito etico di promozione della cultura locale».
Svolta culturale
Ma un vero sistema di legalità non si crea con il solo sviluppo economico, «molto dovrà essere fatto dalla stessa comunità civile», spiega il presidente dell?Arci, Paolo Beni. «Continueremo nell?azione di attivazione del territorio con le Carovane antimafia e con i campi di lavoro nelle cooperative assegnatarie, e dovrà essere la comunità a fare cerchio intorno alle imprese sociali sviluppando una nuova cultura della lotta alla criminalità. Proprio per questo, proponiamo che sia la stessa società civile ad essere al centro di tutto il processo di destinazione e monitoraggio delle consegne, perché solo responsabilizzando la comunità si riuscirà a restituire il maltolto dalla mafia ai cittadini».
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